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“A tutte le aziende del made in Italy in bottiglia: diventare più competitive in posizionamento, aumentare prezzo medio dei vini all’estero”. Ecco il messaggio da Forum “Wine2wine: Cambiamenti nel mondo del vino: consumo, produzione, distribuzione”

Italia
Stefano Cordero di Montezemolo

“A tutte le aziende del made in Italy in bottiglia: diventare più competitive nel posizionamento, aumentare il prezzo medio dei vini all’estero; in futuro, aumenterà per le aziende italiane, il distacco fra quelle che continueranno a guadagnare quote di mercato e quelle che, invece, le perderanno fino alla loro espulsione dai mercati”: ecco il messaggio che arriva da “Cambiamenti nel mondo del vino: consumo, produzione e distribuzione” a “Wine2wine”, forum by Vinitaly, in collaborazione con Federvini ed Unione Italiana Vini, di scena il 3-4 dicembre, a Verona (www.wine2wine.net).
La Francia continua, se pur con qualche cenno di discontinuità, a detenere il primato del prezzo medio del suo vino all’estero, mentre l’Italia, con eccezioni importanti come Usa e Germania, non riesce, però, ad esprimere un prezzo altrettanto alto (siamo ancora alla metà del prezzo medio francese che sfiora i 6 euro, mentre noi siamo appena sopra ai 3 euro al litro).
Una criticità che Tiziana Sarnari, ricercatrice Ismea, ha sottolineato dimostrando come nel 2013 “la Francia detenga ancora il primato sui prezzi dei suoi vini nel mondo e che un Paese come la Nuova Zelanda, al di là della sua produzione esigua, riesca spuntare delle buone medie complessive, lasciando l’Italia a stretto contatto con competitor (Australia, Cile, Spagna, Sud Africa e Stati Uniti)”.
E così l’Italia non riesce a competere sul posizionamento di prezzo con la Francia e, a volte, deve combattere con i prezzi concorrenziali di Spagna e Paesi del cosiddetto “Nuovo Mondo”. Questo a causa del fatto che “l’Italia probabilmente vende ancora troppo vino sfuso - prosegue Sarnari - come, per esempio, su un mercato come quello tedesco dove detiene saldamente il primato e punta con qualche incertezza sui vini importanti”. In prospettiva, e siamo con gli occhi sul 2015, “i prezzi dei vini tricolore non sono stimati in crescita - conclude la ricercatrice Ismea - nei mercati più importanti, nonostante i cali di produzione delle ultime vendemmie”.
Il mondo del vino italiano ha dimostrato una grandissima capacità operativa, ma non altrettanto si può dire sulla sua capacità di organizzazione aziendale, compiendo anche qualche errore. “Il vino è un prodotto “intangibile” - spiega Stefano Cordero di Montezemolo (ScdM Accademy) - e, dal punto di vista del valore, quello percepito è predominante. Il vino si racconta, prodotti di territorio ad alta vocazione qualitativa o si posiziona, vini brand-oriented. Capire esattamente dove si è e cosa si è, diventa, quindi, un fattore fondamentale. In futuro, però, vedo aumentare per le aziende italiane il distacco fra quelle che continueranno a guadagnare quote di mercato e quelle che, invece, le perderanno fino alla loro espulsione dai mercati. Ci sarà una forte scrematura, insomma. E un forte contributo per il successo arriverà - aggiunge Montezemolo - da una coscienza aziendale più sviluppata che, dopo l’efficacia, ormai raggiunta trovi anche la via dell’efficienza, che passa per molta parte nella delega di alcune funzionalità all'esterno dell'azienda stessa”.
La forte predominanza che, tendenzialmente aumenterà, di guardare verso i mercati esteri dovrà, però, essere concepita in modo non del tutto miope rispetto al mercato interno. “Il mercato italiano del vino si è spostato quasi del tutto sulla Gdo, dove quello che conta è il servizio e cioè dove la rotazione del prodotto assume una importanza fondamentale. Il vino è, però, un prodotto a bassa rotazione - conclude Montezemolo - e, quindi, le aziende dovranno impegnarsi sempre di più per garantire anche questa qualità, inventando prodotti nuovi e di immediata commercializzazione”.

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