Un altro segnale di ritorno alla normalità, dopo i due anni di pandemia, arriva, simbolicamente, dal “Winemakers’ Winemaker Award 2022”, assegnato, alla Prowein 2022 (a Düsseldorf, che chiude oggi), a Jean-Louis Chave, sedicesima generazione della famiglia che, cinqucento anni fa, ha fondato Domaine Chave, una delle griffe di riferimento della Valle del Rodano e della preziosa Aoc Hermitage.
Il premio, che mancava dal 2019 (quando a vincerlo fu Angelo Gaja, fra i produttori italiani di maggior successo, icona non solo del Piemonte ma di tutto il Belpaese), celebra gli enologi ed i produttori che hanno raggiunto risultati eccezionali, scelti da un panel di winemaker Masters of Wine e dai precedenti vincitori (nomi come Àlvaro Palacios, Egon Müller, Anne-Claude Leflaive di Domaine Leflaive, Paul Draper di Ridge, Peter Gago di Penfold’s, Peter Sisseck di Dominio de Pingus e Jean-Claude Berrouet di Château Petrus).
“Sono molto orgoglioso di aver vinto questo premio, soprattutto perché assegnato dai “Masters of Wine”, che ammiro davvero tanto. È impossibile fare un vino da un vigneto che non sia anche un’ispirazione, e un buon enologo dovrebbe dare il senso profondo del territorio nel proprio vino. È qualcosa che va al di là delle questioni tecniche, vuol dire avere una profonda comprensione del terroir e della sua storia, che cerco di esprimere nei miei vini”, ha commentato Jean-Louis Chave, che, dopo gli studi alla University of Connecticut, si è laureato in enologia alla UC Davis in California, per poi tornare nel Rodano, dove ha ripiantato le vigne estirpate a Saint-Joseph all’inizio del Novecento, quando la fillossera distrusse la viticoltura francese, e ha fondato JL Chave Selection, négociant che distribuisce i vini Domaine Chave ed altre griffe del Rodano del Nord.
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