La Borgogna, territorio mito del vino di Francia e del mondo, cresce, seppur in un contesto complicatissimo di mercato, che sta mettendo alla prova tutti i grandi territori francesi, Bordeaux in testa, e non solo. Complice, va detto, nel leggere le percentuali positive, un passato recente fatto di annate molto scarse, 2021 in testa, che hanno ovviamente tirato in basso vendite ed affari. In ogni caso, “la campagna 2023-2024, dopo l’abbondante vendemmia del 2022, ha visto un ritorno a condizioni più tipiche. La generosa vendemmia del 2023 (1,9 milioni di ettolitri, la più grande in volume nella storia del territorio, ndr) ha permesso un significativo reintegro delle scorte, fornendo rassicurazioni in vista di una vendemmia 2024 che si prevede produrrà volumi inferiori (e che dovrebbe attestarsi su 1,1 milioni di ettolitri, comunque a +13% sul 2021, ndr)”, spiega il Bureau Interprofessionnel des Vins de Bourgogne (Bivb), che riunisce 226 “maison de négoce”, 3.577 domaines e 16 cantine cooperative del territorio. Che sottolinea come le esportazioni, nei primi 7 mesi 2024 sullo stesso periodo 2023, siano cresciute del +4,6% in volume (54,2 milioni di bottiglie, in netta maggioranza di vini bianchi) e del 3,7% in valore, per 926 milioni di euro, superando la soglia di 900 milioni in 7 mesi per la prima volta negli ultimi 10 anni. Un risultato importante raggiunto grazie alla crescita dei cosiddetti “big five”, ovvero i mercati di Stati Uniti, Regno Unito, Giappone, Canada e la “new entry” Svezia, che valgono da soli oltre il 60% delle vendite in volume e la metà in valore dell’export di Borgogna.
Gli Stati Uniti, in particolare, nei primi 7 mesi 2024 hanno importato vini di Borgogna con una crescita del 7,4% in volume (11,6 milioni di bottiglie) e del 14,6% in valore (198,1 milioni di euro). Nel Regno Unito, ancora, in un quadro in cui le importazioni francesi complessive sono in calo, sottolinea il Bivb, del -4,2% in volume e del -10,4% in valore, il territorio tiene nei valori (139,1 milioni di euro, -0,3%) e perde in volume (-6,4%, a 7,4 milioni di bottiglie), anche se alcune denominazioni di Borgogna crescono a doppia cifra in entrambi i parametri. I bianchi ed i rossi sotto Bourgogne Régionale Aoc, per esempio, fanno +9,4% in volume e +35,6% in valore, i vini Mâconnais Village e Village Premier Crus il +10,7% in volume ed il +19,1% in valore, i rossi sotto Côte Chalonnaise Village e Village Premier Cru reds il +41,5% in volume ed il +12,5% in valore.
Più contrastato il Giappone, che vede volumi in calo del -8% in volume nei primi 7 mesi 2024 sullo stesso periodo 2023 (3,7 milioni di bottiglie), ma valori in tenuta, visto che siamo appena sotto il livello record 2023, a 82,2 milioni di euro (-1,9%). Bene il Canada, che cresce del +9,4% in volume (a 4,3 milioni di bottiglie) e del +8,1% in valore (41,5 milioni di euro), mentre cresce il mercato di Svezia, dove vanno bene soprattutto i Crémant de Bourgogne, e dove la regione ha registrato una crescita del +9,3% in volume (3,6 milioni di bottiglie) e del +7,1% in valore (25,3 milioni di euro). Ancora, guardando ai soli valori, è stabile il Belgio, sui 30,6 milioni di euro di vini di Borgogna importanti (+1,1%), cresce nettamente la Danimarca, a +16,5% per 27,5 milioni di euro, mentre sono in ribasso la Cina (-5,5%, a 38,4 milioni di euro), l’Olanda (-9,3% a 18,2 milioni di euro) e la Germania (-4,7%, a 21,7 milioni di euro). In crescita invece la Svizzera, a +5,4% (per 52 milioni di euro), e stabile in valore l’Italia, +0,7%, per 16,5 milioni di euro, ma con una crescita in volume del +6%, sopra il milione di bottiglie. Tra i mercati importanti in valore in netto calo, da segnalare, Hong Kong, a -25,1%, per 43,8 milioni di euro, mentre è significativo il +86% negli Emirati Arabi Uniti, a 12,1 milioni di euro, accompagnato da un +85% in volume, a 547.860 bottiglie.
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