Se per i dazi introdotti dall’Ue alle auto elettriche cinesi, Pechino ha risposto minacciando di metterli sui formaggi europei, ora, come temuto da tempo, nel mirino finisce anche il mondo del beverage. Non il vino direttamente, per ora (con le esportazioni italiane in Cina, per altro, in calo, nei primi 5 mesi 2024, a -6,1%, per 36,7 milioni di euro, secondo i dati Istat). Ma le acqueviti di vino e di vinaccia made in Ue, che fanno alzare il livello di allerta per un possibile allargamento ad altri prodotti. Come spiega la Federvini, che richiama tutti “alla massima prudenza e auspica che la Commissione Europea scongiuri un’escalation”.
“Il Ministero del Commercio cinese ha reso pubblica la determinazione preliminare come esito dell’indagine antidumping relativa alle acquaviti di vino e di vinaccia dell’Unione Europea. Sono introdotti dazi provvisori pari al 34,8% per le aziende che hanno collaborato e del 39% per le aziende che non hanno cooperato ovvero che non hanno partecipato alla redazione dei questionari. Il Mofcom lascia aperto uno spiraglio di speranza, annunciando che, per il momento, i dazi non saranno attivati, mentre l’indagine resta in corso”, spiega una nota della “Federazione Italiana Industriali Produttori, Esportatori ed Importatori di Vini, Vini Spumanti, Aperitivi, Acquaviti, Liquori, Sciroppi, Aceti ed Affini”.
“Ove i dazi fossero applicati in via definitiva - commenta Micaela Pallini, presidente Federvini - avrebbero un impatto molto significativo sull’export. Il settore ha collaborato attivamente all’indagine fornendo tutte le informazioni richieste con tempistiche a dir poco fulminee, dimostrando la debolezza delle argomentazioni sollevate dalle Autorità cinesi. Invitiamo alla massima prudenza, nell’auspicio che la Commissione Europea scongiuri qualsivoglia escalation che andrebbe a colpire ingiustamente il settore - prosegue la presidente Federvini - già altre volte siamo stati al centro di guerre commerciali estranee al nostro comparto: in questo scenario generale di incertezza non è possibile incorrere nel rischio di bloccare improvvisamente un mercato”.
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