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SGUARDO AL FUTURO

Come avvicinare la “Generazione Z” al vino? Creando contenuti autentici, interattivi e personali

A “Wine2Wine Business Forum” n. 10 l’esperto di marketing William Predhomme: “i produttori hanno la storia ma la devono saper raccontare”
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Serve una comunicazione diversa per avvicinare i giovani al vino (ph: Freepik)

Un futuro che è già presente e che rappresenta una delle sfide più importanti per i produttori di vino: saper comunicare alla “Generazione z”, quella cresciuta con le tecnologie digitali e che non ha mai conosciuto un mondo senza questi strumenti, pane quotidiano del loro modo di interagire con l’esterno. Non qualcosa di scontato per i produttori, chiamati a trovare energie, tempo e ad aggiornarsi ai tempi ed ai linguaggi che mutano velocemente come un click. Produttori che non possono comunque girarsi indietro perché un primo campanello d’allarme è già suonato se si considera che i più giovani stanno guardando altrove a livello di consumi e in tanti non si allineano al prodotto vino, al suo immaginario e ad uno stile che profuma di storia ma che può rivelarsi “rigido” per i nativi digitali. Un “gap” che può essere colmato, o comunque diminuito, lavorando proprio sulla comunicazione. “Il futuro del vino per la Gen Z”, sessione specifica dedicata ad un argomento di grande attualità, è stata analizzata a “Wine2Wine Business Forum” n. 10, a Veronafiere, con William Predhomme, esperto di marketing e vino, “ambasciatore del vino italiano”, ceo di Predhomme Strategic Marketing, in Canada, oltre che produttore di vino, e Valentina Abbona, che guida, insieme alla famiglia, la storica Marchesi di Barolo, tra le cantine di riferimento delle Langhe. Come frantumare le distanze e trovare così un punto di incontro tra un prodotto, il vino, che esiste da sempre ma che non è conosciuto dai più giovani? Per Predhomme, la risposta sta “nell’autenticità, bisogna iniziare da qui. Ma è difficile produrla se non esiste una storia alle spalle. I produttori, però, ce l’hanno, ma devono saperla comunicare, ed essere consapevoli dei cambiamenti che saranno sempre più rapidi. Sta a loro la scelta”. Dunque è necessaria una svolta, anche culturale, uno sguardo attento alle novità in continuo aggiornamento, tecnologia in primis. Ed essere pronti ad ascoltare ma soprattutto ad interagire con chi ha qualche primavera in meno. Predhomme sottolinea come “noi sappiamo come era il mondo prima dell’avvento del digitale ma la “Gen Z” no. Va capita l’importanza del marketing interattivo, i giovani sono influenzati dai social network e dai loro pari, trascorrono tanto tempo online e gli piace l’innovazione. Ci sono tante piccole aziende che hanno saputo adattarsi ai cambiamenti, i contenuti virtuali e interattivi sono importanti”. Ma come produrli? “Serve raccontare la storia di un vino, divulgare un’esperienza che fa parte della propria vita per comunicare un prodotto tattile e sensoriale. Ormai tante cantine hanno gli agriturismi al loro interno, si tratta di una esperienza totale che la “Gen Z” vuole conoscere”. Ma attenzione al metodo, perché un approccio unidirezionale è quanto di più sbagliato. Per Predhomme, “ci deve essere una interazione, un dialogo: ad esempio, nel fare una degustazione è utile conversare, proporre un sondaggio e chiedere un’opinione, non deve essere una lezione frontale. Produrre contenuti, come possono essere dei brevi video, personalizzati, creando delle aspettative per poi soddisfarle. Un’azienda deve creare un proprio brand, generare un senso di attesa per far maturare un’esperienza immersiva. La “Gen Z” vuole uno scambio, per questo anche il mondo del vino deve approcciarsi alle tecnologie emergenti”.

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