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VINO & TERRITORI

Nel “Pacchetto Vino” Ue per le Città del Vino manca la presa d’atto che il vino è cultura

Per i comuni più vocati d’Italia, “c’è consapevolezza dell’importanza dell’enoturismo, ma non si fa chiarezza sul consumo consapevole”

Nuovi strumenti per prevenire e gestire le eccedenze, più flessibilità sulla gestione degli impianti, durata delle campagna di promozione nei Paesi terzi estesa da 3 a 5 anni, apertura della promozione dell’enoturismo ai Consorzi, etichettatura armonizzata, e non solo: sono alcune delle misure del “Pacchetto Vino” presentato, nel marzo scorso, prima della sua visita in Italia, dal Commissario Ue all’Agricoltura Christophe Hansen (e anticipato da WineNews), che piace alle imprese, da quelle europee rappresentate dal Ceev, alla filiera italiana, da Federvini a Unione Italiana Vini (Uiv), alle Cooperative, ma un po’ meno ai comuni a più alta vocazione vitivinicola d’Italia. Che, in attesa della sua approvazione - “spero entro l’autunno” ha detto lo stesso Hansen, a Vinitaly 2025 a Verona, dicendosi “ottimista” sull’iter in Consiglio e Parlamento Ue - attraverso la voce del presidente delle Città del Vino Angelo Radica, di cui fanno parte oltre 500 comuni, sottolineano come “le misure proposte dalla Commissione Europea per sostenere il settore vitivinicolo sono un buon inizio, con qualche segnale promettente, ma sebbene si cominci a prendere consapevolezza dell’importanza di elementi e settori emergenti come quello dell’enoturismo, manca ancora la definitiva presa d’atto dell’unione inestricabile che esiste, in Italia ma anche in altri Paesi europei, tra il vino e la cultura e la storia dei territori”.
Il vino è di certo un motore per l’economia, ma rappresenta anche un fattore che contribuisce in molti casi a costruire l’identità dei luoghi. “Ecco perché non va criminalizzato ma, al contrario, valorizzato - ribadisce Radica - l’Unione Europea dovrebbe farsi promotrice e sostenere campagne coordinate che mirino proprio all’obiettivo di sottolineare il legame tra vino, territori e cultura. Accanto a questo, la necessità è quella di chiarire una volta per tutte il concetto di consumo consapevole. Si tratta di azioni di cui purtroppo non riscontriamo tracce nei piani di indirizzo dell’Unione Europea, neanche nell’ultimo della Commissione: al contrario, in molti casi l’Ue direttamente o indirettamente si muove nella direzione opposta, concentrandosi sull’abuso. Eppure si avverte la necessità di un radicale cambio di marcia e di visione per quanto riguarda l’approccio al settore vitivinicolo, tanto più alla luce della fase di instabilità che stiamo attraversando in cui quello del vino, a causa dei dazi Usa, rischia di essere tra i settori più colpiti”, conclude il presidente delle Città del Vino.

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