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ANALISI LIV-EX

Chianti Classico, la prossima “blue chip” per chi investe in fine wines (o vuole bere bene)

In un mercato che non brilla, potrebbe essere il prossimo “unicorno”: qualità media più alta e prezzi ancora più bassi di altre denominazioni top

Da anni, e anche noi lo scriviamo da tempo, nelle cronache quotidiane come nelle monografie territoriali de “I Quaderni di WineNews” (emblematico il titolo dell’ultimo numero di maggio 2024, “Il Chianti Classico? Un vino proprio buono”), il Chianti Classico è ritenuto uno dei territori più in forma del vino italiano e mondiale. Grazie al lavoro di tante aziende e del Consorzio - che già con il progetto “Chianti Classico 2000”, grazie ad un lavoro di studio durato oltre 15 anni, ha portato al rinnovamento della viticoltura nell’area di produzione del Chianti Classico, “attraverso uno studio delle tecniche agronomiche e del materiale vegetale per ottenere nuove e preziose informazioni per il reimpianto dei vigneti”, si legge sul sito del Consorzio stesso, che, proprio nel 2024, festeggia i 100 anni dalla fondazione - oggi i vini del territorio, dalle versioni annata alle riserve, alla Gran Selezione, che, da qualche mese, si è arricchita delle 11 Unità Geografiche Aggiuntive (San Casciano, Montefioralle, Panzano, San Donato in Poggio, Castellina, Vagliagli, Greve, Lamole, Radda, Gaiole e Castelnuovo Berardenga) della denominazione sospesa tra la Siena del Medioevo e la Firenze del Rinascimento, hanno una qualità ed una tipicità riconosciuta, ed un’eleganza che ben si sposa con i gusti dei consumatori di oggi. Lo riconosce il mercato, con vendite che tengono nonostante la crisi dei consumi di vino, ed in particolare dei rossi, e lo riconosce la critica mondiale, con grandi punteggi da parte di tante firme, negli ultimi anni, ed il caso più unico che raro di ben 7 etichette della Denominazione toscana (Antinori, Castello di Bossi, Arceno, Fèlsina, Castello di Querceto, Poggerino e Cecchi) sulle 24 italiane nella influente “Top 100” 2023 by “Wine Spectator” (che ha incoronato al n. 1 il Brunello di Montalcino 2019 di Argiano, ndr). Ed ora, chi investe in fine wine, complice il fatto che i “grandi classici” che per anni hanno garantito ritorni importanti anche in tempi brevi a chi ha messo grandi etichette nei propri portafogli, inizia a guardare con maggiore attenzione ad un vino, il Chianti Classico, che forse meriterebbe di vedersi riconosciuto un valore economico più alto di quello che riceve ad oggi, in virtù di una qualità ormai stabilmente almeno al pari di quella riconosciuta ai territori più blasonati e famosi d’Italia e del mondo.
A testimoniarlo anche il punto di riferimento in materia, il Liv-Ex, che continua a registrare, nel complesso, numeri negativi. Da inizio anno, infatti, il Liv-Ex 100, riferimento della piattaforma, è a -4,4% da inizio anno, ed a -9,7% nei 12 mesi; il Liv-Ex 1000, il più ampio, fa ancora peggio, con -7% nel 2024 e -12% nell’arco di un anno; l’Italy 100, che perde meno di tutti gli altri indici territoriali dedicati a Bordeaux, Borgogna e Champagne (tutti i perdita a doppia cifra), segna comunque -3% da inizio anno, e -5,3% negli ultimi 12 mesi.
Ma, guardando al futuro, proprio le etichette più blasonate del Chianti Classico - denominazione fatta da 6.800 ettari vitati, 486 produttori, di cui 345 che abbracciano l’intera filiera, e una produzione complessiva oscillante tra i 35-38 milioni di bottiglie ogni anno, per un valore economico di distretto, con il vino come perno, stimabile intorno a 1 miliardo di euro - potrebbero rappresentare le nuove “blue chip”, o il prossimo “unicorno” per gli investitori, per usare il gergo della finanza.
Lo stesso Liv-Ex, nella sua ultima analisi, parla di “Chianti Classico sottovalutato”, con i vini del Gallo Nero che possono essere considerati “attualmente uno dei migliori esempi di disallineamento tra qualità e prezzo”. Il Liv-Ex, che, nella sua analisi, cita gli alti punteggi per Riserva e Gran Selezione 2021 (in particolare per cantine come Tignanello di Antinori, Fontodi, Castello di Ama, Istine, Querciabella e Castello di Fonterutoli della Marchesi Mazzei, ndr) e le riflessioni di Antonio Galloni (Vinous), secondo il quale “il Chianti Classico continua ad offrire alcuni dei vini migliori per rapporto qualità-prezzo, con il Chianti Classico annata che resta uno dei più competitivi tra i vini del Vecchio Mondo con il senso di un luogo”, sottolinea come “a tutti i livelli della piramide qualitativa del Chianti Classico, i vini della regione offrono un rapporto qualità-prezzo migliore rispetto ad altre principali categorie di vini rossi italiani”. Ed in particolare, la Gran Selezione, che diventa particolarmente appetibile per i collezionisti con l’arrivo delle sottozone in etichetta, spiega il Liv-Ex, potrebbe essere la categoria più interessante per chi vuole investire. Rispetto agli altri territori italiani, spiega il Liv-Ex, il Chianti Classico Gran Selezione ha punteggi medi migliori del 58%, ma è più economico del 54% degli stessi. Con i vini del Chianti Classico che “generalmente rappresentano un valore migliore rispetto alle loro controparti toscane nel Brunello di Montalcino, così come nel Barolo e nel Barbaresco piemontesi”. Una prospettiva interessante che si apre per un nuovo segmento di mercato per il Chianti Classico, che, con lungimiranza, ha iniziato da tempo un percorso premiante.
Con un prezzo medio cresciuto del 7% nel 2023 sul 2022, e del 13% sul 2021, anche grazie all’effetto traino della “Gran Selezione”, che, insieme alla Riserva, rappresentano il 42% della produzione e il 54% del fatturato. E che magari, con l’atteso riconoscimento Unesco per il “Paesaggio del sistema delle Ville-Fattoria del Chianti Classico”, unicum che distingue ancora di più uno dei territori del vino e non solo più belli del mondo, che abbiamo raccontato tante volte, anche in video come questo, dove storia e visione del futuro, ancorata alla sostenibilità, si intrecciano come in pochi altri territori del mondo, potrebbe ricevere la definitiva consacrazione, che già merita, tra i territori più blasonati, amati e dai vini più preziosi, a livello mondiale.

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