Contribuire alle sfide della società, garantire vini d’eccellenza nel tempo, valorizzare il territorio, agire insieme per preservare il bene comune. Sono i pilastri, frutto di due anni di lavoro, messi nero su bianco, dalla filiera dello Champagne, attraverso il Comité Champagne, l’organizzazione interprofessionale della filiera, che ha presentato “Migliori Insieme”, il suo Rapporto d’Impatto sulla responsabilità sociale. Un piano condiviso di sviluppo sostenibile per affrontare le sfide economiche, ambientali e sociali, un documento strategico che mira a definire una visione condivisa di sviluppo sostenibile, globale e strutturato, capace di integrare in modo coerente le dimensioni economica, ambientale e sociale. Frutto di uno studio che riguarda una filiera che coinvolge 16.200 vignerons, 390 maison de Champagne e 125 cooperative, il Rapporto individua, oltre ai 4 grandi assi di impegno già citati, 12 sfide strategiche che guideranno le azioni future del settore.
La Champagne, spiega la nota, è stata la prima regione viticola al mondo a redigere un bilancio delle emissioni di gas serra, già nel 2003, aggiornandolo regolarmente ogni 5 anni per monitorarne l’evoluzione. Nel 2022 è stato definito l’obiettivo di raggiungere la neutralità carbonica entro il 2050, in coerenza con gli impegni dell’Accordo di Parigi. Per conseguire questo traguardo, la filiera si è posta l’obiettivo di ridurre del 75% le proprie emissioni, mentre per il restante si farà il ricorso a misure di compensazione. Nel 2025 è stato raggiunto l’obiettivo della riduzione del 25% delle emissioni.
La Champagne, spiega ancora il Comité è impegnata da oltre 30 anni nella riduzione dell’uso di prodotti fitosanitari, con l’obiettivo di migliorare la qualità del suolo e dell’acqua e preservare la biodiversità. Questo percorso ha già portato ad una diminuzione del 95% nell’utilizzo di insetticidi, resa possibile grazie a pratiche alternative come la confusione sessuale e il ripristino degli equilibri naturali. L’uso di erbicidi è stato ridotto del 15% grazie a lavorazioni meccaniche e all’inerbimento dei suoli, mentre i fertilizzanti chimici sono stati dimezzati a favore della fertilizzazione ragionata e allo sviluppo di materie fertilizzanti organiche. Oggi il 68% delle superfici vitate è certificato, con l’obiettivo del 100% entro il 2030. Per affrontare le sfide del cambiamento climatico, la Champagne sperimenta nuove soluzioni, con sperimentazioni su nuovi vitigni come il Voltis e la partecipazione a progetti di ricerca interregionali, tra cui Qanopée, dedicato alla sicurezza del materiale vegetale. In 30 anni la temperatura media in Champagne è aumentata di circa 1,8 gradi centigradi, ma la filiera “continua a intervenire su tutte le componenti della produzione per garantire l’eccellenza e la tipicità dei suoi vini”.
La gestione responsabile delle risorse, continua la nota, si traduce anche in un’attenta politica di recupero e valorizzazione dei rifiuti prodotti. Ogni anno la filiera tratta circa 10.000 tonnellate di materiali, raggiungendo livelli di recupero pari al 92% attraverso le attività di ricerca e sviluppo. Dal 2014, il 100% degli effluenti vinicoli (le acque reflue generate in cantina, ndr) sono completamente trattati, mentre ogni anno sono valorizzate 110.000 tonnellate di sottoprodotti della vinificazione e 80.000 tonnellate di residui legnosi provenienti dalla potatura della vite. Parallelamente, la Champagne rafforza il proprio ruolo di motore territoriale, anche attraverso l’enoturismo e il coordinamento delle iniziative locali, con l’obiettivo di valorizzare saperi, mestieri e identità della regione.
Un impegno che si traduce anche in una difesa attiva del nome Champagne, che ha portato al riconoscimento della protezione giuridica in oltre 130 Paesi, con circa 500 nuove azioni legali ogni anno contro imitazioni e usi impropri, senza dimenticare i 1.000 dossier aperti a livello internazionale ed i 70 studi legali incaricati della protezione della denominazione nel mondo. Il riconoscimento Unesco dei Coteaux, Maisons et Caves de Champagne (nella categoria dei “Paesaggi culturali evolutivi viventi”) rafforza ulteriormente la responsabilità della filiera nella tutela di un patrimonio culturale e paesaggistico unico.
Un futuro che passa anche dalla modernità del lavoro. Tra le tecnologie innovative attualmente in fase di test o di implementazione ci sono lo sviluppo della robotica nel vigneto per facilitare il lavoro tra i filari e ridurre l’esposizione dei lavoratori alle vibrazioni delle macchine; gli esoscheletri per ridurre lo sforzo fisico e facilitare l’adozione di posture corrette e l’adattamento dei sistemi di allevamento della vite, per limitare sforzi e posture problematiche, principali cause di disturbi muscolo-scheletrici.
“Responsabilità collettiva ed eccellenza sono legami indissolubili che uniscono gli champenois generazione dopo generazione”, ha commentato David Chatillon, presidente Union des Maisons de Champagne e co-presidente Comité Champagne. Maxime Toubart, presidente Syndicat Général des Vignerons e co-presidente Comité Champagne ha aggiunto: “da sempre gli champenois sono animati da uno stesso spirito, rispettosi della tradizione e pionieri al tempo stesso. È quindi naturale che la responsabilità sociale d’impresa sia al centro della nostra strategia collettiva”.
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