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L’Espresso

La storia di Castelvecchio: dal sogno di Leopoldo Terraneo alla Malvasia Dileo … Fondata dalla famiglia Terraneo negli anni ’70 a Sagrado, Castelvecchio è oggi simbolo del Carso DOC. La Malvasia Riserva Dileo 2022 ne esprime intensità, freschezza e autenticità...Collocazione storica, con testimonianze di coltivazione della vite che arrivano fino al XVI° secolo, l’antico insediamento precedentemente conosciuto con il nome di Villa Veneta, a Sagrado, provincia di Gorizia, uno degli epicentri del Carso Goriziano, diventa, dalla fine degli anni ’70, cantina Castelvecchio, materializzazione del sogno enoico di famiglia Terraneo. Fu Leopoldo il capostipite: imprenditore attivo nel settore della chimica (fondatore, tra le altre, della Soteco di Savogna d’Isonzo), il quale, giunto per motivazioni lavorative dalla nativa Brianza, si innamora della tenuta e vi si trasferisce, prima di avviare il progetto di Castelvecchio – ora proseguito dai figli Lorenzo, Benedetta e Isabella – a partire dalla metà degli anni ’80. Si imposta l’attività fin da subito sui vitigni internazionali, ossia Pinot Grigio e Sauvignon, completati da Cabernet Franc e Cabernet Sauvignon, abbinati alla varietà territoriali (tra cui Terrano, Refosco, Malvasia e Vitovska). Ma soprattutto si condivise un’idea di bassa invasività e rispetto dell’areale, approdata poi, negli anni, non soltanto alla certificazione biologica, – con pratiche mutuate anche dalla biodinamica – ma ad un globale percorso di sostenibilità, perseguito nell’intera estensione degli ampi possedimenti, oltre i 120 ettari, di cui poco più di 35 vitati, che ospitano al loro interno anche il Parco tematico dedicato alla memoria di Giuseppe Ungaretti. Un orientamento, quello anti-interventista, che prosegue in cantina, tra locali moderni e la storica barricaia, dove con fermentazioni spontanee ed affinamenti di grande misura (completati in acciaio e recipienti di cemento non vetrificato per i vini bianchi, in un mix di vasi vinari di legno, tra rovere francese e di Slavonia, per quelli rossi) si plasmano etichette-simbolo della vocazione territoriale, che si ergono ad impeccabili emblemi della denominazione Carso DOC.

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