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L’ANALISI

Export, il record italiano ancora trainato dagli spumanti e del Prosecco (che fa +20% in Francia)

L’Osservatorio Unione Italiana Vini - Uiv, Ismea e Vinitaly sulle esportazioni di vino 2022, a 7,9 miliardi di euro. Male vini fermi ed “entry level”

Gli spumanti continuano ad essere il vero traino delle esportazioni italiane, con un +19% in valore, che diventa +22% se si guarda al solo Prosecco - con il re delle bollicine italiane che fa ben +20% in Francia, terra dello Champagne - ed una crescita anche in volume, pari al +6% (dove spicca il +9% dell’Asti Spumante), mentre faticano i vini fermi imbottigliati (-3% volume), con i rossi in sofferenza che chiudono a -4% volume e +4% valore, contro il +12% dei bianchi. In particolare, sui rossi, risultano in contrazione i volumi nelle fasce di posizionamento più basse (sotto i 3 euro), mentre tengono molto bene e anzi risultano in buona crescita i vini premium, in particolare piemontesi (+9%), veneti (+4%) e toscani (+6%). I frizzanti cedono il -7% in volume ma guadagnano il 6% a valore. È lo spaccato sulle esportazioni di vino italiano che emerge dall’analisi dell’Osservatorio Unione Italiana Vini - Uiv, Ismea e Vinitaly, sulle esportazioni 2022 del vino italiano che, come già riportato da WineNews, secondo i dati Istat, si sono fermate poco sotto i 7,9 miliardi di euro (+9,8% sul 2021), con volumi, però, sostanzialmente piatti (22 milioni di ettolitri, -0,6%). Fotografia su un mercato che, spiega una nota “ha retto anche alle inevitabili quanto parziali variazioni dei listini, ma l’escalation dei costi di produzione ha abbondantemente eroso i margini della filiera in particolare per i prodotti entry-level e popular (fino a 6 euro al litro). Il risultato finale, vista anche la congiuntura, è senz’altro positivo per uno dei settori del made in Italy più virtuosi nella bilancia commerciale, che chiude in attivo di oltre 7,3 miliardi di euro. Rimane - rileva l’Osservatorio - la consapevolezza che il record commerciale sia senz’altro determinato da un doping dei prezzi, tanto necessario al fine di limitare l’erosione dei margini causata dal surplus dei costi, quanto pericoloso sul fronte dei consumi previsti per il 2023”.
Guardando all’andamento dell’anno, infatti, come testimoniato dalle analisi ricorrenti fatte mese per mese, c’è stato un ultimo trimestre in forte rallentamento, con chiusura nei valori a +5% contro il +19% a marzo, il +11% a giugno ed il +12% a settembre, mentre i volumi si sono mantenuti in scia negativa (a -3% medio da giugno, con il solo primo trimestre positivo). Tra i competitor, la Francia si conferma leader mondiale con 12,3 miliardi di euro (+11% valore e -5% volume), mentre l’Italia mantiene la posizione di primo fornitore a livello quantitativo e secondo in valore, davanti alla Spagna (2,98 miliardi di euro, che chiude a +3,5% nei valori e -9% nei volumi).
Guardando ai mercati, nell’analisi dell’Osservatorio, crescono tutti quelli più importanti, a partire dagli Stati Uniti (+10%) che si confermano primo mercato export italiano, con una quota di mercato del 23%. Seguono, tra i top buyer, la Germania (15% lo share), che sale del 5% a 1,2 miliardi di euro; poi Regno Unito (+10%), Canada (+11%), Svizzera (+3%) e una Francia in forte progressione (+25%, sostanzialmente grazie al Prosecco). Diverso il quadro dei volumi, in calo o stazionari in tutte le principali destinazioni (Usa a -6%, Germania a -2%, Uk a -4%) a eccezione di quella transalpina (+16%, dovuto alla poderosa crescita del Prosecco, +20%). Ancora in caduta la domanda cinese, che chiude i conti a -28% sul fronte dei vini in bottiglia.
Per la classifica regionale, con oltre 2,8 miliardi di euro di fatturato all’estero e una performance nei dodici mesi superiore alla media italiana (+13,4%) il Veneto rafforza la sua leadership sulle esportazioni tricolore, guadagnando una quota pari al 36% sul totale nazionale. Si confermano anche il secondo e terzo posto del podio, con il Piemonte in crescita rallentata (+4,6%, a 1,28 miliardi di euro) e tallonato dalla Toscana, che chiude in linea con i risultati nazionali (+10,4%, 1,25 miliardi di euro). A seguire le 3 regioni, responsabili complessivamente del 68,2% dell’export enologico made in Italy, il Trentino Alto-Adige (-1,1% il risultato tra gennaio e dicembre 2022) e l’Emilia-Romagna (+8,9%). Sul fronte delle performance nelle principali regioni enologiche, spiccano le accelerazioni di Friuli-Venezia Giulia (+39,7%), Marche (+25,9%) e Sicilia (+21%).

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