Di mangiare, ovviamente, non si può fare a meno, neanche in tempi di crisi. Di concedersi qualche piccolo lusso come il ristorante o un viaggio, invece, sì, se necessario. Ovvietà, che si traducono in scenari, perchè di fronte alla perdita del potere di acquisto determinata dall’inflazione quasi un italiano su quattro (23%) si dice pronto a sacrificare i viaggi, il 16% a ridurre le spese di vestiario e il 12% ai consumi fuori casa e all’intrattenimento, che salgono sul podio delle rinunce. Emerge da una analisi Coldiretti sulla base dei dati Ismea - Nielsen sui comportamenti delle famiglie per difendere i bilanci dai rincari.
“Nella classifica dei tagli - riferisce la Coldiretti - seguono i prodotti dell’elettronica (13%), e a seguire cultura e divertimenti (7%), salute e bellezza (7%), carburanti e uso automobile (5%), consumi domestici gas e luce (4%), manutenzione dell’abitazione (2%) e per ultimo gli alimentari (1%). In relazione alla spesa alimentare pressoché tutte le famiglie italiane temono un aumento dei prezzi dei prodotti di prima necessità, mentre solo la metà circa del campione esprime preoccupazione sulla diponibilità dei prodotti che di solito acquista”. Turismo, ristorazione e moda, ovvero i settori tipici dell'edonismo, rischiano di essere i settori più colpiti dalla nuova fase di difficoltà economica, alimentata, anche, dalla guerra tra Russia e Ucraina, dopo aver già subito un duro colpo con la pandemia.
“Al contrario per non rinunciare al cibo le famiglie italiane - riferisce la Coldiretti - adottano nuovo strategie di consumo razionalizzando la spesa, pianificandogli acquisti e riducendo gli sprechi. Ben 7 famiglie su 10 (68%), eviteranno gli sprechi di cibo, quasi la metà ridurrà gli acquisti superflui (48%) e presterà maggiore attenzione al rapporto qualità prezzo e al rapporto prezzo/peso negli acquisti (47%) e il 38% programmerà con la lista per evitare acquisti inutili”. Una strategia resa necessaria dall’esplosione dei prezzi nel carrello con aumenti che vanno dal +63,5% dell’olio di semi al +8,4% del pane, secondo la black list degli aumenti sullo scaffale elaborata dalla Coldiretti sulla base delle rilevazioni Istat sull’inflazione ad aprile 2022.
“Se i prezzi di cibi e bevande sono aumentati in media del 6,3%, in cima alla classifica dei rincari ci sono gli oli di semi, soprattutto quello di girasole che risente del conflitto in Ucraina che è uno dei principali produttori e ha dovuto interrompere le spedizioni causa della guerra, mentre al secondo posto c’è la farina, con i prezzi in salita del 17,2% trainati dagli aumenti del grano, e al terzo il burro (+15,7%). Rincari a doppia cifra - continua Coldiretti - anche per la pasta (+14,1%) con la corsa agli acquisti nei supermercati per fare scorte, seguita da carne di pollo (+12,2%) e verdura fresca (+12%). A seguire nella graduatoria dei rincari ci sono frutti di mare con +10,2%, gelati a +9,5%, uova con +9,3%, mentre chiude la classifica il pane, che costa l’8,4% in più sul 2021”.
Ma se i prezzi per le famiglie corrono, l’aumento dei costi colpisce duramente l’intera filiera agroalimentare, a partire dalle campagne, dove si registrano aumenti dei costi che vanno dal +170% dei concimi al +90% dei mangimi al +129% per il gasolio con incrementi dei costi correnti di oltre 15.700 euro in media ma con punte oltre 47.000 euro per le stalle da latte e picchi fino a 99.000 euro per gli allevamenti di polli, secondo lo studio del Crea. Uno tsunami che si è abbattuto a valanga sulle aziende agricole con rincari per gli acquisti di concimi, imballaggi, gasolio, attrezzi e macchinari che stanno mettendo in crisi i bilanci delle aziende agricole.
“Occorre lavorare da subito per accordi di filiera tra imprese agricole ed industriali con precisi obiettivi qualitativi e quantitativi e prezzi equi che non scendano mai sotto i costi di produzione come prevede la nuova legge di contrasto alle pratiche sleali e alle speculazioni”, afferma il presidente Coldiretti, Ettore Prandini, nel sottolineare che “nell’immediato bisogna intervenire per contenere il caro energia ed i costi di produzione con interventi immediati per salvare aziende e stalle e strutturali per programmare il futuro”
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