Ormai si può fare con tutto: dal vigneto, per produrre il proprio vino “su misura”, realizzando il sogno di fare il vigneron per passione, ad un olivo per portare in tavola l’olio appena raccolto, ma anche per contribuire alla cura degli oliveti; da un fazzoletto di terra per avere sempre a disposizione la frutta e la verdura del proprio orticello, ad un alveare per togliersi lo sfizio di avere anche il miele, da una mucca che produce latte e formaggi ad un agricoltore in persona, perché no, così da togliersi ogni pensiero di fare la spesa. Adottare le coltivazioni dell’agricoltura è una pratica sempre più diffusa, specie da chi abita in città e vuole avere prodotti freschi e di stagione, che arrivano direttamente e comodamente a casa con un click, grazie alle tante piattaforme dedicate spuntate negli ultimi anni sul web, sull’onda di un mercato in forte crescita. Più tendenza, evidentemente, che pratica solidale per “sentirsi più buoni” nei confronti dell’agricoltura e degli agricoltori, e sostenibile, visto che, i prodotti arrivano sempre più spesso dalle campagne attorno alle grandi città. Ma tant’è, perché l’idea che è alla base di questo tipo di progetti, o che, almeno, dovrebbe, è di promuovere l’agricoltura rigenerativa, che, al di là di un nuovo business, salva se non ridà vita a suoli spesso abbandonati e protegge gli animali.
Tornando al vino, “adottare un filare” si può nelle Langhe, 15 metri di Nebbiolo per produrre, nientemeno, che il “re” dei vini italiani: il Barolo, in bottiglie con etichette personalizzate, dalla cantina Josetta Saffirio, a Monforte d’Alba, che dà a tutti la possibilità di essere coinvolti nelle diverse fasi di produzione di uno dei più pregiati vini italiani (il costo va 400 a 600 euro all’anno, dipende dalle vigne, e si entra anche a far parte del Wine Club, e si viene invitati ad eventi esclusivi), dal vigneto alla cantina, dalla potatura alla vendemmia, fino all’imbottigliamento, con la guida dell’agronomo e dell’enologo, ma anche di Sara Vezza in persona, alla guida dell’azienda (nel cui capitale c’è anche “Brave Wine”, la holding dedicata al vino dello stilista Renzo Rosso, patron di Diesel, ndr).
Una curiosità arriva, invece, dal Parco Agricolo Sud nei terreni del Comune di Milano, e riguarda un importante progetto, lanciato nel 2019, per ricreare un sistema agroforestale, promosso dalla cooperativa sociale SoulFood Forestfarms, che ha piantato alberi da frutto consociati con pioppi, platani, salici e altri arbusti, studiando con l’Università di Milano come, grazie alla loro ombra e alle temperature più fresche, le piante da frutto sono più protette dagli eventi climatici, e il sottobosco si ripopola. E, proprio nell’ottica dell’agricoltura rigenerativa, è stato lanciato un crowdfunding che ha raccolto ben oltre i 20.000 euro previsti, ed ai quali il Comune ne ha aggiunti altri 30.000, per far arrivare 40 galline di razza autoctona Milanino e 120 di altre razze, che razzolando, forniscono il loro effetto benefico al terreno. Ma che si possono anche adottare, per sostenere il progetto, e avere uova fresche tutto l’anno, circa 250 (al costo di 170 euro), mentre quelle che avanzano sono destinate a persone fragili e famiglie poco abbienti, e tra chi ha adottato galline a distanza ci sono anche le scuole. Perché a decidere la quantità di uova deposte è, ovviamente, la gallina.
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