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POLITICA EUROPEA

“Sì, la viticoltura è essenziale in Europa”: il messaggio delle organizzazioni del vino alla Ue

Italia, Francia e Spagna contro le conclusioni dello studio complementare sull’impatto del SUR, che definisce la viticoltura “non essenziale”
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Le organizzazioni del vino di Italia, Spagna e Francia

Sì, la viticoltura è essenziale in Europa”. È il messaggio, forte, delle organizzazioni di rappresentanza del settore vitivinicolo di Italia (Confagricoltura, Cia, Alleanza delle Cooperative Italiane, Copagri, Unione Italiana Vini, Federvini, Federdoc, Assoenologi, Coldiretti e Fivi), Spagna e Francia di fronte alle conclusioni dello studio complementare sull’impatto del “Sustainable Use of pesticides Regulation” (SUR) che, in linea con il Green Deal e con la strategia Farm to Fork e Biodiversity Strategy, ha posto come obiettivi il dimezzamento dell’uso dei pesticidi in agricoltura entro il 2030 ed un’agricoltura europea libera dai pesticidi nel 2050, pubblicato nei giorni scorsi dalla Commissione Europea (ne abbiamo scritto qui), che descrive come irrilevante la prevedibile diminuzione della produzione di uva nell’Unione Europea e che non si tratta di una coltura essenziale.

Le organizzazioni di rappresentanza italiane, francesi e spagnole rivendicano invece l’importanza del vino in Europa, primo produttore di vino al mondo, con il 45% della superficie viticola mondiale. Un settore ad alto valore aggiunto, vitale per molte regioni rurali europee, capace di generare milioni di posti di lavoro e contribuire in modo significativo alla bilancia commerciale dell’Unione Europea. La Commissione Europea prevede un calo della produzione di uva dovuto agli effetti della riduzione dei fitosanitari stimato al 18% in Spagna, al 20% in Italia e al 28% in Francia (come emerge dallo studio d’impatto “Wageningen Impact Assessment Studies on EC2030 Green Deal Targets for Sustainable Food Production” dell’Università di Wageningen, su un piccolo campione di aziende del vino europee, presentato a fine 2021, ndr), senza nemmeno valutare l’impatto del cambiamento climatico che andrebbe aggiunto a questa cifra.

La Commissione Europea aggiunge nello studio che la produzione di uva non è una coltura essenziale per la sicurezza alimentare europea e che una diminuzione della produzione di vino in Europa sarebbe irrilevante. Queste affermazioni ignorano l’enorme contributo economico, sociale e culturale del settore vitivinicolo in molte regioni dell’Unione Europea. Questo atteggiamento - per le organizzazioni del vino di Italia, Francia e Spagna - è totalmente inaccettabile: è incomprensibile che la Commissione europea ipotizzi e preveda la penalizzazione di un intero settore di grande importanza per l’economia europea.

Gli operatori e le aziende vitivinicole sono, da tempo, impegnati nella transizione ecologica e continueranno ad esserlo. C’è ancora molto lavoro da fare e i produttori devono poter portare avanti questo impegno per la sostenibilità ambientale senza inutili polemiche: chiediamo, quindi, agli Stati membri e agli eurodeputati di prendere una posizione chiara su questo tema. Il vino è un importante prodotto economico e culturale in Europa. Il nostro settore chiede di essere sostenuto per continuare le azioni di transizione ecologica con regolamenti realistici e un calendario operativo, che permetta l’implementazione delle soluzioni alternative efficaci esistenti e in arrivo.

“Non prendere in debita considerazione il rilievo economico, occupazionale e sociale che il comparto vitivinicolo europeo ricopre appare un chiaro errore di valutazione. In Italia così come in altri Paesi membri dell’Unione europea, il settore assume un ruolo invece essenziale, assicurando benessere e lavoro a centinaia di migliaia di persone considerando anche l’indotto. Per questo non possiamo che respingere le conclusioni dello studio della Commissione Europea, auspicando un intervento deciso dai nostri rappresentanti in sede comunitaria”, ha commentato Micaela Pallini, presidente Federvini.

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