Dopo la corsa senza freni degli ultimi anni, il 2022 segna uno stop improvviso alla conversione a biologico del vigneto di Francia: sono appena 13.000, infatti, gli ettari in conversione secondo i dati - presentati all’1 giugno - da Agence Bio, che significa sì un incremento ulteriore del 5% sulle superfici totali, ma anche una crescita quasi dimezzata (-48%) rispetto al dato del 2021, quando furono iscritti alla conversione biologica 24.800 ettari vitati. È un segnale da non sottovalutare, che segue le difficoltà sui mercati di tutte le filiere agricole ed alimentari bio, e che deve quindi fare i conti con una sovrapproduzione che rischia di mettere in difficoltà il mercato del vino bio, in particolare dello sfuso. Sui diversi canali commerciali, nel 2022 nei supermercati il calo delle vendite dei prodotti bio è stato del -5%, mentre i negozi biologici hanno segnato addirittura il -9%.
C’è bisogno, come auspica la stessa Agence Bio, di rilanciare la richiesta delle produzioni biologiche, ma in questa cornice il vino viaggia su binari diversi, specie grazie ad una quota export che vale il 39% del fatturato del vino bio di Francia, pari a 565 milioni di euro nel 2022, in crescita del 2% sul 2021. In un mercato interno segnato dall’inflazione, i vini biologici crescono comunque del 5% (a 1,4 miliardi di euro), nonostante il calo della grande distribuzione (-7%, a 134 milioni di euro) e dei negozi bio (-7% a 55 milioni di euro), grazie alla crescita della vendita diretta (+5%, a 421 milioni di euro), della rete delle cantine (+8%, a 159 milioni di euro) e della ristorazione (+12%, a 129 milioni di euro).
Ad oggi, la certificazione biologica copre il 21% dei vigneti francesi (di cui un terzo in conversione). Spinto da Bordeaux, il primo dipartimento viticolo rimane la Gironda, con 27.200 ettari, metà dei quali in conversione, e con il 31% dei vini biologici francesi, i vigneti della Linguadoca-Rossiglione rimangono i leader in termini regionali, con la Valle del Rodano che rappresenta un ulteriore 21% della superficie. Resta la convinzione, come ha commentato Henri Cozyns, presidente Vignerons Bio in Nouvelle-Aquitaine, che il vignaiolo bio sia colui che “coccola la biodiversità, tutela le risorse naturali, innova con vini unici, senza zolfo, senza apporti, che partecipa alla rete locale, il viticoltore che impiega quasi il doppio dei lavoratori e che non delude, quello da avere come vicino”.
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