C’è un problema che attanaglia il mondo del lavoro e che non riesce a trovare una soluzione, ed è quello degli infortuni sul campo che, purtroppo, interessano anche il mondo dell’agricoltura che troppo spesso finisce al centro delle notizie di cronaca per decessi che lasciano un forte senso di tristezza, ma anche di solitudine. Come si legge nel sito Anmil, nel primo semestre 2024, in Italia si sono verificati 469 infortuni mortali, +4,2% sui 450 del 2023 e, in agricoltura, sono saliti da 47 a 52 (+10,6%), dimostrandosi uno dei settori più colpiti. E, proprio ieri, l’Associazione Nazionale tra Lavoratori Mutilati e Invalidi del Lavoro, ha celebrato, in tutta Italia, la Giornata Nazionale per le vittime degli incidenti sul lavoro n. 74, e l’agricoltura è stata un argomento centrale. Ovviamente molto sensibile al tema è il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, che ha inviato all’Anmil un messaggio, in cui ha ribadito che “lavoro e sicurezza sono diritti inscindibili”, sottolineando come “la sicurezza sul lavoro è una priorità permanente per la Repubblica. Ogni vita persa, ogni vita compromessa chiama un impegno corale per prevenire ulteriori perdite della salute e della dignità di chi lavora. La sicurezza sul lavoro, oltre che una prescrizione costituzionale, è anzitutto una questione di dignità umana. Garantire condizioni di lavoro sicure significa rispettare la vita e il valore di ciascuna persona, perché il lavoro è luogo di crescita e realizzazione personale e non può costituire un rischio per la propria incolumità”.
A margine dell’iniziativa, organizzata dall’Anmil, Giuseppino Santoianni, presidente Associazione Italiana Coltivatori (Aic), ha affermato che “la sicurezza in agricoltura è una questione delicata: la fatica fisica, i rischi connessi all’utilizzo delle macchine e la manodopera invisibile rendono difficile affrontare questa sfida. Le leggi e gli strumenti finanziari ci sono, ma è necessario agire affinché vengano utilizzati in modo efficace”. Per Santoianni, occorre “puntare sulla formazione continua, la digitalizzazione, ma soprattutto il ricambio del parco macchine. Tra il 2018 e il 2022, la perdita di controllo del mezzo ha causato circa metà delle morti nei campi”, aggiungendo che “gli incentivi ci sono, ma la carenza di informazioni e le difficoltà logistiche ne limitano l’uso, soprattutto per le Pmi agricole delle aree interne, basti pensare alle difficoltà legate al meccanismo del click day per avere i finanziamenti dell’Inail”. Il presidente Aic ha sottolineato come “tuttavia, parlare di sicurezza nei campi significa anche contrasto al caporalato. Tra il 2022 e il 2023, il numero di lavoratori identificati è aumentato del 180%. Se, con il recente Decreto Flussi, si è fatto un passo avanti per incentivare le denunce, attraverso percorsi socio-educativi e un sostegno economico alle vittime, resta molto da fare sul lato delle imprese: chiediamo al Governo un impegno per promuovere la rete del lavoro agricolo di qualità, che coinvolge solo il 3% delle imprese attive, con incentivi fiscali e un marchio pubblico che dia valore economico e sociale all’adesione, garantendo trasparenza nella filiera e premiando le imprese oneste”.
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