La minore capacità di spesa si fa sentire e a risentirne sono i consumi. Compresi quelli che facciamo al supermercato e che magari mai avremmo pensato di rinunciarci. Un esempio è la frutta, uno dei prodotti che finiscono sempre meno nel carrello della spesa degli italiani. In concreto abbiamo ridotto del 25% le quantità di angurie, del 15% i meloni, del 14% le arance, del 5% le fragole. Un trend che ha riguardato anche gli ortaggi (-6%). Un allarme non solo per i produttori ma anche per la salute perché la frutta, come è noto, è importante per la nostra dieta grazie alle sue proprietà. Il risultato è che un frutto su dieci scompare dalle tavole degli italiani che hanno tagliato gli acquisti (-10%) crollati ai minimi da inizio secolo. Emerge dall’analisi Coldiretti, portata al tavolo ortofrutticolo, convocato dal Ministro dell’Agricoltura e della Sovranità Alimentare, Francesco Lollobrigida, sulla base dei dati Cso Italy sul primo semestre 2023.
“Il brusco calo - sottolinea la Coldiretti - ha fatto scendere il consumo individuale sotto la soglia minima di 400 grammi di frutta e verdure fresche per persona, da mangiare in più volte al giorno, raccomandato dal Consiglio dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (Oms) per una dieta sana. Un dato ancora più allarmante, siamo intorno ai 250 grammi di consumo medio pro capite, se si considera che a consumare meno frutta e verdura sono soprattutto i bambini e gli adolescenti, con quantità che sono addirittura sotto la metà del fabbisogno giornaliero, aumentando così i rischi legati all’obesità e alle malattie ad essa collegate, con una potenziale esplosione della spesa sanitaria”. Le ripercussioni provocate da caro energia ed emergenza climatica, a partire dall’alluvione in Romagna, hanno colpito duramente i raccolti nazionali con un calo dei raccolti che arrivano addirittura al -63% per le pere. Una situazione che mette a rischio il futuro del frutteto Italia che negli ultimi 15 anni ha già perso 100 milioni di alberi (analisi Coldiretti). Un patrimonio del Belpaese che abbraccia 330.000 aziende ortofrutticole presenti lungo la Penisola con 15 miliardi di euro di fatturato tra prodotto fresco e trasformato, pari ancora oggi, continua Coldiretti, al 25% del valore della produzione agricola nazionale.
Qualcosa intanto si smuove in aiuto del settore. “Risponde alla nostra richiesta di garantire liquidità immediata alle imprese, lo stanziamento di 10 milioni di euro di aiuti diretti per la crisi delle pere, di 2 milioni di euro per i kiwi e altri 20 milioni per le cambiali agrarie” ha affermato il presidente Coldiretti, Ettore Prandini, nell’apprezzare le misure proposte dal Ministro delle Politiche Agricole Lollobrigida che ha anche annunciato il potenziamento dei controlli sul settore ortofrutticolo e una forte campagna di comunicazione per contrastare il calo dei consumi. Per Prandini “nel piano di comunicazione è anche importante indirizzare meglio la campagna frutta nelle scuole con azioni di educazione alimentare orientate verso la stagionalità e il consumi di ortofrutta locale mentre per la promozione all’estero serve un strategia e un regia unica nazionale che non si può demandare alle regioni” mentre “sul lato delle importazioni servono più controlli e il blocco Ue per i prodotti provenienti da Paesi che dimostrano di non avere il controllo della situazione, come ad esempio Sudafrica con partite di agrumi contaminate da “macchia nera”. Preoccupano le emergenze e il rinvenimento di malattie ed insetti alieni contro i quali è necessario intervenire anche con la ricerca e l’innovazione a partire dal via libera alla nuova genetica green (Tea)”.
Sul fronte occupazione, sottolinea ancora Prandini, “è importante affrontare il tema della disponibilità di manodopera con una gestione dei flussi più efficiente partendo dal decreto triennale che abbiamo fortemente sostenuto e che può dare una grande mano tenendo conto che si passa dalle 14.000 unità di lavoro stagionale alle 82.000 del 2023 fino alle 90.000 del 2025”. Infine “uno dei punti nevralgici del sistema è la necessità di aumentare l’aggregazione dell’offerta, migliorando nel complesso il sistema delle Op (Organizzatori di Produttori, ndr) e Aop (associazioni di organizzazioni di produttori, ndr) nazionali con il superamento delle distorsioni che stanno indebolendo il settore, rispetto a competitor come la Spagna che stanno crescendo molto più di noi e per questo serve una regia nazionale più forte nell’indirizzare le risorse dell’Ocm Ortofrutta, rendendole la base sulla quale costruire il rilancio e la competitività del settore”.
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