La cucina italiana potrebbe non essere riconosciuta come Patrimonio Immateriale dell’Umanità dall’Unesco. Lo scrive il quotidiano “Il Giornale”, secondo cui l’esito positivo - previsto per dicembre 2025 - sarebbe a rischio. Dunque, nonostante le cucine di molte altre nazioni, come Francia, Corea, Messico e Giappone, siano già entrate nella rosa dell’Unesco, quella italiana, universalmente riconosciuta tra le migliori al mondo, potrebbe non farcela. L’indiscrezione, scrive “Il Giornale”, trapela da fonti diplomatiche, dopo la cena di gala di fine giugno a New York, voluta dall’Italian Trade Agency, per sostenere la candidatura italiana. Non è chiaro quali siano i dubbi sollevati, né se siano più tecnici o politici, ma ci sarebbe ancora un margine di recupero: le prossime tappe per arrivare al verdetto finale saranno l’incontro a Parigi del 10 novembre e quello a New Delhi del 10 dicembre, in cui ci sarà il voto definitivo. “Se a dicembre la cucina italiana non venisse riconosciuta, sarebbero le altre cucine ad essere sminuite - controbatte il Ministro dell’Agricoltura Francesco Lollobrigida, a difesa dei valori - non solo di gusto, ma anche di convivialità e di saper fare millenario”.
Il Ministro, scrive Il Giornale, è intervenuto sulla questione alla cena organizzata a Malta dall’Ambasciata italiana e dall’Ice (agenzia per l’internazionalizzazione delle imprese italiane) per promuovere la candidatura davanti a autorità ed imprenditoria maltesi. A rivendicare la forza della candidatura è intervenuto anche il presidente Istituto per il Commercio Estero (Ice) Matteo Zoppas. Se per gli italiani il riconoscimento è una questione di cuore, di casa (e di palato), lui fa notare che premierebbe anche “una filiera dell’agro-alimentare che nel suo complesso vale 70 miliardi di euro, che nel 2023 erano 64: una crescita in doppia cifra che porta il settore a rappresentare oltre il 10% dell’export di made in Italy”. L’iter della candidatura della cucina italiana a Patrimonio Unesco è partito, nel 2020, da un’idea di Maddalena Fossati Dondero, direttrice della rivista “La Cucina italiana” e ora presidente del Comitato promotore, di cui fanno parte numerosi chef stellati (come Massimo Bottura, Davide Oldani, Antonia Klugmann, Carlo Cracco, Niko Romito, Antonino Cannavacciuolo e molti altri, come Gennaro Esposito, intervistato da WineNews proprio sul futuro della cucina italiana.
La candidatura non riguarda solo la cucina italiana in sé, ma anche l’idea di fondo sottesa al dossier: e cioè che il cibo possa essere considerato l’identità culturale di un popolo. Perché la nostra cucina “è il rito unico di sedersi attorno a un tavolo, di cucinare con amore, di prendersi cura dei familiari e degli amici, utilizzando materie prime di territorio che sono un’espressione unica al mondo, e che grazie al riconoscimento Unesco saranno più protette dalle contraffazioni e dall’Italian Sounding”, come sottolineato più volte da Massimo Bottura, lo chef italiano più famoso al mondo.
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