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Italia Oggi

Soave, meno rese e più qualità…Taglio del 10% alla produzione, più controlli da Siquria … Due giri di vite al Soave per fare più qualità e meno produzione. Il Consorzio veneto ha tagliato del 10% le rese del Soave Doc a 135 quintali per ettaro e ha deciso un aumento al 30% delle verifiche da parte dell’organismo di certificazione Siquria per il rispetto della resa massima consentita. Queste decisioni arrivano dopo la sospensione degli impianti ai fini della rivendica per i vigneti realizzati dopo il 31luglio 2023 e un blocco rivendica per le stagioni 2023 e 2024. La Doc veronese conta su 6.300 ettari in 13 comuni e mediamente 50 mln di bottiglie prodotte l’anno (dato fornito dal Consorzio), in larga parte destinati ai mercati esteri. I vitigni ammessi dal disciplinare sono la Garganega (almeno il 70%), Trebbiano e Chardonnay. Per il presidente del consorzio, Sandro Gini, si aggiunge un’altra tessera al “Progetto identità Soave”: “Si tratta di un insieme di misure che, da circa due anni, mira a una riorganizzazione della produzione che garantisca al consumatore vini di qualità. E una risposta importante che, come denominazione, intendiamo dare ai mercati che ricercano vini identitari, con una gradazione alcolica non Sandro Gini troppo elevata”. Nei fatti si vuole sollevare il piede dall’acceleratore della produzione: non solo i rossi ma anche i bianchi fermi scontano una crisi delle vendite in Italia e all’estero. E l’iper-produzione non aiuta i prezzi. Infatti, secondo le rilevazioni della Borsa merci di Verona, le quotazioni dello sfuso Soave Doc e Classico sono le stesse del 2019, rispettivamente 0,75 centilitro e 1,20 euro/litro. In questi quattro anni i prezzi sono scesi di qualche punto percentuale ma, a inizio 2024, sono ritornati sui livelli precedenti. “Le quotazioni registrate alla Borsa merci di Verona sono davvero quelle minime del Soave, i prezzi medi correnti sono invece più elevati, siamo a 1,40/1,50 euro/litro”, assicura Gini. “Comunque, di recente i corsi rilevati sono saliti di 10 centesimi e ora abbiamo anche la produzione biologica che ha raggiunto quota 1,70 euro”. Sul fronte delle giacenze, secondo i dati del ministero dell’agricoltura, allo scorso 31 gennaio le cantine del Soave Doc detenevano uno stock di 68 min di bottiglie, in sensibile calo rispetto agli 82 mln dell’anno prima, ma di circa il 10% in più rispetto ai 63,3 mln del 2019. “Il calo delle giacenze è un segnale positivo, indica che sono sotto controllo”, sottolinea Gini. “Va però detto che nel 2022 c’è stata una vendemmia molto scarsa a causa della siccità mentre nel 2023 è tornata regolare. Poi i dati dello stock vanno presi con le molle: in genere s’imbottiglia l’annata fresca di Soave mentre il resto si declassa o si etichettata come Igt Garda”. Sul fronte delle vendite, Gini dichiara che: “Sono abbastanza stabili, c’è stato un lieve calo ma ora siamo tornati alla normalità. Quest’anno imbottigliamo il 2023 e abbiamo una buona disponibilità di vino”. C’è la crisi dei vini bianchi? “L’interesse per il Soave rimane elevato, specie dall’estero”, risponde Gini. “Peraltro, durante Vinitaly arriverà una delegazione del monopolio dal Canada, paese in cui abbiamo iniziato a raccogliere i primi risultato dopo una buona campagna promozionale”.

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