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EUROPA

Tra radici antiche e qualità in crescita, avanza la Romania del vino (n. 8 al mondo per vigneti)

Oggi, 1 dicembre, è la festa nazionale di un Paese che, da sempre, vanta un legame profondo con l’Italia, anche grazie alla numerosa Comunità romena 

C’è una enclave vitivinicola nel cuore dell’Europa in cui la vitivinicoltura ha radici antichissime e, allo stesso tempo, è particolarmente proiettata nel futuro, grazie a costanti investimenti sulla qualità, grazie ad un vigneto che è il n. 8 tra i più estesi al mondo - con oltre 187.193 ettari di vigna - e grazie ad una produzione di vino superiore ai 3,6 milioni di ettolitri nel 2024 (dati Oiv - Organizzazione Internazionale della Vite e del Vino) che la attesta al n. 12 a livello internazionale per volumi prodotti: la Romania, che oggi 1 dicembre, celebra la sua festa nazionale, vanta da sempre un profondo legame con l’Italia, radicato in secoli di scambi e influenze reciproche. E non è un caso se quella romena, con oltre 1 milione di persone, sia la comunità straniera più vasta nel nostro Paese, un primato dovuto non solo a secoli di scambi e influenze reciproche, ma anche a fattori linguistici. Negli ultimi decenni la produzione vinicola romena ha beneficiato di un processo di modernizzazione che ha portato molte cantine a competere con successo sui mercati internazionali: aumentano le etichette premiate e cresce l’interesse di enologi stranieri, attratti dal potenziale del territorio. Tanti i gioielli della viticoltura romena, da Avincis Winery, tra le più prestigiose e storiche del Paese (con il Crâmpoșia Selecționată e il Negru de Drăgășani), a Cramele Recaș, tra le più premiate a livello internazionale (con Implicit Fetească neagră e Explicit Fetească regală), fino a Crama Corbut (Nicolas, Anastasia e Palatin Reserve), solo per nominarne alcune. Le loro etichette più rappresentative sono state protagoniste di un recente evento dedicato alla gastronomia e ai vini romeni (con la presenza di WineNews), voluto da George Gabriel Bologan, Ambasciatore di Romania alla Santa Sede e Sovrano Militare Ordine di Malta. La presentazione delle varietà è stata curata dal professore ed enologo Dorin Popa, esperto degustatore, che ha offerto ai partecipanti un raffinato viaggio nell’arte enologica.
La viticoltura è oggi diffusa in tutte le regioni della Romania, dalla Transilvania a Dobrogea, da Montenia ad Oltenia, da Banat alla Moldova, a Crisana e Maramures, con una varietà di Dop e Igp prodotte da oltre 500 cantine. Tra i vitigni autoctoni più conosciuti troviamo il Fetească Albă, il Fetească Regală e il Grasă de Cotnari per i bianchi, mentre per i rossi spiccano Fetească Neagră e Negru de Drăgășani. Accanto a questi prosperano anche vitigni internazionali, come Merlot, Cabernet Sauvignon, Chardonnay e Sauvignon Blanc. Le denominazioni di origine controllata sono in espansione e contribuiscono a valorizzare zone storicamente vocate, come Cotnari, Dealu Mare, Murfatlar e Târnave. Anche l’enoturismo è in forte sviluppo: molte cantine offrono visite, degustazioni e percorsi alla scoperta delle tradizioni locali. Un impegno che ha reso la Romania tra i migliori Paesi europei da visitare per l’enoturismo, secondo l’European Wine Tourism Index, lanciato da Tui Musement. Nel complesso, la Romania si sta affermando sempre più come produttore di vino dinamico e ricco di identità, in grado di unire tradizione e innovazione in bottiglie che raccontano la varietà del suo territorio.
Ma non c’è solo la tradizione vitivinicola ad unire Italia e Romania: i due Paesi condividono una relazione storica, culturale ed economica molto forte, radicata in secoli di scambi ed influenze reciproche. Entrambe le lingue appartengono al gruppo delle romanze, e questa vicinanza linguistica ha facilitato nel tempo la comunicazione e i contatti tra i due popoli. Nei secoli, l’eredità latina ha creato una base culturale comune che oggi si riflette in tradizioni, usi e sensibilità affini. Un elemento che ha contribuito alla presenza della comunità romena in Italia, tra le più grandi comunità straniere del Paese, che nel 2024 ha superato 1 milione di persone. In termini percentuali, i romeni costituiscono oltre il 20% della popolazione straniera residente in Italia. Le nazionalità che seguono, con numeri sensibilmente inferiori, sono gli albanesi e i marocchini. Allo stesso modo, esiste una comunità italiana storicamente radicata in Romania, che mantiene vive tradizioni e rapporti bilaterali.
Ma la Romania ha anche dato i natali a molte personalità di spicco del mondo della cultura e non solo, dal filosofo e poeta Mihai Eminescu, considerato il poeta nazionale, a George Enescu, il più grande compositore romeno, dal drammaturgo Eugène Ionesco, considerato tra i fondatori del movimento del “Teatro dell’Assurdo” (insieme a nomi come Samuel Beckett e Jean Tardieu), a Constantin Brancusi, ritenuto uno dei più grandi scultori del Novecento, da Elie Wiesel, scrittore, giornalista e attivista ebreo nato in Transilvania, vincitore del Premio Nobel per la Pace nel 1986 per il suo impegno contro l’indifferenza ed a favore della memoria dell’Olocausto, a Nadia Comaneci, tra le più famose e vincenti ginnaste della storia, da Ilie Nastase, tra i più grandi tennisti degli Anni Settanta (che è stato anche n. 1 al mondo), passando, ovviamente, per Vlad Tepes, principe nato in Transilvania nel 1400, famoso per la sua lotta contro i turchi, noto anche con il nome di Dracula (di cui ha ispirato la vasta letteratura sul Conte Dracula, e non solo). Senza dimenticare Daniel Spoerri, uno dei più grandi artisti contemporanei, pioniere del Nouveau Réalisme e della Eat Art, oltre che inventore dei “tableaux-pièges” (quadri-trappola).

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