Su oltre sette tavole italiane su dieci (71%) sarà una vigilia di Natale all’insegna del pesce, con una tradizione del “mangiare di magro” che resiste nelle cucine lungo lo Stivale, grazie anche all’impegno della flotta peschereccia nazionale, nonostante i danni causati dai cambiamenti climatici e dall’aumento dei costi di produzione. Il pesce italiano è ampiamente rappresentato, con varietà come alici, vongole, sogliole, triglie, anguilla, capitone e seppie. Invece per il pranzo di Natale le famiglie italiane spenderanno quest’anno in media 108 euro: l’88% lo consumerà in casa propria o di parenti e amici, con una media di 8 invitati. Nella scelte del menu vince ancora una volta la tradizione, dalla pasta fresca in brodo agli arrosti, passando per i dolci tipici singole regioni. Nei calici grande protagonista lo spumante, che non mancherà nell’83% delle tavole. É quanto emerge dalle indagini di Coldiretti/Ixé sulle intenzioni dei nostri connazionali per le le festività natalizie.
Per la cena della Vigilia, se a trionfare sono le varietà di pesce più classiche e diffuse, in particolare il pesce azzurro, una ridotta minoranza, rispettivamente l’11% e il 14%, proporrà anche ostriche e caviale, grazie anche alla crescita della produzione made in Italy. Basti pensare che le esportazioni di caviale nel 2023 sono state pari a quasi 22 milioni di euro in valore. La carne sarà presente in una casa su cinque (22%), mentre solo una ristretta minoranza (2%) si indirizzerà verso piatti integralmente vegetariani o vegani. L’ampia varietà del pesce a disposizione consente anche di preparare menu low cost per la Vigilia, coniugando la necessità di risparmiare qualcosa senza rinunciare al gusto. I cuochi pescatori di Campagna Amica hanno elaborato una proposta da 30-35 euro per 4 persone, che comprende spaghetti con battuto di alici, zuppa di pesce (triglie, gamberi bianchi, canocchie di mare, pesce azzurro) e frittura di paranza. Ma il mare tricolore e la tradizione della cucina marinara offrono anche tante altre ricette per tutte le tasche, dal polpo con patate ai gamberi agli agrumi, dalla calamarata (pasta) alla spigola ripiena di broccolo romano in crosta, dal capitone alla brace in salsa al calamaro ripieno. La scelta di pesce locale a “filiera corta”, sottolinea Coldiretti Pesca, non solo garantisce freschezza e qualità, ma supporta anche un settore, quello della pesca e dell’acquacoltura, che coinvolge circa 12.000 imbarcazioni.
Proprio durante le festività natalizie, tra vigilia e San Silvestro, si registra il picco massimo dei consumi di pesce, che in Italia è di circa 30 chilogrammi pro-capite all’anno, superando la media europea (25 kg) e quella mondiale (20 kg). La classifica delle principali produzioni ittiche vede in testa le alici, seguite da sardine, naselli, gamberi bianchi, seppie, vongole, pannocchie, triglie, pesce spada, gallinelle e sugarelli. Per evitare di incorrere in trappole commerciali, considerando che la maggior parte dei pesci in vendita proviene dall’estero, Coldiretti Pesca consiglia di controllare sempre l’etichetta esposta al banco del pesce. L’etichetta deve riportare informazioni precise sul metodo di produzione (ad esempio, “pescato”, “pescato in acque dolci”, “allevato”, ecc.), sul tipo di attrezzo usato per la cattura e sulla zona di pesca o di produzione (come Mar Adriatico, Mar Ionio, Sardegna, magari anche con una mappa o un disegno). Per il pesce congelato, è obbligatorio indicare la data di congelamento e, nel caso di prodotti decongelati, l’etichetta deve riportare la dicitura “decongelato”.
Per il 25 dicembre si conferma la tendenza tradizionale a trascorrerlo tra le mura domestiche e in famiglia. Le famiglie italiane spenderanno quest’anno 108 euro per il pranzo di Natale, che l’88% consumerà in casa propria o di parenti e amici, con una media di 8 invitati. Se il budget quest’anno è in leggera diminuzione rispetto al 2023 (-6%), la maggioranza relativa delle famiglie (30%) prevede di spendere - rileva Coldiretti - tra i 50 e i 100 euro, mentre il 23% si spingerà fino a 150 euro, l’11% a 200 euro e il 4% arriverà a 300 euro (con un altro 4% che supererà tale cifra). Solo il 10% manterrà i costi sotto i 30 euro, il 13% tra i 30 e i 50 euro, mentre un 5% preferisce non fornire una risposta. Ma non mancano anche evidenti differenze territoriali, con le punte estreme rappresentate da un Sud che vedrà una media di 121 euro a famiglia e un Nord Ovest che si fermerà a 96 euro.
Chi preparerà il pranzo di Natale passerà in media 2,2 ore ai fornelli, in netto calo rispetto alla media degli anni precedenti, secondo Coldiretti/Ixé. Se la stragrande maggioranza degli italiani trascorrerà il pasto natalizio in casa, tra un 55% che resterà tra le proprie mura domestiche e un 33% che si recherà da amici e parenti, non manca un 9% che sceglierà un ristorante o un agriturismo, mentre il resto deciderà all’ultimo momento. Nelle scelte dei menu vince ancora una volta la tradizione, dalla pasta fresca in brodo agli arrosti, mentre sul fronte dei dolci si registra una tendenza al fai da te in quasi la metà delle case (47%), dove si prepareranno i dolci della tradizione delle singole regioni. Nei calici il grande protagonista è lo spumante, che non mancherà nell’83% delle tavole. Nelle preferenze alimentari delle feste si registra comunque una netta tendenza “patriottica”, con l’82% che sceglierà prodotti di origine nazionale, di cui un 30% si indirizzerà verso prodotti prevalentemente locali, mentre il restante 18% deciderà più in base al prezzo, secondo Coldiretti/Ixé. Un fenomeno importante, poiché acquistando italiano si contribuisce a sostenere l’economia e il lavoro in un momento difficile per l’economia nazionale, considerando le guerre e le tensioni internazionali.
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