Dodici interpreti, pionieri, negli Anni Settanta e Ottanta del Novecento, nel guidare la svolta qualitativa dei vini dell’Alto Adige, che, oggi, si stanno affermando sempre di più sui mercati di tutto il mondo, e le cui storie, sfide e visioni sono state raccolte nel documentario “Vino in Alto Adige - Storia di una rinascita” del regista Peter Künzel, presentato, nei giorni scorsi, in anteprima al Filmclub di Bolzano e promosso dal Consorzio Vini Alto Adige. Dalla testimonianza di Elena Walch per Elena Walch a quella di Louis Raifer di Colterenzio, da Hans Terzer per San Michele Appiano a Willi Sturz per Cantina Tramin, e poi Alois Lageder (Alois Lageder), Josephus Mayr (Unterganzner), Paolo Foradori (Hofstätter), Peter Dipoli (Dipoli Peter), Josef Reiterer (Arunda Sektkellerei), Hartmuth Spitaler (Girlan), Toni Rottensteiner (Hans Rottensteiner) e Graziano Filippi (St. Magdalena). La pellicola nasce con l’intento di rendere omaggio a questi protagonisti, raccontarne le intuizioni, il coraggio e l’eredità culturale.
A partire dalla seconda metà degli Anni Ottanta, l’intero settore vitivinicolo altoatesino ha vissuto, infatti, una trasformazione radicale, con il passaggio da vini rossi ai bianchi d’eccellenza, che consente oggi all’Alto Adige di essere protagonista riconosciuto sulla scena internazionale: uno territori vitivinicoli tra i più prestigiosi d’Italia (con il valore dei vigneti che, nella zona del Lago di Caldaro, in particolare, arriva anche a 900.000 euro ad ettaro, secondo il Crea) e che da circa un anno conta anche 86 Uga (Unità Geografiche Aggiuntive), a valorizzare una zona da cui ogni anno partono 40 milioni di bottiglie, il 96% a Doc, e 600.000 solo di spumante Metodo Classico, e che vengono vendute soprattutto nel canale Horeca, e in tanti mercati del mondo, a partire da Stati Uniti, Germania, Svizzera, Giappone, Regno Unito, Belgio, Olanda, Svezia, Danimarca, Canada e Corea del Sud (e con una vendemmia 2025 giudicata ottima dai maggiori produttori, come hanno raccontato a WineNews dalla proiezione a Bolzano e dal Merano WineFestival 2025, in un video prossimamente online, ndr).
“Se durante la crisi del vino negli Anni Ottanta non ci fossero stati uomini e donne lungimiranti, disposti a rischiare e a cambiare rotta, oggi l’Alto Adige non sarebbe dove si trova - ha detto il presidente del Consorzio Vini Alto Adige, Andreas Kofler - allora tutti remavano nella stessa direzione, credendo in un nuovo futuro per il vino altoatesino e lavorando instancabilmente per realizzarlo”.
La trama del film si intreccia nel montaggio, condito da immagini spettacolari dove le montagne diventano protagoniste silenziose e assolute, con i ritmi della natura e delle sue stagioni a raccontare l’arte paziente della produzione del vino: dai primi caldi raggi di sole primaverili alle dorate vendemmie autunnali. Ma accanto ai protagonisti storici, il film dà anche voce alla nuova generazione di produttori: donne - figlie e nipoti - che portano avanti l’eredità con passione, senso di responsabilità e coraggio, tra cui Helena Lageder (Alois Lageder), Veronika Pfeifer (Pfannenstielhof), Gloria Mayr (Nusserhof), Katharina Mayr (Erbhof Unterganzner), Emma Foradori (Hofstätter) e Maria Niedrist (Niedrist Ignaz).
“È proprio il confronto tra ieri e oggi, tra esperienza e rinnovamento, che rende il film così vivo e attuale - ha spiegato Eduard Bernhart, direttore del Consorzio e ideatore di questo speciale progetto - più che un documentario questo progetto vuole essere un archivio di memorie, vissuti, emozioni e racconti”.
Il docufilm - che ha cinque lunghi anni di lavoro alle spalle - è il secondo grande progetto culturale promosso dal Consorzio dopo il volume “Vino in Alto Adige”, pubblicato nel 2024 in italiano e tedesco, e recentemente premiato dall’Organizzazione Internazionale della Vigna e del Vino (Oiv) come uno dei migliori libri nella categoria “Wines and Territories”.
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