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Vino: grandeur francese “minacciata” dai cinesi pronti ad  acquisizioni interessati ad nuovo Chateau bordolese ... Il ritmo di acquisizioni cinesi tra le vigne di Bordeaux è stato e resta molto alto. Si calcola, riferisce il sito WineNews.it, che la frequenza di acquisto sia di uno chàteau al mese e sembrerebbe innescata una vera e propria emorragia che potrebbe portare la Francia a perdere uno dei suoi gioielli più significativi: la produzione della regione in cui è nato il modello del commercio di lusso del vino e dove è stata realizzata oltre un secolo e mezzo fa l’unica “classificazione” veramente efficacie fino ai giorni nostri. Un problema che ha evidentemente aperto una discussione non secondaria nella regione: alcuni sono preoccupati nel vedere asset importanti controllati da investitori esteri, altri, invece, ritengono il fenomeno positivo sia dal lato del ritorno immediato di risorse sul territorio, sia dal fatto che l’interesse cinese nelle acquisizioni non fa altro che mantenere alto l’appeal del vino francese nel mercato del Paese della Grande Muraglia. Le acquisizioni cinesi nella culla del vino mondiale, peraltro, restano limitate alle denominazioni meno importanti della Gironda e alle aziende più marginali. Per adesso, infatti, la maggior parte delle proprietà sono piuttosto piccole e non troppo conosciute, con qualche rara eccezione. Il cosiddetto “bordolese” è un vero e proprio universo a sè stante: formato da 37 denominazioni conta intorno ai 125.000 ettari vitati (l’estensione a vigneto, grosso modo, di Sicilia e Lazio messe assieme) e rappresenta il 30% della produzione francese. Il suo potenziale produttivo è di 860 milioni di bottiglie, di cui 95% a denominazione. I produttori sono tra i 60.000 e i 70.000. Insomma, numeri importanti, anche se l’apice qualitativo (ed economico) della zona non sembra proprio rischiare di passare in mani diverse da quelle francesi. Il ritmo di acquisizioni cinesi tra le vigne di Bordeaux è stato e resta molto alto. Si calcola, riferisce il sito WineNews.it, che la frequenza di acquisto sia di uno chàteau al mese e sembrerebbe innescata una vera e propria emorragia che potrebbe portare la Francia a perdere uno dei suoi gioielli più significativi: la produzione della regione in cui è nato il modello del commercio di lusso del vino e dove è stata realizzata oltre un secolo e mezzo fa l’unica “classificazione” veramente efficacie fino ai giorni nostri. Un problema che ha evidentemente aperto una discussione non secondaria nella regione: alcuni sono preoccupati nel vedere asset importanti controllati da investitori esteri, altri, invece, ritengono il fenomeno positivo sia dal lato del ritorno immediato di risorse sul territorio, sia dal fatto che l’interesse cinese nelle acquisizioni non fa altro che mantenere alto l’appeal del vino francese nel mercato del Paese della Grande Muraglia. Le acquisizioni cinesi nella culla del vino mondiale, peraltro, restano limitate alle denominazioni meno importanti della Gironda e alle aziende più marginali. Per adesso, infatti, la maggior parte delle proprietà sono piuttosto piccole e non troppo conosciute, con qualche rara eccezione. Il cosiddetto “bordolese” è un vero e proprio universo a sè stante: formato da 37 denominazioni conta intorno ai 125.000 ettari vitati (l’estensione a vigneto, grosso modo, di Sicilia e Lazio messe assieme) e rappresenta il 30% della produzione francese. Il suo potenziale produttivo è di 860 milioni di bottiglie, di cui 95% a denominazione. I produttori sono tra i 60.000 e i 70.000. Insomma, numeri importanti, anche se l’apice qualitativo (ed economico) della zona non sembra proprio rischiare di passare in mani diverse da quelle francesi.

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