Se nel recente passato in molti hanno criticato l’invasione della cucina in tv, con “spadellamenti” e fornelli accesi sul piccolo schermo ad ogni ora, a finire sotto la lente di ingrandimento, ora sono i social, sempre più presenti ed invasivi nella vita quotidiana, soprattutto (ma non solo) per i giovani. Anche qui, ricette, preparazioni ma anche suggerimenti su cosa mangiare, dove, come e quando, alimentano un flusso continuo di post, storie e video, spesso rilanciati da influencer seguiti da milioni di giovani. Un bombardamento che, però, secondo uno studio di quattro ricercatori dell’Università di Vienna, rischia di aggravare ancora di più un problema dilagante, in una parte di mondo, che è quello del sovrappeso e dell’obesità. Almeno, è la testi sostenuta dagli studiosi, al Congresso europeo sull’obesità, andato in scena a Maastricht, ad inizio maggio.
Lo studio (il cui abstract si può leggere qui), ha analizzato 364 video o post messi on line da 6 influencer di lingua tedesca, metà maschi e metà femmine, con almeno 100.000 follower ognuno su TikTok, Instagram, e YouTube, una grande popolarità tra gli utenti tra i 13 ed i 17 anni, seguendo il protocollo di “influencer marketing” su YouTube dell’Ufficio Regionale dell’Oms per l’Europa. Di questi contenuti, il 24% conteneva spunti legati a cibo o bevande (cioccolato, dolciumi, prodotti zuccherati e cibi pronti sono stati i prodotti più presenti, con più della metà presentati dagli influencer in modo positivo, e solo il 5% con valutazioni negative, e con il 73% dei prodotti che sono stati consumati dagli influencer stessi) ma il nocciolo della questione è che di questi spunti, il 75%, secondo i parametri nutrizionali dell’Oms, non erano consentiti per il marketing diretto ai bambini. Secondo la dottoressa Eva Winzer, tra le ricercatrici a firmare lo studio, “dobbiamo dare un giro di vite ai social media e sfidare il ruolo degli influencer nel marketing del cibo spazzatura. È qui che può entrare in gioco la regolamentazione. La Spagna ha recentemente annunciato l’intenzione di vietare agli influencer di proporre ai bambini cibi e bevande non salutari, ma nella maggior parte dei Paesi non esistono restrizioni alla commercializzazione di alimenti non salutari su siti web, social media o applicazioni mobili. I Governi devono adottare un approccio globale, rivolgendosi a più canali mediatici per garantire che i nostri bambini siano incoraggiati a fare scelte di vita sane”.
Il dibattito, ovviamente, è aperto. Ed e è solo uno dei tanti che, in questi anni, vedono Governi, produttori di cibo, consumatori e comunicatori, discutere per trovare il miglior bilanciamento tra la libertà di comunicare ed il diritto di essere informati correttamente, per fare scelte alimentari consapevoli ed equilibrate.
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