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VINO E PROMOZIONE

A ciascun “groupage” di grandi cantine il suo metodo classico: Bellavista entra in Iswa

La cantina franciacortina di Terra Moretti in Italian Wine Signature Academy, mentre Cà del Bosco è nei Grandi Marchi, e Ferrari in Italia del Vino
BELLAVISTA, BOLLICINE, ISWA, vino, Italia
La famiglia Moretti, proprietaria della cantina franciacortina Bellavista, entra in Iswa

Se nel mondo, spumante italiano, oggi vuol dire Prosecco, il Belpaese dei grandi metodo classico, dal Trentodoc al Franciacorta, deve ancora farsi conoscere al grande pubblico internazionale. E, ovviamente, in questo senso, un ruolo fondamentale lo hanno le aziende leader dei loro territori, marchi di assoluto livello e già apprezzati nel mondo. Meglio ancora se questo avviene “in compagnia” di altri nomi di riferimento del Belpaese enoico.
E, in questo senso, è da registrare positivamente l’ingresso di Bellavista, uno dei nomi top della Franciacorta, del Gruppo Terra Moretti, nella compagine di Iswa - Italian Signature Wine Academy, di cui fanno già parte cantine di assoluto pregio, come Allegrini, Caprai, Feudi di San Gregorio, Fontanafredda, Frescobaldi, Masciarelli, Planeta e Villa Sandi (e che mettono insieme 300 milioni di euro di fatturato, con una quota export dell’80%).
E così, verrebbe da dire, ognuno dei tre grandi “groupage” della promozione del vino italiano nel mondo, vanta, oltre ad alcuni dei leader assoluti del fenomeno Prosecco, anche la sua bollicina: Cà del Bosco, altra realtà di riferimento della Franciacorta, è tra i 19 membri dei Grandi Marchi, che, oltre alla cantina guidata da Maurizio Zanella (parte del Gruppo Santa Margherita), comprende nomi Alois Lageder, Ambrogio e Giovanni Folonari Tenute, Antinori, Argiolas, Tenuta Col d’Orcia, Ca’ del Bosco, Carpenè Malvolti, Donnafugata, Gaja, Jermann, Lungarotti, Masi, Mastroberardino, Michele Chiarlo, Pio Cesare, Rivera, Tasca d’Almerita, Tenuta San Guido e Umani Ronchi (per 570 milioni di euro di fatturato e un valore delle vendite all’estero pari al 6% dell’intero export enologico tricolore, ndr), mentre Ferrari, nome leader del Trentodoc, è tra gli alfieri del Consorzio Italia del Vino, che riunisce 21 tra i nomi più importanti del vino italiano, da Castello Banfi a Bisol 1542, da Cà Maiol a Cantina Mesa, da Cantine Lunae a Casa Vinicola Sartori, da Di Majo Norante a Drei Donà, da Duca di Salaparuta a Ferrari Fratelli Lunelli, da Gruppo Italiano Vini (Giv) a Librandi, da Marchesi di Barolo a Medici Ermete & Figli, da Ronchi di Manzano a Santa Margherita Gruppo Vinicolo da Terre de La Custodia a Terredora di Paolo, da Torrevento a Zonin1821, a Zaccagnini (per una produzione complessiva di oltre 180 milioni di bottiglie, 11.000 ettari vitati, più di 1,2 miliardi di euro di fatturato complessivo ed il 10% dell’intero export italiano).
Un trittico della grande spumantistica metodo classico italiana, a sua volta inserito in una triade di grandi player del vino del Belpaese e della sua promozione del mondo di cui, come spesso accade, potrebbe beneficiare, virtuosamente, tutto quel mondo della grande produzione di bollicine tricolore, ancora non così conosciute, nel loro insieme, nei mercati internazionali.

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