Vere e proprie eccellenze, ammirate in tutto il mondo, che danno la spinta a quell’export agroalimentare che è un pilastro dell’economia nazionale (con 70 miliardi di euro nel 2024), ma che, purtroppo, sono vittime anche di violazioni. Come nel caso dell’olio extravergine di oliva, uno dei simboli della Dieta Mediterranea, e che trova in Italia uno dei suoi vertici qualitativi a livello di produzione. L’ultimo episodio riguarda olio privo di origine e non tracciato con un’operazione che ha portato al sequestro di 14.000 litri in Puglia, regione che è “l’oliveto d’Italia”. A dare notizia dell’operazione è stato il Ministro dell’Agricoltura, Francesco Lollobrigida: “tra il porto di Bari e la Provincia di Lecce sono stati sequestrati 14.000 litri di olio extravergine di oliva per un valore stimato di circa 190.000 euro. A Bari, l’Icqrf (Ispettorato centrale repressione frodi, ndr) Puglia e Basilicata, insieme alla Guardia di Finanza e all’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli, ha bloccato un carico senza indicazione dell’origine obbligatoria, presumibilmente proveniente dalla Grecia. Nel leccese, l’Icqrf ha sequestrato olio non tracciato nella contabilità aziendale. Ringrazio - conclude Lollobrigida - Icqrf, Guardia di Finanza e Dogane. Difendono ogni giorno la trasparenza, la qualità e il lavoro delle nostre imprese”.
L’Italia, ha ricordato nei giorni scorsi il Ministero dell’Agricoltura, in occasione della “Giornata Mondiale dell’Ulivo”, è tra i principali protagonisti mondiali dell’olivicoltura, con 1,12 milioni di ettari di oliveti, 620.000 imprese attive, una rete capillare di 4.240 frantoi e oltre 300.000 tonnellate di produzione stimate per il 2025. E leader europeo per il maggior numero di oli certificati, con 42 Dop e 8 Igp senza dimenticare gli oltre 22.000 produttori coinvolti.
Ma, sottolineano Coldiretti e Unaprol, “gli arrivi di olio dalla Grecia a prezzi stracciati, intorno ai 4 euro al chilo, fanno crollare i prezzi di quello italiano che questa settimana hanno raggiunto il livello più basso degli ultimi tre anni, con un inaccettabile dumping ai danni delle nostre imprese”. Aggiungendo che “nei primi 8 mesi dell’anno gli arrivi di olio d’oliva vergine ed extravergine sono aumentati in quantità del 78%, con un’impennata proprio dalla Grecia (+139%)”, tanto che il prezzo dell’extravergine nazionale viene ritenuto “ormai in caduta libera, tanto da aver perso nel giro di un paio di mesi quasi tre euro al chilo, scendendo sotto i 7 euro”.
Il presidente Unaprol e vicepresidente nazionale Coldiretti, David Granieri, lancia l’allarme: “non possiamo più accettare che il lavoro delle nostre imprese venga vanificato dall’azione di veri e propri trafficanti di olio e da speculazioni che portano il prezzo dell’extravergine italiano sotto i costi di produzione. È urgente di dotare il comparto di strumenti più efficaci per combattere questi fenomeni”.
Coldiretti e Unaprol, spiega una nota, “hanno proposto un rafforzamento del Portale Sian, introducendo l’obbligo di registrazione delle contrattazioni non solo dell’olio sfuso, ma anche delle olive da olio. Solo attraverso la dichiarazione delle contrattazioni, incluse quelle delle olive da olio, sarà possibile disporre di un dato aggregato e geograficamente definito, capace di restituire il giusto valore ai produttori e al made in Italy olivicolo. L’obiettivo è arrivare a un quadro completo delle diverse fasi di scambio, con informazioni riferibili alle singole piazze di contrattazione, così da garantire un riferimento oggettivo, non manipolabile e realmente rappresentativo per l’intera filiera”.
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