La Maglia Gialla, ovvero il leader nella classifica generale, prende posizione in testa al gruppo, e i compagni di squadra gli si affiancano formando una linea con il vincitore al centro. Nel frattempo l’ammiraglia del team si avvicina per distribuire bicchieri di bollicine: ha inizio così il brindisi, mentre ancora i ciclisti stanno pedalando. Fotocamere e telecamere non si fanno sfuggire l’occasione per immortalare il momento, a cui qualche volta partecipano anche gli altri corridori che occupano le prime posizioni della classifica generale o i vincitori delle altre specialità. Il brindisi “in sella” nell’ultima tappa del “Tour de France” è una specie di consuetudine per i ciclisti (anche se quest’anno, per l’appunto, nell’edizione vinta, nei giorni scorsi, dallo sloveno Tadej Pogacar non si è tenuto, ndr) ed è anche un fatto piuttosto insolito: tanti sportivi, in particolare quelli di Formula 1 e MotoGp, festeggiano la vittoria finale spruzzando e bevendo vino (spesso spumante, negli ultimi anni con il Prosecco Doc grande protagonista in molte discipline, così come il Trentodoc Ferrari in F1, o il più classico Champagne, ndr), ma lo fanno sul podio al termine della corsa. Nell’iconica corsa ciclistica che attraversa tutta la Francia, invece, questo accade, seppur brevemente, durante una tappa e perciò quando ufficialmente la competizione, e i relativi verdetti, non sono né terminati né ufficializzati. Ma è regola non scritta anche che durante l’ultima tappa nessuno attacchi la Maglia Gialla, a meno che il distacco tra il primo e il secondo non sia particolarmente ridotto, cosa che accade molto raramente. E visto che tendenzialmente si parla di intervalli di minuti, inoltre, è praticamente impossibile ribaltare la classifica in una sola tappa.
Della tradizione del brindisi in sella alla bicicletta nel tratto finale del “Tour de France”, è, invece, il blog WineShop a raccontarne la genesi: l’anno chiave fu il 1975 quando, per la prima volta, l’arrivo fu spostato sugli Champs Élysées, il celebre Viale di Parigi che collega Place de la Concord all’Arco di Trionfo, regalando alla corsa uno scenario unico e spettacolare nel cuore della capitale francese. Una proposta che fu avanzata un anno prima dal giornalista Yves Mourousi e che piacque molto agli organizzatori (si narra anche che egli contattò pure il Presidente della Repubblica dell’epoca, Valéry Giscard d’Estaing, per sottoporgli l’idea): da allora, la tappa finale del Tour si è trasformata in una grande celebrazione, non solo per il ciclista vincitore e la sua squadra, ma anche per Parigi e l’intera Francia. Il rituale si è consolidato, poi, tra gli Anni Novanta e i primi Anni Duemila, diventando una consuetudine del Tour : una passerella trionfale per il vincitore della Grande Boucle il cui ritmo rilassato permette di salutare il pubblico e ad attraversare la Ville Lumière in sicurezza. E perché no, festeggiare anche con un buon vino.
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