Varietà resistenti: per alcuni sono difficili, se non impossibili, da far irrompere in maniera massiccia sulla scena del vino italiano, che fino ad oggi ha puntanto in maniera massiccia e convinta su vitigni autoctoni e di antica coltivazione. Per altri, invece, rappresentano il futuro, in termini di sostenibilità, ma anche di qualità, della viticoltura e dell’enologia. E ora, dopo il debutto “informale” al “Merano Wine Festival” 2021, prende forma e sostanza la rete di imprese Resistenti Nicola Biasi, fatta da sei aziende agricole in sei territori diversi tra Friuli, Veneto e Trentino, guidate da Nicola Biasi, enologo e produttore (e vincitore, tra gli altri, del premio “Cult Oenologist 2021” per il “Merano Wine Festival”, il più giovane ad aver mai ricevuto questo riconoscimento).
“Resistenti non sono solo i vitigni, noti anche come Piwi (dal tedesco pilzwiderstandfähige, ossia resistenti a funghi e malattie fungine) ma anche gli stessi produttori che, in un momento difficile come questo - spiega una nota - hanno abbracciato la sfida della sostenibilità in territori differenti e caratterizzati da altitudini e climi che fanno della loro viticoltura qualcosa di davvero innovativo”.
Le aziende? Albafiorita a Latisana, nella riviera friulana. In un zona non conosciuta per l’innovazione, Dino de Marchi decide di puntare sulla sostenibilità producendo i suoi vini bianchi esclusivamente da vitigni resistenti. Ca’ da Roman a Romano d’Ezzelino. Ai piedi del Monte Grappa, Massimo e Maria Pia Viaro Vallotto nel 2015 danno vita all’azienda di soli vitigni resistenti con cantina dedicata che a oggi, risulta essere la più grande d’Europa. Colle Regina a Farra di Soligo, tra i colli trevigiani. Nel cuore del Prosecco Docg, Marianna Zago decide di andare controcorrente concentrando la sua produzione su vini ad alta sostenibilità grazie all’impianto di vitigni resistenti. Poggio Pagnan a Mel, nella Valbelluna. Gianpaolo Ciet e Alex Limana coltivano esclusivamente varietà resistenti e le vinificano nella loro cantina, la prima di Borgo Valbelluna. Della Casa a Cormons, in pieno Collio. Renato Della Casa decide di affiancare l’innovazione alla tradizione dei vitigni autoctoni del suo Collio bianco. E poi l’azienda dell’enologo, a Coredo, tra le Dolomiti trentine, dove Nicola Biasi crea un vino che nasce per rompere gli schemi, il Vin de la Neu.
Sei identità differenti accomunate da un unico obiettivo: produrre vini di eccellenza praticando la vera e reale sostenibilità in vigna e in cantina, salvaguardando in maniera concreta l’ambiente. E presto le cantine della rete diventeranno 8, con l’ingresso di Vigneti Vinessa di Mauro e Leonardo Bonatti, che, a San Zeno di Montagna, Verona, ad oltre 750 metri di altitudine coltivano solo vitigni resistenti, e Villa di Modolo a pochi chilometri da Belluno, il nuovo progetto di Francesco Miari Fulcis che legherà la produzione di vini di alta qualità all’esclusività di una location e un territorio, unici nel loro genere.
“Crescere insieme, uniti da un progetto che mai come in questo momento è attuale e prioritario, ci rende orgogliosi e molto vicini. Attraverso il nostro impegno in viticultura - commenta Nicola Biasi - vogliamo non solo produrre eccellenza ma anche contribuire all’equilibrio del pianeta e alla sua salvaguardia”.
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