Nel futuro dell’industria del vino collaborazione, innovazione e tecnologia avranno un ruolo centrale, ma saranno promosse anche le pratiche etiche, la trasparenza, la conoscenza condivisa e la collaborazione tra grandi aziende e vignaioli, per dare una risposta alle sfide di domani, dal cambiamento dei modelli di consumo alle conseguenze dei cambiamenti climatici, che impattano sulla produzione e sulla distribuzione sia del vino che degli altri alcolici: ecco gli atout di “Act For Change”, simposio organizzato da Vinexposium di scena alla Cité du Vin di Bordeaux per “Bordeaux Wine Week”, che ha messo al centro nove grandi temi affrontati da 35 protagonisti del settore da 17 Paesi diversi.
Prima di tutto, il futuro dei fine wine: il direttore del Domaine de Chevalier, Oliver Bernard, che ripone grande fiducia nei consumatori di domani, ha sottolineato l’importanza di dare una risposta celere alle sfide ambientali, adattando le tecniche di gestione del vigneto al contesto, sostenendo economicamente le aziende nel passaggio all’agricoltura biologica o biodinamica e aprendo i disciplinari dei vini a denominazione ai nuovi vitigni resistenti. A cambiare, da qui al 2030, saranno anche i profili aromatici dei vini, con il mercato che rivolge le proprie attenzioni a produzioni sempre più leggere, a vini secchi, grezzi nello stile. Trovare un equilibrio nei vini di domani è condizione fondamentale anche per sopravvivere alle sfide climatiche. Al di là delle papille gustative, però, i vini dovranno soddisfare anche altre esigenze: Pierre Mansour, direttore degli acquisti per “The Wine Society”, ha sottolineato che il 65% dei consumatori dà la priorità ai problemi climatici quando sceglie un vino. Molti consumatori cercano principalmente “vini onesti”, che mostrino autenticità, considerato un valore aggiunto importante, così come la varietà di scelta.
Un’altra sfida riguarda il packaging, che in futuro dovrà rispondere alla necessità di ridurre l’impronta di carbonio legata al processo di produzione e alle aspettative del consumatore sugli imballaggi sostenibili ed ecologici. Nella testa del consumatore, ad esempio, il vetro rimane un contenitore sostenibile, mentre la realtà è ben più complessa: la produzione di vetro rappresenta quasi il 40% delle emissioni di CO2 del settore vino. Inoltre, esiste una certa discrepanza tra l’interesse mostrato per le problematiche ecologiche e la reale volontà dei consumatori di cambiare le proprie abitudini. Lulie Halstaed, Ceo Wine Intelligence - Iwsr, lo ha notato in particolare in Australia, dove il 67% degli acquirenti di vino e alcolici crede nel cambiamento climatico, ma solo il 21% afferma di agire in modo responsabile. Il packaging di domani avrà due ruoli da svolgere: il lavoro di ricerca per il passaggio verso un packaging più sostenibile dovrà continuare, e le bottiglie dovranno essere utilizzate come strumento per educare i consumatori di vino e alcolici.
Vino che corre anche sul web, con un’accelerazione nelle ricerche su Google, tanto che quelle sui “vini biologici” sono triplicate, mentre l’80% delle ricerche sono generiche, e la maggior parte si concentra su vitigni, denominazioni e produzioni locali. La mancanza di conoscenza da parte dei consumatori sull’argomento vino, così come la scarsa visibilità per i piccoli produttori, sono i limiti maggiori alla crescita del settore, che dovrebbe guardare all’esempio di mondi diversi, come moda e beauty, per innovare la propria narrazione. Allo stesso tempo, il punto vendita online deve connettersi meglio con il punto vendita fisico, e per il metaverso si registrano ancora tante riserve, da chi sottolinea che il vino fa parte principalmente delle esperienze di vita reale.
Tornando alle avversità legate ai cambiamenti climatici, si stanno evolvendo le tecniche di lavoro nelle regioni vinicole. Nel simposio, è stato unanimemente convenuto che la resilienza umana nel sostenere la viticoltura sarà fondamentale per affrontare il cambiamento climatico. Tra le risorse, la diversificazione varietale, l’impianto di vitigni in luoghi idonei, i portainnesti e una gestione equilibrata. Il settore vino, in questo senso, deve assumere la leadership delle questioni climatiche, con un approccio collaborativo: una delle maggiori sfide è pensare collettivamente, come comunità, in modo che le soluzioni esistenti possano essere condivise in maniera più effettiva.
Altro aspetto di stringente attualità è quello che riguarda il contesto geopolitico, con la guerra in Ucraina che mina il controllo del capitalismo globale, con conseguenze tra cui il rischio di entrare in recessione e la supremazia del dollaro nel commercio internazionale. Di fronte a questa situazione, le aziende del vino devono essere brave anche a cogliere nuove opportunità, ad esempio iniziando ad esportare nei Paesi africani. Anche il rispetto delle norme locali e la tutela di marchi e denominazioni sono fattori trainanti. Allo stesso modo, l’impatto dei cambiamenti climatici incide sulla geopolitica del vino e degli alcolici: come ha sottolineato Christophe Navarre, alla guida di Vinexposium, “L’impatto del cambiamento climatico sulla viticoltura sarà enorme. Questa è una missione prioritaria per le imprese, la scelta non è più nostra”.
Di fronte alle sfide climatiche e alla necessità di rimanere competitivi in un mercato in continua evoluzione, le innovazioni agro-ecologiche sono il futuro, come l’intelligenza artificiale in vigna per ottimizzare la gestione e la raccolta, o il calcolo dell’impronta carbonica dei processi produttivi, o ancora le più moderne tecniche rigenerative. Dalle soluzioni high-tech al ritorno alle origini, anche l’agroecologia si sta reinventando, e punta ad essere accessibile al pubblico più ampio. Come scritto tante volte, i lockdown hanno spinto la crescita degli acquisti online, e secondo Fabrice Bernard, presidente di Millesima, internet ha anche suscitato l’interesse dei consumatori per i vini che di solito non bevono. L’e-commerce ha cambiato le abitudini di acquisto, ma senza allontanare i clienti dai negozi. Assisteremo al consolidamento del mercato, ma il cambiamento più grande nei prossimi dieci anni sarà il numero crescente di aziende che si concentrano sul cliente piuttosto che sul prodotto, per questo il servizio clienti potrà fare la differenza.
Infine, la chiosa di Christophe Navarre, che ha sottolineato come, per far fronte ai cambiamenti attuali, ci vogliono pragmatismo e fiducia nel ruolo positivo dei giovani, ricordando anche come la realizzazione di azioni pratiche su larga scala implichi la conciliazione di agende politiche, attività aziendali e modelli di consumo. Ad esempio nei supermercati i produttori che intraprendono azioni positive non vengono promossi a sufficienza.
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