In una Sicilia che è uno scrigno di diversità vitivinicola, tra territori diversissimi e vitigni autoctoni ed internazionali che sono stati i pilastri delle crescita della viticoltura isolana, grazie al lavoro di tante cantine virtuose, è un dato di fatto che, senza dubbio, il diamante più luminoso di questo scrigno, negli ultimi anni, sia stato l’Etna. Territorio complicato e dal fascino quasi misterioso, eroico, con i suoi vigneti che dalle pendici del vulcano patrimonio Unesco scendo fino al mare, e reso grande prima dalle realtà “storiche” come Cottanera, Passopisciaro di Franchetti, Graci o Girolamo Russo, Castello di Solicchiata, per citarne solo alcuni, e poi dall’arrivo di tutti i principali nomi del vino di Sicilia, da Planeta a Donnafugata, da Tasca d’Almerita a Cusumano, senza dimenticare Pietradolce della famiglia Faro per fare degli esempi, e ancora con investimenti importanti da fuori Regione, negli anni, come quelli di Angelo Gaja (che ha creato Idda, in partnership con Graci), Oscar Farinetti (in collaborazione con Tornatore) e Carlo Ferrini (con Alberelli di Giodo), passando per Piccini con Torre Mora, senza dimenticare il patron di Diesel, Renzo Rosso, che ha rilevato il 40% di Benanti, e l’investimento recente di Tommasi Family Estates a Linguaglossa, dove ha acquistato la tenuta (con cantina) della famiglia Bambara-De Luca (storici albergatori di Taormina), per fare alcuni esempi tra i tanti possibili. Territorio, quello dell’Etna, dove il valore del vigneto (ad oggi ricadono sotto la Doc poco meno di 1.200 ettari vitati, come abbiamo riportato anche nell’ultima monografia de I Quaderni di WineNews - la prossima sarà a fine agosto - dedicata al territorio) ha raggiunto valori importanti, con una crescita di oltre il 57% in 15 anni, secondo l’Osservatorio Uiv-Vinitaly, ed il prezzo di un ettaro che oscilla tra i 125.000 a 150.000 euro, come emerso nell’ultima edizione de “Le Contrade dell’Etna”, evento inventato dal compianto Andrea Franchetti, più che nel resto della Sicilia, per un vino che è già tra i pochi su La Place de Bordeaux (con l’Etna Rosso della storica griffe del Barolo Giovanni Rosso).
Ed il successo di questo territorio (che abbiamo raccontato anche in questo video che mostra la bellezza selvaggia di un territorio che dalla cima del vulcano si sviluppa fino al mare), nel bel mezzo di una tempesta di mercato che vede in affanno molte denominazioni blasonate, non sembra arrestarsi. Tanto che, secondo i numeri dell’Osservatorio del Consorzio di tutela dei Vini Etna Doc, guidato da Francesco Cambria, gli imbottigliamenti dell’Etna Doc, nella prima metà 2023, sono cresciuti nel complesso del 6,2% (sullo stesso periodo 2022), per 3,5 milioni di bottiglie, pari a 26.343 ettolitri. Dati che mettono in evidenza una positiva tenuta della produzione, a dimostrazione dell’interesse sempre vivo nei confronti dei vini di questa denominazione da parte dei consumatori. “I dati confermano l’ottima accoglienza che il mercato continua a riservare ai vini della nostra denominazione”, commenta Francesco Cambria, presidente del Consorzio dei Vini Etna Doc. Che aggiunge: “il primo semestre 2022 era stato molto positivo e l’ulteriore crescita dell’imbottigliato nel primo semestre 2023, nonostante la situazione economica complessiva, sia nel nostro Paese che a livello internazionale, sia sempre delicata, ci dona grande fiducia e certifica la maturità raggiunta dalla nostra denominazione”.
Guardando alle singole tipologie, si confermano anche quest’anno le ottime performance dei vini bianchi, a partire dall’Etna Bianco Doc (+19%) e dall’Etna Bianco Superiore Doc (+120%), tipologia riservata esclusivamente ai vini prodotti con uve coltivate nella provincia del Comune di Milo, sul versante est del vulcano. “Il Carricante è un’uva autoctona che dà origine a vini di indubbio carattere ed energia, ricchi di freschezza e sapidità, molto rappresentativi della nostra viticoltura e sempre più amati e ricercati” sottolinea il presidente. La tipologia più imbottigliata della denominazione rimane comunque l’Etna Rosso Doc, con poco più 1,3 milioni di bottiglie, mentre si evidenzia la crescita dell’imbottigliato dell’Etna Rosso Riserva Doc. E continua ad esserci grande fermento anche sul fronte degli spumanti, che, in questa prima metà dell’anno, fanno segnare una crescita del 60% nella versione bianca. “L’entrata in produzione di nuovi vigneti, impiantati prima della sospensione delle nuove iscrizioni ad Etna Doc, consente certamente una costante crescita dell’imbottigliato, ma è soprattutto il mercato a premiare la nostra produzione e a influenzare la crescita di questi dati”.
Per lo stato fitosanitario delle uve, anche alle pendici dell’Etna, come in tutta Italia, quest’anno c’è massima attenzione sulla diffusione della peronospora: “l’andamento meteorologico in tutti e quattro i versanti è stato abbastanza regolare fino a giugno quando, come un po’ in tutta Italia, abbiamo registrato abbondanti piogge - spiega Maurizio Lunetta, direttore del Consorzio - che ha comportato una difficile gestione per il controllo della peronospora, malattia non molto frequente alle nostre latitudini. La peronospora fortunatamente si è diffusa a macchia di leopardo e non ha interessato tutta l’area della Doc. A livello generale, è molto probabile che non ci siano gravi rischi, ma l’allerta è elevata e il monitoraggio è continuo”.
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