Robert Parker Wine Advocate Symposium, Roma (175x100)
Consorzio Collio 2024 (175x100)
APICOLTORI IN CRISI

Il caldo piega l’apicoltura del Meridione, che vale un terzo di tutto il miele prodotto in Italia

Il maltempo ha piagato la produzione primaverile al Nord, ora la siccità quella del Sud. Coldiretti: “rischiamo l’aumento di importazioni e truffe”
API, CLIMA, Coldiretti, Non Solo Vino
La produzione di miele nelle regioni del Meridione pesa 1/3 di quella nazionale

La siccità non risparmia il miele italiano con gli alveari alla fame per la scarsità di fioriture e gli apicoltori costretti alle nutrizioni di soccorso per salvare le famiglie di api. A lanciare l’allarme è la Coldiretti, con il caldo record che sta condizionando pesantemente anche il settore apistico, con il crollo della produzione e l’aumento record dei costi a carico delle aziende. “Dal cardo agli agrumi, dalla sulla al millefiori fino all’acacia, la mancanza di pioggia nelle regioni del Sud ha cancellato intere fioriture, facendo di fatto mancare il polline necessario al lavoro delle api e - rileva Coldiretti - andando ad aggravare una situazione precaria già dalla scorsa primavera”.
Dai dati dell’Osservatorio Nazionale Miele sono molte le regioni che si trovano in uno stato di emergenza: Sicilia e Basilicata che hanno visto il raccolto di miele di agrumi praticamente annullato, così come quello di sulla, ma anche la Puglia, a cui, oltre al miele di agrumi, è mancato il millefiori, con risultati migliori per il solo coriandolo, senza dimenticarsi della Calabria dove crollano acacia, agrumi, millefiori ed anche castagno, ma che non risparmia nemmeno la Sardegna dove le fioriture di cardo si sono praticamente azzerate. E mentre le regioni del Meridione sono soggiogate dalla morsa del caldo e della siccità (dalle Regioni del Sud arriva 1/3 della produzione nazionale), il lavoro degli apicoltori italiani è condizionato anche dal nord del Paese, che, al contrario, soffre il maltempo che ha avuto un impatto negativo e significativo sulla produzione primaverile. Un quadro generale, questo, che peserà negativamente sul raccolto 2024, ma che rischia anche di favorire le importazioni di miele straniero e, soprattutto, le truffe.

“Il pericolo è che il crollo della produzione favorisca le importazioni di miele straniero e le truffe - spiega Coldiretti - considerato che, nel 2023, sono state sequestrate 356 tonnellate di miele irregolare proveniente da Paesi, tra gli altri, come Cina, Argentina, Brasile e Ungheria, in un’operazione interforze tra l’Ispettorato Centrale della Tutela della Qualità e della Repressione Frodi dei Prodotti Agroalimentari del Ministero dell’Agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste (Masaf - Icqrf) e la Componente Speciale della Guardia di Finanza”. Nei primi quattro mesi del 2024, infatti, le importazioni dall’estero sono aumentate dell’11% secondo l’analisi Coldiretti su dati Istat con prodotto di bassa qualità acquistato a prezzi stracciati per essere poi venduto come nazionale. Per evitare di finire a consumare prodotti di bassa qualità che arrivano dall’estero, la Coldiretti consiglia di controllare attentamente l’origine in etichetta o acquistare direttamente dai produttori nelle aziende agricole, agriturismi o nei mercati Campagna Amica. Solo così si può riuscire a sostenere i 75.000 apicoltori italiani che gestiscono 1,6 milioni di arnie.
La legge impone che la parola “Italia” sia presente sulle confezioni di miele raccolto interamente sul territorio nazionale (ad esempio, “Miele italiano”). Se il miele proviene da più Paesi dell’Unione Europea, l’etichetta deve indicare “miscela di mieli originari della Unione Europea” specificando i Paesi di origine (ad esempio, Italia, Ungheria). Se proviene da Paesi extra Ue, deve riportare “miscela di mieli non originari della Ue” con i nomi dei Paesi. Nel caso di un mix, l’etichetta deve indicare “miscela di mieli originari e non originari della Ue”, con i relativi nomi dei Paesi.

Copyright © 2000/2024


Contatti: info@winenews.it
Seguici anche su Twitter: @WineNewsIt
Seguici anche su Facebook: @winenewsit


Questo articolo è tratto dall'archivio di WineNews - Tutti i diritti riservati - Copyright © 2000/2024

Altri articoli