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Al netto di una vendemmia 2017 dimezzata dalla siccità (56.000 ettolitri), la Doc Maremma cresce

Solidi i numeri del Consorzio che la tutela. I nostri migliori assaggi nella “sua” anteprima nei giorni scorsi a Grosseto
MAREMMA DOC, Italia
La Maremma ed i suoi vigneti

Fare i conti con il caldo e la siccità. Fare affidamento sul mare e alla sua brezza. Sono questi i due mantra che hanno affollato le sale del Cassero Senese di Grosseto nella due giorni (il 27 e 28 maggio) di “Maremma che vini”, dedicata principalmente alla degustazione dei vini della Doc Maremma Toscana. Una denominazione che comprende un territorio davvero eterogeneo (da cui riesce ad ottenere una varietà di vini altrettanto ricca) e che sta crescendo: in termini di numeri ma anche di consapevolezza. 35 le aziende presenti a rappresentare un Consorzio nato nel 2014, che ha anche l’obiettivo di valorizzare la diversità turistica, agricola, storica e culturale di una delle (fortunatamente) tante aree costiere affascinanti d’Italia (www.consorziovinimaremma.it).
I numeri della denominazione, aggiornati al 2017, li ha presentati Luca Pollini, il direttore del Consorzio Tutela Vini della Maremma Toscana: una base sociale di 304 soci (di cui 220 viticoltori, 1 imbottigliatore e 83 produttori a filiera completa) che lavora 1.720 ettari di vigneto ( il 5,17% della Toscana e il 42,91% della provincia di Grosseto) per un totale di 80.000 quintali, che si traducono in 56.067 ettolitri. Una produzione che ha ovviamente dovuto fare i conti con un’annata decisamente scarsa, viste le condizioni climatiche severe che tutti conosciamo. Il calo produttivo emerge bene ampliando lo sguardo verso l’ultimo lustro: dai 90.000 quintali di uva del 2012 sono riusciti ad avvicinarsi abbastanza gradualmente i 130.000 quintali. L’andamento degli imbottigliamenti cresce sostenuto a sua volta: dagli oltre 6.000 ettolitri del 2012, si è superati i 42.000 ettolitri nello scorso anno (pari a 5,7 milioni di bottiglie), con un calo (coerente col calo vendemmiale) a 39.426 ettolitri registrato nel mese di dicembre.
I dati presentati da Pollini si soffermano anche sull’eterogeneità dei vitigni coltivati in Maremma: il Sangiovese la fa da padrone, ovviamente, ma non è un dominatore solitario. La superficie a lui dedicata non supera il 50% della vigneto grossetano, ed è affiancato da più di una ventina di vitigni diversi, sia tradizionali che internazionali: primo fra tutti il Cabernet Sauvignon (9,1%), seguito da Vermentino (8,1%), Merlot (6,9%), Trebbiano Toscano (5,5%), Syrah (3,5%), Ciliegiolo (2,9%) e poi Petit Verdot, Cabernet Franc, Chardonnay, Ansonica, Viogner, Alicante, Aleatico e via via fino a chiudere con il Pugnitello e il Colorino. Nello specifico della Doc Maremma Toscana, la vendemmia 2017 si è concentrata principalmente sulla produzione di vini di uva Sangiovese, Vermentino, Cabernet Sauvignon, Merlot e Ciliegiolo. E mentre gli ettolitri dedicati al rosso e al bianco sono lievemente diminuiti rispetto al 2016, inizia a farsi largo anche qui la realizzazione di vini rosati.
Una tale varietà di vitigni, accompagnata dalla diversità di terreni (vulcanici ai piedi dell’Amiata, prevalentemente marnose sui rilievi collinari fra Fiora e l’Ombrone, argillosi e limosi nell’Alta Maremma, lungo la costa e la pianura alluvionale) dà nei fatti la possibilità di dare sfogo alla creatività dei vignaioli. E passeggiando fra i banchetti di Maremma che vini il palato non ha effettivamente il tempo di adagiarsi sul facile riconoscimento di un gusto uniforme : dai vitigni vinificati in purezza (e sono molti, abbiamo visto), agli uvaggi di bianchi tradizionali, passando per gl’immancabili blend di vitigni internazionali in stile bolgherese, non sono mancati, come anticipato, anche diversi rosati (e non solo di sangiovese) e persino qualche bollicina (che si sa, gli autoctoni italiani hanno quella spalla acida che ben si presta alla spumantizzazione). Su tutti, l’impronta dell’annata calda e siccitosa si sente: nella concentrazione dei rossi e nella morbidezza dei bianchi.
Per un territorio fino a pochi anni fa dedicato principalmente alla frutticoltura e ai seminativi (una tradizione di colture che qualcuno - a ragione - rimpiange di aver perso), il fermento e la passione percepiti fra un assaggio e l’altro è un buon segno di vitalità. Ma la varietà può portar con sé anche una certa dispersione: un’autocritica che si coglie, infatti, fra alcuni vignaioli, è la mancanza di una visione comune, un’idea imprenditoriale forte e coraggiosa che possa dare una spinta più solida ad una Maremma che sconta ancora oggi un certo isolamento, anche geografico. Uno spunto interessante per una realtà associativa giovane che può contare sulla tradizione dei produttori storici, sulla freschezza dei produttori giovani, sul contributo di quelli stranieri, sull’impegno dei produttori sensibili alla sostenibilità. E, non ultimo, sulla presenza delle grandi famiglie vitivinicole italiane che hanno deciso da tempo di investire su uno dei territori del vino più promettenti del centro Italia.

Focus - I nostri migliori assaggi a Maremma che vini 2018

Fattoria Le Mortelle, Doc Maremma Toscana Cabernet Botrosecco 2015
Un peperone “didattico” che, dopo un anno di barrique di secondo e terzo passaggio, regala uno speziato dolce che si allunga su note ammandorlate

Fattoria Mantellassi, Doc Maremma Toscana Vermentino Scalandrino 2017
La pesca bianca e la ginestra accolgono l’olfatto e il gusto di un vino fresco e persistente che dà il senso pieno dell’estate

La Selva Società Bioagricola, Doc Maremma Toscana Ciliegiolo 2014
Mora e menta. Nitide e fresche, come averle davanti. E nel sorso c’è tutto: tannino, freschezza, sapidità tanto ben bilanciate da portare in palmo di mano la mora ben oltre la gola

Rocca di Frassinello, Toscana Vermentino Igt 2017
Non fa un secondo di legno, questo Vermentino morbido, dal sorso sapido in entrata e piacevolmente fruttato

Sassotondo, Doc Maremma Toscana Ciliegiolo Poggio Pinzo 2016
Frutta al naso, balsamico in bocca e una sapidità che cresce protagonista nel finale: diventa così (e molto più complesso) il Ciliegiolo che passa 11 mesi sulle bucce in vasi di terracotta

Sassotondo, Doc Maremma Toscana Rosato 2017
Ciliegiolo con un tocco di Sangiovese: profuma di uva spina e rosa, ma sa di fragola dolce appena tocca il palato. Poi magnificamente sapido
Tenuta la Badiola, Doc Maremma Toscana Rosato Acquagiusta 2017

Una fune delicata lega la morbidezza e la freschezza a questo aroma di rosa e ribes che accompagna tutto il sorso di questo Alicante in purezza

Tenuta Rocca di Montemassi, Doc Maremma Toscana Rosato Syrosa 2017
Niente salasso ma vendemmia leggermente anticipata, per questo rosato di Syrah dal colore vivace, dal profumo di Ribes e dalla mineralità pulita

Val delle Rose, Doc Maremma Toscana Rosso Aurelio 2015
Merlot all’85%, il resto è Cabernet Franc. E il peperone è dolce appena si assaggia, leggermente amaro nel finale. Nel mezzo? Un’anima sapida ben riconoscibile ma gentile. Assaggio da Magnum

Vignaioli del Morellino di Scansano, Doc Maremma Toscana Vsq Vermentino Brut San Rabano
Un metodo Charmat tutto profumato: la vaniglia viene da quel (15% di) Chardonnay che passa qualche tempo in legno, il frutto dal Vermentino. Piacevolissimo, perlage compreso

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