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Italia Oggi

Microalghe per valorizzare fecce e fanghi ... Fecce e fanghi della vinificazione da scarti diventano una risorsa grazie all’impiego di microalghe. Un procedimento secondo il quale anche le cantine vinicole più piccole possono chiudere il cerchio e diventare zero waste. E stata l’Università Ca’ Foscari Venezia ad aver messo a punto un processo biologico per sfruttare al 100% le fecce, cioè i residui depositati dopo la fermentazione del vino, e i fanghi prodotti dal trattamento biologico delle acque reflue della vinificazione. Si tratta di sistema biotecnologico di depurazione accoppiato, con l’impiego cioè di digestione anaerobica e microalghe, applicabile direttamente in cantina dall’azienda vinicola. Il fotobioreattore è ottimizzato per la coltura di una microalga in grado di crescere su digestato liquido non diluito e capace di ridurne la concentrazione di azoto ammoniacale. Un processo capace di produrre biomassa utilizzabile come biostimolante o ai fini energetici. La trasformazione anaerobica inoltre restituisce biogas che può essere impiegato anch’esso come fonte di energia. Le ideatrici del procedimento sono la professoressa Cristina Cavinato e Paolina Scarponi, biotecnologa che durante il dottorato di ricerca a Ca’ Foscari si è occupata proprio dello sviluppo di questo processo. Come spiega Cristina Cavinato, “si tratta di un processo di economia circolare in grado di assicurare diversi vantaggi ai produttori vinicoli. Ad iniziare dal trattamento efficiente della feccia di vinificazione assieme ai fanghi che può essere gestito in loco. E questo abbatte i costi di smaltimento. A questo si aggiunge il fatto che lo scarto viene valorizzato in prodotti ad alto valore aggiunto, i reflui vengono fitodepurati e tornano in circolo”. Il brevetto ha visto nelle fasi di test la collaborazione con l’azienda vinicola Serena Wines 1881, che ha fornito la materia prima sulla quale è stata messa a punto la tecnologia di recupero di alcuni scarti dei processi di vinificazione.

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