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LO SCENARIO

L’avanzata del rosè, il ritorno del calice e la crescita del Pinot Nero: i trend 2026 by Bibendum

Le previsioni di uno dei top player del mercato Uk, tra moderazione e calo di consumi. E tra le prime 10 tendenze spuntano i vini bianchi del Piemonte

L’avanzata del rosè francese, il ritorno del vino al calice e la crescita del Pinot Nero, varietà capace anche di rivitalizzare in parte il segmento dei vini rossi, da anni in costante calo. Sono alcune delle tendenze da tener d’occhio per il 2026 secondo le ormai tradizionali previsioni di Bibendum, uno dei più importanti player del mercato del beverage del Regno Unito, e che, dal proprio osservatorio, anticipa i trend di consumo in uno dei mercati fondamentali del vino mondiale, ma anche e soprattutto per quello italiano: come l’Uk, il terzo mercato di sbocco dell’export tricolore dopo Stati Uniti e Germania, seppur in frenata (587,6 milioni di euro in valore, -2,3% nei primi 9 mesi 2025 sul 2024, secondo i dati Istat analizzati da WineNews) e con l’incognita degli effetti delle accise che il Governo britannico ha deciso di mettere sugli alcolici.
Nello specifico, le tendenze osservate da Bibendum riguardano i consumi di vino nel settore della ristorazione britannica, sottolineando come anche la situazione economica generale incida, dal momento che le persone hanno ridotto i pasti fuoricasa. Così i consumatori vogliono spendere per il vino solo per opzioni convenienti o significative, e pertanto è prevista una riduzione delle “duplications” (i duplicati): inutile tenere in carta due Sauvignon Blanc a prezzi simili, spiegano, “i vini nella sezione intermedia necessitano una giustificazione convincente per stare nel menu”.
Inoltre, con la moderazione e la ricerca della convenienza che avanzano, i vini al calice riducono il rischio di spendere troppo e offrono anche un modo per poter bere un vino di qualità superiore.
Allo stesso tempo, per il 2026 viene indicata la crescita dei rosè francesi (in particolare quelli provenzali), che, secondo Bibendum, saranno via via sempre più presenti nelle carte dei vini dei ristoranti dal momento che gli operatori del settore di fascia alta stanno capitalizzando sulla domanda di rosè, con un prezzo di vendita superiore alla media, e viene rimarcata l’importanza di investire, per il ristoratore, su vini “sicuri” e su varietà che sono punti di riferimento (come i vini francesi ed italiani), in quanto hanno “maggiori probabilità di ottenere risultati migliori”.
E gli spumanti, in questo senso, rappresentano un segmento chiave: è il mercato che nel 2025 ha registrato un calo più lento rispetto ad altre categorie, e mentre Prosecco e Champagne rimangono i prodotti di punta, il 2026 dovrebbe sorridere a nuove tipologie, come lo spumante inglese, il Crémant francese e gli spumanti del Nuovo Mondo provenienti da Sudafrica e Australia (come prevede anche Wine Lister).
E poi un tema che da anni accompagna il dibattito sui vini rossi, e cioè che spesso sono troppo alcolici o pesanti, tanto da rappresentare la categoria del vino più in difficoltà. Eppure un modo per renderli più freschi e leggeri c’è, secondo Bibendum, che analizza il trend (nel segmento premium) del Pinot Nero e del Garnacha, varietà che stanno guadagnando quote di mercato tanto da competere con bianchi e rosati più freschi, e ritagliarsi uno spazio tradizionalmente occupato da birra e sidro (anche nei consumi della tarda mattinata). Non a caso il Pinot Nero è la tendenza n. 1 della “Top 10 Wine Trends for 2026” di Bibendum: ma non solo quello della Borgogna, anche quello proveniente da Paesi come Stati Uniti, Australia, Sudafrica e Nuova Zelanda. Il che riflette la volontà di esplorare e la curiosità di provare diverse espressioni di questo vitigno. Al n. 2 ci sono i bianchi francesi: “guidati dai classici della Borgogna, della Valle della Loira e di Bordeaux, Chardonnay e Sauvignon Blanc dominano la crescita, ma l’interesse si sta espandendo verso varietà meno note come le miscele di Marsanne, Vermentino, Altesse, Sylvaner, Chasselas e Rolle”. Terzo gradino del podio, invece, per lo Shiraz australiano, anche quello prodotto in climi più freddi come ad Yarra Valley, Adelaide Hills ed Eden Valley, che sta guadagnando terreno. Poi l’Italia e il Piemonte, ma non quello dei Barolo e del Nebbiolo bensì quello di Cortese, Timorasso e Arneis: i vini bianchi piemontesi sono la tendenza n. 4 del 2026 in Uk secondo Bibendum, che racconta come queste uve, fresche e profonde, stanno guidando una crescita con alcune aziende vinicole che stanno mettendo in mostra varietà anche meno note come Nascetta e Favorita, a dimostrazione del variegato patrimonio del Piemonte e della curiosità che ruota attorno ad esso. Quinto posto per il Rioja bianco spagnolo (sempre più popolare) e sesta posizione per il Garnacha (come detto, in crescita). Le tendenze n. 7 e n. 8 non riguardano più il vitigno. ma la regione: rispettivamente l’Alsazia, in Francia (“dove una nuova generazione di viticoltori onora la tradizione e abbraccia tecniche moderne, aiutata dal clima”), e la California, in Usa (“dove Cabernet Sauvignon e Chardonnay registrano la crescita più significativa, ma procedono bene anche Zinfandel, Syrah, Cabernet Franc, Riesling e Viognier”). Poi, al n. 9, lo spumante inglese (che in patria scalza i Crémant francesi e anche qualche spumante italiano) e al n. 10 il rosè portoghese (forte della sua diversità in quanto prodotto con varie uve autoctone come Touriga Nacional, Baga e Ramisco).

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