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MERCATO E VALORI

Vino, nel carrello degli italiani la sostenibilità certificata vale solo il 6% come driver di scelta

Emerge dall’analisi WineNews sulla ricerca “Impatto dell’inflazione sui consumi degli italiani” by Ismea. Pesano di più origine, qualità e marca

La sostenibilità certificata è, senza dubbio, di fondamentale importanza per il vino. Soprattutto nei mercati internazionali, con quelli a monopolio in testa (come quelli, ad esempio, del Nord Europa, o il Canada), ma non solo, dove certificati e marchi sostenibili sono corsia preferenziale di accesso, se non condizione necessaria per entrare sugli scaffali di certi Paesi. Di contro, nella scelta delle bottiglie da bere a casa che gli italiani comprano nella grande distribuzione (canale che muove la maggior parte dei volumi, per un valore di oltre 3 miliardi di euro nel 2021, secondo i dati Iri), la garanzia di sostenibilità pesa ancora in maniera residuale rispetto a qualità organolettica, origine e marca. Emerge dall’analisi WineNews sulla ricerca “Impatto dell’inflazione sui consumi degli italiani” by Ismea, condotta su un campione di 3.000 famiglie, con il supporto di Nielsen.
Dall’analisi dei driver di scelta, quando si tratta di scegliere un vino, la cosa più imporante secondo i consumatori è l’origine della materia prima (40%), davanti alle qualità organolettiche (39%), e alla marca (16%), mentre la garanzia di sostenibilità pesa solo per il 6% (così come, per esempio, per pane, passate di pomodoro e frutta, meno che per le uova, al 14%, e via via per il pesce, la carne, la verdura fresca e il latte). Un dato che, come tutti quelli che emergono i sondaggi, va preso per quello che è, ma che esprime comunque una distanza tra la narrazione del vino, dove oggi la sostenibilità è un tema dominante, grazie ai tanti investimenti di aziende ed istituzioni che lavorano per una filiera sempre più virtuosa, e i valori ricercati da una fetta importante del mercato del vino.

Dalla ricerca, inoltre, vengono fuori delle curiosità: le qualità organolettiche, per esempio, secondo il campione sono più importanti nella scelta del pane (44%) che del vino stesso, o dei formaggi (39%), mentre l’origine della materia prima è soverchiante, come criterio, con un peso di oltre il 60% come driver di scelta, per uova, olio extravergine, carne, pesce e verdura. Mentre la marca pesa di più (dal 20% in su) per pasta, surgelati, passate di pomodoro e latte. Criteri che, in qualche modo, determinano quello che finisce nel carrello degli italiani, e di cui è impossibile, per chi produce vino e cibo, non tenere conto.

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