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SETTORE DA 500 MILIONI DI EURO

La filiera della canapa non si arrende, Cia-Agricoltori Italiani: “non è un mercato di stupefacenti”

Ancora proteste sulla norma contenuta nel Ddl Sicurezza che renderebbe illegale anche la cannabis light. Raduno a Roma per ribadire il no alla misura
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La filiera della canapa continua la battaglia sul Ddl Sicurezza

La Cia-Agricoltori Italiani non ci sta, e lo ha ribadito ancora una volta, sia in prima persona che dai protagonisti del settore in un raduno apposito organizzato a Roma all’Auditorium Giuseppe Avolio, nei giorni scorsi: “no alla norma prevista nel Ddl Sicurezza sulla cannabis light”, attualmente in discussione al Senato e che punta a vietare la coltivazione, la lavorazione e la vendita delle infiorescenze della canapa e dei suoi derivati. Di fatto, equipara la pianta legale a quella illegale: una misura già più volte osteggiata dalle associazioni di categoria agricole-imprenditoriali preoccupate dalle possibili ripercussioni economiche su un comparto che così rischierebbe seriamente di essere azzerato e che vale 500 milioni di euro, con 3.000 imprese (peraltro molto giovani, il 65% delle attività che ad oggi operano sul territorio nazionale sono gestite da under 40, ndr) e 15.000 posti di lavoro, con una previsione di crescita del fatturato entro il 2030 che, a cose normali, è stimata sui 10 miliardi di euro.
“Oggi lanciamo un nuovo appello alle istituzioni - ha detto il presidente Cia-Agricoltori Italiani, Cristiano Fini - affinché si torni indietro sul Ddl Sicurezza e si apra subito, invece, un confronto approfondito con gli operatori per garantire al settore della canapa industriale un quadro normativo chiaro ed equo, partendo dalla convocazione del Tavolo di filiera al Ministero dell’Agricoltura. Lavoriamo insieme per valorizzare, e non affossare, un comparto in piena crescita che non ha nulla a che fare con il mercato delle sostanze stupefacenti”.
Molti gli interventi che si sono susseguiti e anche per l’ad dell’Associazione europea canapa industriale, Lorenza Romanese, è doveroso riconoscere una distinzione: “la canapa è una coltura tradizionale italiana ed europea, parte della nostra storia agricola e del nostro futuro sostenibile. Siamo alla fine del 2024, non ci sono più scuse per continuare a confonderla con una pianta narcotica - ha detto - abbiamo tutti gli strumenti per comprendere il suo valore. Ma il momento di regolamentare, coltivare e integrare questa risorsa è adesso”.
Il presidente dei Florovivaisti Italiani di Cia-Agricoltori Italiani, Aldo Alberto, ha parlato, invece, dei benefici e dei potenziali utilizzi della pianta definendola “un’occasione unica per i territori dal punto di vista economico e ambientale”, in quanto “contribuisce a ridurre il consumo di suolo, diserbare i terreni e bonificarli dai metalli - ha spiegato - e poi c’è la realizzazione di tessuti green e resistenti perfetti per maglie e borse come per sacchi e tappeti, ma anche di mattoni ecologici utili nella bioedilizia, senza dimenticare gli utilizzi per creme, tinte e persino detersivi”.
Il presidente Federcanapa, Giuseppe Croce, a tal proposito ha così rilanciato: “a parte le iniziative politiche o giuridiche che intraprenderemo credo che dovremmo investire anche in un grande programma comune di informazione e formazione sui benefici della canapa, coinvolgendo molte realtà esterne al settore, che sono o possono diventare nostri preziosi alleati”.
L’invito a fare squadra e coinvolgere altri attori è stato ripreso anche dal vicepresidente del Gruppo di lavoro Canapa del Copa-Cogeca, Iacopo Paolini, che ha diffuso un piccolo segnale di ottimismo: “il lavoro svolto finora all’unisono dalle varie associazioni in questo momento difficile - ha evidenziato - deve darci maggior fiducia e speranza che insieme ce la faremo a tutelare e supportare il settore nazionale della canapa”.
Spazio, poi, al tema economico e le sue ripercussioni sul mondo del lavoro: “se il provvedimento nel Ddl Sicurezza non verrà stoppato chiuderanno migliaia di imprese, con effetti diretti anche sull’export, in un mercato che vale 2 miliardi solo in Europa - ha detto il presidente di Canapa Sativa Italia, Mattia Cusani - i produttori, con gli altri attori della filiera, saranno costretti a lunghi e costosi ricorsi in sede giuridica, pur di vedersi riconosciuti diritti previsti dalle normative comunitarie”. In attesa di sapere che cosa decreterà il Governo.

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