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Vino: per le aste calma piatta in usa nel terzo trimestre 2013 per “Wine Spectator auction index” bene l’oriente con Hong Kong ... Il mercato delle aste statunitense, riferisce il sito WineNews, da sempre centrale per capire il sentiment di operatori e investitori nel mercato dei fine wines, è rimasto sostanzialmente stabile nel corso del terzo trimestre 2013, ma l’andamento di settembre fa ben sperare, almeno a giudicare dalla voracità con la quale sono state “aggredite” alcune recenti aste newyorchesi. A dirlo è il “Wine Spectator Auction Index”, l’indice delle celebre rivista “Wine Spectator” (www.winespectator.com), che monitora l’andamento delle aste enoiche negli Stati Uniti d’America: l’indice è rimasto sostanzialmente immobile nel terzo trimestre 2013, passando dai 314,43 punti del periodo aprile-giugno ai 314,98 di fine settembre. Presa di beneficio degli investitori o semplice fase ciclica che sia, ad ogni buon conto, i segnali settembrini fanno decisamente ben sperare, prosegue WineNews, anche per quanto riguarda i grandi nomi del Belpaese enoico: ad una recente asta di Acker Merral and Condit, ad esempio, sei bottiglie di Santo Stefano di Neive Riserva 1990 di Bruno Giacosa sono passate di mano per 7.380 dollari, ovvero il 146% in più della media dell’Index, e i mostri sacri dell’enologia francese hanno registrato performance comparabili. Dall’altra parte del Pacifico, intanto, Hong Kong si conferma essere l’ombelico del mondo per gli investimenti in fine wines da parte dei facoltosi cittadini dell’Impero di Mezzo, con il numero di partecipanti di nazionalità cinese alle aste che, secondo il responsabile del dipartimento vini di Christiès a Hong Kong Simon Tam, “cresciuto del 1.550% dal 2008 al 2012”, per di più dimostrando “una forte selettività per quanto riguarda la composizione delle proprie collezioni”. E anche se i risultati delle aste del terzo trimestre 2013 a Hong Kong si sono dimostrati più modesti di quelli relativi al 2012, con un valore aggregato di 19,3 milioni di dollari rispetto ai 20,1 del 2013, il prezzo medio per lotto si è assestato sui 5.722 dollari, ben oltre i più modesti 3.027 degli Stati Uniti. L’analisi delle categorie enoiche passate di mano registra una crescita complessiva del 3% dei grandi nomi dell’enologia tricolore, con punte come il Sassicaia 1985 di Tenuta San Guido in crescita del 35% - a un prezzo medio per bottiglia pari a 1.673 dollari - e l’Ornellaia 1997 di Tenuta dell’Ornellaia a +16%, al prezzo medio di 266 dollari.Meno 2%, invece, per i rossi di Bordeaux, in netta controtendenza rispetto ai colleghi di Borgogna e della Cote du Rhone (+7% e +4%, rispettivamente). Notevole anche la performance dei californiani, con un rotondo +5%. Nel vecchio continente, intanto, le notizie non possono dirsi altrettanto buone nel mercato dei vini di lusso, almeno a giudicare dai risultati operativi recentemente resi pubblici (su www.thedrinksbusiness.com) da uno dei nomi più blasonati del mercato dei fine wines del Regno Unito, ovvero Berry Bros. Rudd, fornitore storico, tra l’altro, della cantina della casa reale. Nei dodici mesi compresi tra il marzo 2012 e il marzo 2013 il wine merchant londinese ha registrato una perdita al netto delle imposte di circa 7,3 milioni di sterline, tutta un’altra musica rispetto ai +1,3 milioni del periodo marzo 2011-marzo 2012 - oltre che una autentica notizia, anche se preannunciata, visto che non registrava risultati negativi da almeno dodici anni. La perdita, va detto, è dovuta però anche all’acquisizione dell’importatore Richards Walford, e all’investimento di oltre 3 milioni di sterline compiuto per la creazione di società a Hong Kong e a Singapore.

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