I colori di “Paesaggio dell’Aspra”, opera realizzata nel 1959 dal grande artista Renato Guttuso - che, nel cinquantenario dalla sua morte, torna sotto i riflettori a Villa Cattolica con l’inaugurazione di un inedito allestimento all’interno del Museo a lui intitolato, e che vede complici Duca di Salaparuta e la struttura museale - che rivestono la linea Autentici di Sicilia; il rapporto dell’uomo con una terra sincera evocato nelle fotografie del maestro Mimmo Pintacuda con il suo inconfondibile bianco e nero, che lascia il segno nella linea Le Tenute; la barocca Villa Valguarnera, dove tutto ebbe inizio con Giuseppe Alliata Duca di Salaparuta, nel 1824, raffigurata da Emilio Murdolo, primo pittore ad essersi espresso attraverso i carretti siciliani, che diventa l’immagine di un nuovo progetto enoico che nasce dall’amore per il Nero d’Avola e da un nome caro all’azienda, Triskelè. Come alcuni dei più importanti intellettuali siciliani di tutti i tempi, che hanno svelato la bellezza della Sicilia e della loro terra di origine, anche Duca di Salaparuta (oggi nel Gruppo Duca di Salaparuta, con i brand storici Florio e Corvo, riuniti in un’unica realtà dalla famiglia Reina, ndr) e la sua lunga tradizione vinicola da 200 anni e 200 vendemmie sono indissolubilmente legati a Bagheria, un vero e proprio “terroir eno-culturale”, e che saranno celebrati con una nuova missione per il futuro: aprirsi al territorio e valorizzarne, attraverso i vini-icona Bianca di Valguarnera e Duca Enrico, i patrimoni immateriali e materiali siciliani.
Il fondatore fu il politico siciliano Giuseppe Alliata Duca di Salaparuta, quando nel 1824 decise di vinificare nella sua residenza estiva, Villa Valguarnera (ancora oggi di proprietà della famiglia Alliata, tra le più antiche e blasonate di Sicilia), le uve provenienti dai suoi possedimenti di Casteldaccia, dando vita a vini che in un primo momento verranno condivisi nei pranzi ufficiali e nelle cerimonie della famiglia. Ma la passione cederà il passo alla produzione vera e propria, con nomi di intellettuali come Edoardo, a cui si devono le Cantine di Casteldaccia, Enrico, gastronomo e scrittore, e la pittrice, scrittrice e gallerista Topazia Alliata, amica di Guttuso (e madre della grande scrittrice Dacia Maraini, che alla sua terra ha dedicato il racconto autobiografico “Bagheria” e vi ha ambientato il romanzo storico Premio Campiello “La lunga vita di Marianna Ucrìa”, e il cui padre è Fosco Maraini, uno dei più grandi antropologi del Novecento, ndr).
Il resto è la storia di quello che è considerato il primo esempio imprenditoriale vitivinicolo della costa Nord-Occidentale da parte di un’azienda che, di generazione in generazione, oggi, è tra i nomi che rappresentano la tradizione enologica più antica di Sicilia, con le radici a Bagheria, una terra, per il direttore Roberto Magnisi, “dalla forte identità anche comunicativa”.
Le celebrazioni, nel 2024, vogliono essere un atto d’amore rivolto ad una Sicilia che non ha perso l’anima e il desiderio di circondarsi di bellezza, di arte e di poesia. Bagheria ne è il cuore pulsante e Duca di Salaparuta ne recupera e valorizza il legame, attraverso la pittura di Renato Guttuso, la fotografia di Mimmo Pintacuda, l’arte del carretto di Emilio Murdolo, a cui si è ispirato l’intero progetto di restyling delle etichette dedicate alla ricorrenza, e che vedrà anche la realizzazione di un corto-documentario sull’estro creativo di questi artisti straordinari, con iniziative collaterali aperte a sinergie con il territorio, in un recupero delle radici di una terra che profuma ancora di zagara, in un palcoscenico d’eccellenza tra pittura, cultura ed enogastronomia.
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