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OGGI, IN SENATO A ROMA

Vertice Italia-Africa, il Premier Meloni: “mantenere il legame millenario uomo-terra con la ricerca”

Lo ha detto lanciando il “Piano Mattei” da 5,5 miliardi di euro di investimenti italiani nel Continente, destinanti anche allo sviluppo agricolo

“Se è vero che l’Africa detiene il 60% delle terre coltivabili, e che quelle terre sono spesso purtroppo inutilizzate, noi dobbiamo fare in modo che la tecnologia contribuisca a renderle coltivabili perché possano dare frutti. Non siamo impegnati solamente sulla “food security”, ma anche sulla “food safety”. Cioè la sfida che vogliamo centrare non è solo garantire cibo per tutti, ma garantire cibo di qualità per tutti. Ed è fondamentale in questo il ruolo della ricerca, ma come ho già detto, non credo che quella ricerca debba servire per produrre cibo in laboratorio e andare, magari, verso un mondo nel quale chi è ricco potrà mangiare cibo naturale e chi è povero si potrà permettere solo quello sintetico, con effetti sulla salute che non possiamo prevedere. Non è questo il mondo che vogliamo costruire. Il mondo che vogliamo è un mondo nel quale viene mantenuto il legame millenario tra uomo e terra e la ricerca aiuta ad ottimizzare quel legame, garantendo culture sempre più resistenti, tecniche di coltivazione sempre più moderne, e capaci di migliorare la qualità e la quantità delle produzioni”. Lo ha detto il Premier Giorgia Meloni lanciando il “Piano Mattei” da 5,5 miliardi di euro di investimenti in istruzione-formazione, sanità, acqua e igiene, energia, infrastrutture ed agricoltura da parte del nostro Paese in Africa, nel Vertice Italia-Africa, che, iniziato ufficialmente ieri sera con una cena con il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella al Quirinale - che, nel brindisi, ha citato il proverbio africano “se vuoi andare veloce corri da solo. Se vuoi andare lontano, vai insieme a qualcuno” - ha accolto, oggi in Senato a Roma, 25 Capi di Stato e di Governo africani, i vertici della Ue e degli organismi internazionali a partire dall’Onu, e primo appuntamento internazionale dall’avvio della presidenza italiana del G7.
È la prima volta che la Conferenza Italia-Africa, che finora si è svolta sempre a livello ministeriale, viene elevata a rango di vertice di Capi di Stato e di Governo. “Abbiamo fatto questa scelta - ha detto il Presidente del Consiglio - perché l’obiettivo, di medio e lungo periodo, che ci siamo dati è quello di dimostrare che siamo consapevoli di quanto il destino dei nostri due Continenti, Europa e Africa, sia interconnesso. E pensiamo che sia possibile immaginare e scrivere una pagina nuova nella storia delle nostre relazioni. Una cooperazione da pari a pari, lontana da qualsiasi tentazione predatoria, ma anche da quell’impostazione “caritatevole” nell’approccio con l’Africa che mal si concilia con le sue straordinarie potenzialità di sviluppo. Questo nuovo approccio, del quale la nostra Nazione vuole farsi portatrice, si rispecchia anche nel titolo di questo Vertice: “Italia-Africa, un ponte per crescere insieme”. Perché è la naturale vocazione dell’Italia: un ponte tra l’Africa e l’Europa. Un ponte che noi italiani abbiamo il vantaggio di poter costruire non partendo da zero, ma dalle solide fondamenta che, molto tempo fa, un grande italiano come Enrico Mattei, fondatore di Eni, ha avuto la lungimiranza di saper immaginare”. “A monte occorre smontare alcune narrazioni distorte, come quella che vorrebbe l’Africa un Continente povero. Perché non è così - ha sottolineato Meloni - l’Africa non è affatto un Continente povero: detiene il 30% delle risorse minerarie del mondo; detiene il 60% delle terre coltivabili. Il 60% della sua popolazione ha un’età inferiore ai 25 anni, è il continente più giovane del mondo, e questo lo rende anche una terra dalle enormi potenzialità di capitale umano. Ma si tratta anche di un Continente immenso, che racchiude al suo interno mille peculiarità e dunque anche necessità molto diverse tra loro”.
Il Piano Mattei, ha spiegato il Premier Meloni, è “un piano concreto di interventi strategici, concentrato su poche, fondamentali, priorità di medio e lungo periodo, perché occorre dire basta anche alla logica delle risorse spese in miriadi di micro interventi che non producono risultati significativi. Abbiamo scelto cinque grandi priorità di intervento: istruzione e formazione; salute; agricoltura; acqua ed energia. Abbiamo individuato, per iniziare, alcune Nazioni africane, suddivise nel quadrante subsahariano e in quello nordafricano” ma con l’obiettivo di estenderle progressivamente. In campo agricolo, si va da un progetto di monitoraggio satellitare sull’agricoltura in Algeria, alla costruzione di un centro agroalimentare che valorizzi le eccellenze e le esportazioni dei prodotti locali del Mozambico, dal sostenere la produzione di grano, soia, mais e girasole con investimenti in macchinari, sementi, tecnologie e nuovi metodi di coltivazione, oltre ovviamente ad accompagnare la formazione professionale, in Egitto, alle stazioni di depurazione delle acque per irrigare un’area di 8.000 ettari e creare un centro di formazione dedicato al settore agroalimentare in Tunisia, dalla costruzione di pozzi e reti di distribuzione dell’acqua soprattutto a fini agricoli, alimentati esclusivamente da energia rinnovabile nella Repubblica del Congo, al recupero ambientale di alcune aree in Etiopia attraverso la formazione e il sostegno tecnico alle Università locali, e allo sviluppo della filiera dei biocarburanti, che punta a coinvolgere fino a 400.000 agricoltori entro il 2027 in Kenya.
Per farlo, il Piano “può contare su 5,5 miliardi di euro tra crediti, operazioni a dono e garanzie: circa 3 miliardi dal fondo italiano per il clima e 2,5 miliardi dal fondo per la Cooperazione allo sviluppo”. Ma “un piano così ambizioso non potrà funzionare senza il coinvolgimento di tutto il sistema-Paese nel suo complesso, a partire dalla cooperazione allo sviluppo e dal settore privato che è fondamentale coinvolgere nella nostra strategia” accanto alle “istituzioni internazionali a altri stati donatori”, ha aggiunto Meloni.
“Enrico Mattei è stato un grande italiano, un grande europeo e un vero amico dell’Africa. Ha capito, prima degli altri, che la tua forza è la nostra forza, e viceversa. E la sua eredità continua a vivere”, ha dichiarato la presidente della Commissione Europea, Ursula von der Leyen. “L’Africa ha tutte le carte in regola per diventare la prossima potenza economica globale, pioniera nelle destinazioni turistiche emergenti e green-tech e leader nella transizione digitale. Quasi mezzo miliardo di consumatori in Africa pagano già su piattaforme di telefonia mobile lanciate da talenti locali. Nel settore energetico è un continente senza rivali. L’Europa deve affrontare una sfida in termini di approvvigionamento energetico e l’Africa ha il potenziale per essere un enorme fornitore di energia rinnovabile e verde. Ciò vale anche per le materie prime e le terre rare”, ha sottolineato la presidente del Parlamento Europeo, Roberta Metsola aggiungendo “prendiamo ad esempio la regione del Mediterraneo. Il potenziale che ha per tornare al suo antico splendore come hub per affari, scambio di beni, servizi, turismo e idee è illimitato”.
Uno degli obbiettivi è “garantire il diritto a non dover essere costretti a emigrare e a recidere le proprie radici in cerca di una vita migliore, che è sempre più difficile da raggiungere in Europa” ha detto il Premier Meloni, e per fermare le migrazioni di massa “c’è una via sola: trasformare in prosperità le aree economicamente depresse dell’Africa”, ha ribadito il presidente della Commissione Africana, Moussa Faki, sottolineando che “non siamo dei mendicanti. L’Africa vuole perorare un cambiamento di paradigma per un nuovo modello di partenariato, per aprire la strada verso un mondo più giusto e coerente e per costruire la pace attraverso la amicizia e non attraverso barriere”.

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