Proprio come per qualsiasi altro settore economico, anche il vino sfuso, in questo 2023, dovrà fare i conti con dinamiche economiche e politiche internazionali in continuo mutamento, positive e negative. Il dato più importante riguarda la Banca Mondiale, che ha rivisto al ribasso le stime di crescita dell’economia globale per l’anno in corso, passate dal +3% al +1,7%, contro il +5,3% del 2021 e il +2,5% del 2022: è la previsione più bassa dal 1991, ad eccezione delle recessioni del 2009 e del 2020. Un dato che, da solo, tratteggia un contesto che, come ricorda il “Global Market Report” (Gennaio 2023) di Ciatti, uno dei più importanti broker al mondo del vino e delle uve da vino, è ben definito da un nuovo termine inserito nel 2022 dal Dizionario Britannico Collins: “Permacrisis”, ossia un lungo periodo di instabilità e insicurezza, soprattutto quella che deriva da una serie di eventi catastrofici.
È la definizione perfetta di questi ultimi anni, segnati dalla pandemia, ma anche del futuro prossimo, che oltre agli strascichi del Covid-19 si porta dietro anche gli effetti dell’invasione russa dell’Ucraina, con il boom del prezzo del gas che ha fatto volare i prezzi e l’inflazione, arrivata al +9,1% a giugno in Usa e al +10,6% ad ottobre nell’Eurozona. Eppure, nonostante le premesse, non è tutto così grigio. Al contrario, dalle difficoltà ci sono almeno tre motivi di ottimismo su cui può contare il mercato mondiale del vino sfuso. Per prima cosa, il World Container Index di Drewry segnala un calo verticale dei costi di spedizione, che il 12 gennaio 2023 erano inferiori del 78% su quelli registrati a gennaio 2022, e -79% su settembre 2021, con in vista ulteriori cali. C’è poi il ritorno alla normalità della Cina, che ha abbandonato la politica degli zero contagi, riaprendosi al mondo: considerata anche la normalizzazione dei costi di spedizione, è prevedibile una ripresa delle spedizione degli sfusi, specie dei rossi, verso Pechino. Infine, il rimbalzo negativo dell’inflazione, che sembra finalmente aver esaurito la sua folle corsa, sia in Nord America che nell’Eurozona, accompagnato da una leggera ripresa dei consumi, ad oggi bassissimi.
Andando nello specifico dei singoli Paesi produttori, i prezzi del vino sfuso in Italia, nel 2022, hanno registrato un aumento significativo, causato da diversi fattori: alti livelli della domanda derivati dal picco del commercio al dettaglio dovuti agli strascichi della pandemia; calo del 9% della produzione nel 2021 a causa delle grandinate al Nord e della siccità al Sud del Paese; l’aumento dei costi di produzione, che, da febbraio 2022, non si sono mai arrestati. Dinamiche di cui ha beneficiato prima di tutti il Prosecco, con un prezzo medio arrivato a toccare, a inizio anno, 2,80 euro al litro, mentre la competizione sull’approvvigionamento dei materiali (come le bottiglie), ha creato qualche difficoltà, ad esempio, al Pinot Grigio delle Venezie. Altro aspetto negativo, di cui si dovranno calcolare le conseguenze, è ovviamente l’inflazione, che, dagli Usa all’Europa, comporta un calo della spesa e dei consumi, anche di vino.
A metà anno, quindi, hanno mostrato i primi segni di cedimento i prezzi dei vini rossi, da quelli di Puglia al Lambrusco, che non a caso ha la Russia tra i suoi mercati principali. Più stabili, invece, la domanda ed il prezzo dei vini bianchi, mentre il quadro, nei mesi, si è stabilizzato, prima grazie ai sussidi per coprire gli aumenti dei costi energetici, quindi con la frenata dell’inflazione, da ottobre, anche se sul campo restano le difficoltà nel reperimento delle bottiglie, da cui dipende direttamente anche l’andamento del mercato degli sfusi. Che, guardando ai primi giorni del 2023, ha ricominciato da dove aveva finito, con il Prosecco Doc a 2,20 euro al litro e le basi spumante a 037-0,50 euro al litro, in linea con il competitor principale nel segmento, la Spagna. Tra i rossi, solo alcune denominazioni di Toscana, Piemonte e Veneto sembrano destare l’interesse del mercato, registrando, però, un leggero calo dei prezzi.
Provando ad immaginare il resto del 2023, con l’inflazione in calo nell’ultimo trimestre del 2022 in tutti i mercati chiave, i prezzi dell’energia, che si sono ampiamente stabilizzati, ed i costi di trasporto, anch’essi in calo rispetto ai massimi del 2021, con le spedizioni che tornano a vivere dinamiche “normali”, si può sperare che un rallentamento delle vendite al consumo nell’arco dell’anno, se dovesse verificarsi, potrebbe non essere così grave come temuto inizialmente. Un problema in molti mercati europei, ma in particolare in Italia, continuerà invece ad essere la carenza di bottiglie di vetro: si può solo sperare che la catena di approvvigionamento possa riprendersi, con una conseguente diminuzione dei prezzi diminuiranno. Secondo il report di Ciatti, inoltre, la ripartizione delle vendite tra bianchi e rossi dovrebbe restare uguale anche nel 2023, con i bianchi varietali e gli spumanti, compreso il Prosecco, che continueranno a mostrare maggiore resilienza rispetto ai rossi di fronte al calo globale dei consumi.
Per il mercato dei vini sfusi, il problema cronico, non solo per l’Italia, è proprio la lentezza delle vendite dei vini rossi: diventa sempre più evidente come l’aumento della domanda cinese per i rossi importati negli anni 2010 abbia nascosto il crollo della domanda dai mercati maturi. I maggiori fornitori - dai Paesi dell’Europa all’Australia - sono arrivati inconsapevolmente a fare eccessivo affidamento sulla Cina, ma con i due anni di isolamento dell’economia di Pechino l’offerta mondiale di vino rosso è diventata improvvisamente superiore alla domanda, tanto che in Europa, potrebbe essere richiesta la distillazione di crisi prima della vendemmia 2023. A meno che la domanda dalla Cina non torni a correre.
A lungo termine, è necessaria una migliore comprensione dei comportamenti dei consumatori e della direzione che prenderanno nei prossimi 10-20 anni, nella consapevolezza che il vino rosso è più esposto del vino bianco alla tendenza di un ribasso generale dei consumi di alcol tra i giovani, alla competizione con la proliferazione di prodotti e formati alternativi (ready-to-drink e bag-in-box).
Il business del vino - italiano e non solo - ha bisogno di rinnovare la propria immagine, per provare ad abbassare l’età media del consumatore di vino e, far crescere i consumi complessivi, specie dei vini rossi.
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