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Le barriques francesi provano a “resistere”, tra prezzi del legno alle stelle e mercati incerti

La Fédération des Tonneliers de France (Ftf): -9,5% di fatturato in un anno (515,9 milioni di euro), con un crollo sul mercato francese (-16,8%)
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Le barriques francesi provano a “resistere” alle incertezze dei mercati

Simbolo di eccellenza enologica, la barrique francese vacilla. Un tempo emblema dell’artigianato di alta gamma e alleata insostituibile dei grandi vini, oggi la piccola botte in rovere si trova al centro di una “tempesta perfetta”: prezzi del legno alle stelle, crisi climatica, viticoltori in affanno e mercati internazionali sempre più incerti. La filiera che la produce, “fiore all’occhiello” del savoir-faire francese, è costretta a rallentare, adattarsi, resistere. A denunciare la situazione è la Fédération des Tonneliers de France (Ftf), che raggruppa 57 aziende del settore, e che mette in evidenza come nell’esercizio dal 1 aprile 2024 al 31 marzo 2025 hanno venduto 543.817 barriques per un fatturato di 515,9 milioni di euro, in calo del -9,5% sull’esercizio precedente.
Un calo che è stato particolarmente significativo sul mercato francese (-16,8%), mentre è stato più contenuto nelle esportazioni (-5,9%). In calo anche i volumi (-15%), più in Francia (-19,7%) che sui mercati esteri (-13,1%). La Francia (34% in volume e 30,6% in valore) e gli Stati Uniti (30% in volume e 33,8% in valore) rimangono i mercati principali, davanti a Spagna (8,2% in volume e 7,2% in valore), Italia (6,3% in volume e 6,2% in valore) e Australia (4,3% in volume e 4,4% in valore). Al 31 marzo 2025, l’Europa e la zona delle Americhe combinavano l’87,9% del fatturato e l’88,5% del volume di barili venduti.
Le cause del rallentamento sono molteplici: malattie della vite, eventi climatici estremi come gelo, grandine e siccità, e l’aumento vertiginoso del prezzo del rovere francese, +50% negli ultimi due anni, spinto dalla domanda cinese e da altri settori come l’arredamento. A ciò si aggiunge una correzione degli stock post-Covid che ha ridotto gli ordini. Anche il contesto commerciale resta incerto, soprattutto negli Stati Uniti, dove le minacce di dazi (inizialmente fino al 200%, poi fissati al 15%) hanno spinto i clienti a rimandare o ridurre gli ordini, mentre anche in Europa si naviga a vista tra dubbi e instabilità.
Nonostante tutto, la presidente della Federazione Magdeleine Allaume, sottolinea “la solidità del settore, che continua a investire in qualità, sostenibilità, ricerca e innovazione, mantenendo il proprio ruolo centrale nella produzione di vini e distillati di eccellenza in Francia e nel mondo”.

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