La diffusione dell’influenza aviaria altamente patogena ha causato perdite di centinaia di milioni di pollame in tutto il mondo. Da qui l’urgenza di rafforzare la biosicurezza, il monitoraggio, la sorveglianza, i meccanismi di risposta rapida e la comunicazione del rischio per salvaguardare il settore avicolo e proteggere i mezzi di sussistenza e le economie. È il messaggio lanciato dalla Fao ai Paesi membri, il cui vicedirettore generale, Godfrey Magwenzi, ha descritto la diffusione della malattia come senza precedenti, perché “porta a gravi impatti sulla sicurezza alimentare e l’approvvigionamento alimentare nei Paesi, tra cui la perdita di sostanze nutritive, posti di lavoro e reddito rurali, shock alle economie locali e costi crescenti per i consumatori”. Negli Stati Uniti, l’influenza aviaria ha portato ad una crisi delle uova, con un aumento dei prezzi del +60% in un anno (arrivate, a inizio marzo, a costare in media 8 dollari a dozzina). Il Presidente Donald Trump ha chiesto aiuto a diversi Paesi, tra cui la Danimarca, per importare uova e affrontare la carenza. Tuttavia, molti Paesi europei, come per esempio la Finlandia, hanno rifiutato di esportare uova a causa della mancanza di negoziati per l’accesso al mercato Usa e di autorizzazioni nazionali per l’esportazione di questi prodotti. La situazione ha spinto ad esplorare altre opzioni, come accordi con la Turchia e misure per limitare l’acquisto di uova nei supermercati, ma anche uova di contrabbando dal Messico.
“La Fao è in prima linea nell’affrontare questo virus da oltre 20 anni, supportando i governi nell’individuazione, prevenzione e risposta alle epidemie”, ha detto la vicedirettrice generale Fao Beth Bechdol, sottolineando l’importanza di una forte capacità del sistema veterinario e sanitario animale in ogni Paese. “Lavorando insieme - ha precisato Bechdol - possiamo ridurre l’impatto dell’influenza aviaria e proteggere la salute degli animali e degli esseri umani”.
Negli ultimi quattro anni c’è stato un cambiamento nell’aviaria in termini di diffusione geografica, con un aumento del contagio sui mammiferi e ingenti perdite di uccelli domestici, con un impatto sulla sicurezza alimentare e un aumento dei prezzi dei prodotti avicoli. Un gran numero di uccelli selvatici ha ceduto alla malattia, danneggiando la biodiversità con almeno 300 nuove specie colpite dal 2021, precisa la Fao.
Di fronte a questo quadro, il Presidente americano si trova costretto a esplorare tutte le opzioni sul campo per fermare la spirale incontrollata dei prezzi, che sta creando non pochi dissapori tra la popolazione statunitense, anche perché le uova sono da sempre uno degli alimenti base della loro dieta. Secondo quanto precisato dalla Danish Egg Association, l’associazione danese di riferimento per il settore, Washington avrebbe chiesto alla Danimarca e ad altri Paesi europei, come la Finlandia, di consentire l’esportazione di uova per far fronte all’emergenza. Mentre Copenhagen è in attesa di ulteriori informazioni da Washington, la Finlandia ha detto di no alla richiesta. La Turchia, da parte sua, aveva annunciato un piano di esportazioni negli Usa di 15.000 tonnellate di uova dal valore di un miliardo di dollari. Intanto, i prezzi folli stanno dando nuova linfa al mercato di contrabbando delle uova, soprattutto in arrivo dal Messico - i sequestri sono aumentati sino al 36% in questo anno fiscale, rispetto a quello precedente, secondo i dati forniti dalla polizia doganale - e le grandi catene di supermercati stanno mettendo in campo diverse misure nel tentativo di fermare l’assalto dei cittadini ai propri scaffali.
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