Sempre maggiore attenzione viene dedicata al biologico, certamente dagli acquirenti finali, ma anche dagli stessi agricoltori. Questo è ciò che si legge nel “Rapporto Ismea sulla Gestione del Rischio nell’agricoltura biologica 2024” che racconta come, nel 2023, il mercato delle polizze agricole agevolate nel circuito delle aziende biologiche ha oltrepassato i 648 milioni di euro in termini di valori assicurati, con un incremento di oltre il 3% su base annua, in piena coerenza con un trend ormai in atto da diversi anni, se si esclude l’unica battuta d’arresto del 2021. L’edizione n. 5 del Rapporto, infatti, evidenzia un andamento pro-ciclico per quanto riguarda le polizze contro i rischi meteo-climatici, maturato in un contesto di ulteriore crescita del peso economico dell’agricoltura biologica nel panorama produttivo agricolo nazionale.
Nel 2023, però, oltre che alla crescita dei valori, è stata osservata anche un’impennata delle superfici assicurate, con quasi 105.000 ettari (+1,8% sul 2022), mentre il numero di aziende con almeno una polizza è sceso sotto le 5.200 unità (-4% circa). Fenomeno che, tuttavia, va letto in “combinato disposto”, con due importanti evidenze date dalla crescita della dimensione media aziendale, che nel bio ha superato i 20 ettari, e dall’aumento del valore medio assicurato per azienda (oltre 125.000 euro). Oltre a questo, altro aspetto degno di nota è la riduzione, seppure contenuta, dell’intero ammontare dei premi assicurativi (sui quali l’agricoltore riceve un contributo pubblico fino al 70%) sceso complessivamente a 63,4 milioni di euro (-0,6% sul 2022), con un andamento in netta controtendenza con le dinamiche osservate negli anni precedenti, che riflette, per la prima volta, la diminuzione del costo assicurativo, con la tariffa media tornata sotto la soglia del 10%. Con le aziende assicurate che rappresentano il 7,4% dell’intera platea delle imprese bio e con le superfici che totalizzano, invece, un più modesto 4,3% di Sau biologica (Superficie Agricola Utilizzata) che, come noto, è tuttavia costituita anche da ampie estensioni di prati e pascoli tipicamente non assicurate, le percentuali sono raddoppiate in entrambi i casi rispetto a quelle di 7 anni fa, a conferma dei progressi già compiuti e dei possibili sviluppi entro la fine del decennio.
Il Rapporto, però, evidenzia un rilevante squilibrio nella distribuzione territoriale delle polizze agevolate: se al Nord si concentra oltre il 68% dei valori assicurati, nelle regioni centrali e nel mezzogiorno le percentuali rappresentano rispettivamente circa il 17% ed il 15%. Uno squilibrio che caratterizza anche il mercato assicurativo agricolo “convenzionale”, ma che nel bio assume un carattere meno evidente. L’elemento della concentrazione emerge anche a livello di comparti produttivi, con i primi quattro (uva da vino, frutta, cereali e ortaggi) che rappresentano poco meno del 90% del totale dei valori assicurati.
Quanto alle garanzie, nel biologico prevalgono le polizze contro le avversità di frequenza (grandine, vento forte, eccesso di pioggia, eccesso di neve), eventualmente associate ad avversità accessorie, mentre i rischi catastrofali (alluvione, siccità, gelo e brina) rientrano tra le coperture assicurative in meno del 50% dei contratti. L’attenzione agli eventi catastrofali (e le relative coperture) è comunque maggiore nel bio rispetto all’intero mercato delle polizze agricole agevolate. Maggiore anche il ricorso alle garanzie sperimentali, rappresentate nel 2023 quasi esclusivamente dalle polizze “index based”, schemi assicurativi che quantificano le perdite di raccolto, rispetto agli eventi atmosferici, sulla base di indici predeterminati.
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