Una discesa che sembra non conoscere freno e con un 2024, da affrontare, che non promette, al momento, di sognare in grande. Il commercio internazionale del vino fa fatica, sia in valore, ad eccezione della Francia che, però, ha alzato notevolmente i prezzi, che in volumi, con un 2023 complicato, e una progressione in negativo che fa riflettere. Paesi come Francia e Italia tutto sommato, va detto, reggono il colpo, e ci sono anche dei dati interessanti che lasciano ben sperare, come, ad esempio, la crescita della spumantistica del Belpaese. Ma i fasti degli anni d’oro del mercato enoico, a livello generale, sono lontani.
Come conferma l’Oemv - Observatorio Español del Mercado del Vino, il commercio mondiale di vino è sceso del 2,1% in termini di valore su base annua fino a settembre 2023, toccando quota 36,5 miliardi di euro; giù anche l’export (-7,2%) che va sotto la “soglia psicologica” dei 10 miliardi di litri (9,9 miliardi), non succedeva dal 2014.
Una performance che ha trovato nel settembre il suo punto più basso, nonostante l’aumento dei prezzi (+5,4%, +18 centesimi la media mondiale) con una media di 3,67 euro al litro (solo lo sfuso è calato) che hanno permesso di restare a galla in termini di valore. Da febbraio 2021 a marzo 2023, spiegano i dati, c’è sempre stata una crescita in termini di valore che si è arrestata da aprile 2023, e che è continuata per sei mesi consecutivi, con perdite particolarmente pronunciate ad agosto (-12,5%) e, soprattutto, settembre (-17%). In volume, negli ultimi 12 mesi, solo marzo ha avuto un’evoluzione positiva (+2,5%), con cali prossimi al 15% in agosto e settembre. Tutte le tipologie di vino, infatti, sono calate in volume, ad iniziare dall’imbottigliato, che continua ad essere il più esportato e che copre il 52% del volume e il 67% del valore totale, anche se spumanti e bag in box hanno aumentato il proprio fatturato. Rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente, e, quindi, settembre 2022, il commercio mondiale di vino ha perso 768 milioni di litri e 802 milioni di euro, con un prezzo medio che è aumentato di 18 centesimi.
Degli 11 principali esportatori mondiali di vino (Francia, Italia, Spagna, Cile, Nuova Zelanda, Stati Uniti, Australia, Portogallo, Germania, Argentina, Sud Africa), che rappresentano oltre l’85% del commercio mondiale, solo la Nuova Zelanda (+9,7%, il Paese adesso è il quinto esportatore) e, in misura minore, il Portogallo (0,4%), sono cresciuti in volume su base annua fino a settembre 2023 e sempre loro, con Germania e Francia, hanno aumentato il loro fatturato tra i Paesi “top”. L’Italia è scesa meno della Spagna, in volume, consolidando la propria leadership mondiale a livello quantitativo, seguita a distanza dalla Francia, che perde quota. Ma i “cugini” francesi, quando si parla di valore, non hanno rivali, grazie ad un prezzo medio molto più alto degli altri. Da segnalare, invece, il crollo delle esportazioni da Cile, Argentina e Stati Uniti, con dati negativi anche da Sud Africa e Australia.
In termini di valore, la Francia è il primo esportatore con 12,1 miliardi di euro (+0,7%), staccando nettamente l’Italia a 7,7 miliardi (-0,5%) e la Spagna, ancora più indietro a 2,9 miliardi (-3,1%); Cile al quarto posto (1,4 miliardi, -22%), Nuova Zelanda al quinto (1,3 miliardi, +7,5%), Australia al sesto (1,2 miliardi, -14,5%), Usa al settimo (1,1 miliardi, -18,8%), Germania all’ottavo (1,06 miliardi, +2,3%), Portogallo al nono (945 milioni di euro, +1,5%), Argentina al decimo (623 milioni, -18,9%), Sud Africa all’undicesimo (570 milioni, -16,7%). In termini di volumi, Italia è ancora leader con 2,1 miliardi di litri complessivi, tra imbottigliato e sfuso, (-1,3%) davanti a Spagna (2 miliardi di litri -4,8%), Francia (1,3 miliardi di litri, -8,4) con crolli notevoli per Cile (-24,6%), Sud Africa (-28,1%), Usa (-26,9%) e Argentina (-29,4%).
Per gli spumanti, Italia, Francia e Spagna si prendono l’82% del commercio mondiale, ma il Belpaese è leader assoluto in termini di volumi (500 milioni, -3,1%), oltre il doppio della Francia (220 milioni, -9%) che resta, però, il riferimento se guardiamo alla fatturazione (4,6 milioni di euro, +0,6%), ma con l’Italia che sigla la miglior performance (+4,7%, 2,1 miliardi di euro). Venendo all’imbottigliato fermo, l’Italia è il primo esportatore mondiale in volume (1,1 miliardi di litri, -4,7%), davanti alla Francia (930 milioni, -8,6%) che, però, è ancora una volta superiore in termini di fatturato (7,2 miliardi di euro, +1%), superiore ai 5,0 miliardi di euro dell’Italia (-2,8%). Nel Belpaese si sono persi 58,6 milioni di litri (e 146,5 milioni di euro in termini di vendite), in Francia 87,7 milioni di litri, ma qui, dopo gli Stati Uniti, si sono registrati i maggiori aumenti di prezzo (+10,5%) che sono arrivati a 7,78 euro al litro.
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