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BILANCIO FINALE

Alba, Fiera terminata: la cerca prosegue, ma già si pensa al tartufo del futuro e a come proteggerlo

Prezzi mai così alti in dicembre: 6.000 euro al kg. Il top lot dell’Asta battuto a 140.000 euro. Il Piano del Piemonte per il cambiamento climatico

Cala il sipario sulla Fiera Internazionale del Tartufo Bianco d’Alba, l’evento mondiale di riferimento dedicato al prodotto più pregiato della terra, all’edizione n. 94, con tema l’“Intelligenza naturale”. E se il numero di appassionati gourmet che ha portato nelle Langhe, Patrimonio Unesco, è stato in linea con gli anni passati (ben 90.000), lo stesso non si può dire dei prezzi sui quali viaggia il Tuber Magnatum Pico, e che non sono stati mai così alti in dicembre, stando al Borsino del Tartufo, la quotazione ufficiale del Tartufo Bianco d’Alba del Centro Nazionale Studi Tartufo: fino a 6.000 euro al chilo. La stagione di raccolta proseguirà fino al 31 gennaio, con il tartufo ancora protagonista sulla tavola delle feste, ma la Fiera, ieri, si è chiusa anche con un piano regionale per tutelare il prezioso tubero (che, nella sola provincia di Cuneo, muove 42 milioni euro, moltiplicando di 50 volte le risorse investite, e con i turisti che, in media, secondo l’Osservatorio Langhe Monferrato e Roero, spendono sul territorio qualcosa come 500 euro al giorno). Complici anche gli effetti del cambiamento climatico che, tra la siccità prima e la pioggia abbondante poi, hanno limitato in quantità la creazione del tartufo a dispetto di una qualità che è stata più volte definita dai tartufai stessi, a WineNews, come “buona”.
Ma se l’offerta è poca e la domanda è alta, il prezzo si alza e questo spiega la cifra quasi da record di 6.000 euro al chilo raggiunta nel 2024. Così, per mettere al riparo il tartufo bianco da tutte queste dinamiche e minacce, la Regione Piemonte è scesa direttamente nel bosco: l’assessore regionale con deleghe alla Biodiversità e tartuficoltura, Marco Gallo, riunendo la Consulta regionale per la valorizzazione del patrimonio tartufigeno, ha presentato un pacchetto di azioni per contrastare gli effetti dei cambiamenti climatici. Tra le misure principali: il posticipo della data di raccolta a inizio ottobre (come già avvenuto quest’anno in via straordinaria a causa degli effetti del clima avverso, ndr), la tutela di 22.000 piante produttive con indennità fino a 450 euro per ettaro e un piano di recupero per le tartufaie in declino. “Condividiamo con il presidente del Centro Studi Antonio Degiacomi qualche timore per una raccolta inferiore alle attese nonostante le abbondanti piogge che hanno contrassegnato l’intero anno - ha spiegato Gallo - d’altronde tutti gli esperti ci hanno messo in guardia sui rischi legati in particolare alla siccità. Questo allarme ci sprona ad andare avanti con maggior determinazione sulla strada tracciata per proteggere e valorizzare il prodotto simbolo dell’eccellenza in Piemonte”.
Parole che ripercorrono l’appello pronunciato dal direttore della Fiera, Stefano Mosca, in chiusura dell’evento. Tematiche già note per chi frequenta il settore, ma che sono state ribadite ancora una volta: “dobbiamo preservare il tartufo del futuro - ha detto - e questo è possibile con un maggiore impegno nella salvaguardia dei boschi e della biodiversità”. Che significa ritornare a pulire i boschi “come hanno sempre fatto in passato i trifulau”, bloccare il taglio indiscriminato degli alberi tartufigeni e piantarne di nuovi.
E per farlo, in ottica futura, la Regione vuole guardare seriamente al domani anche con il progetto “Tuber next gen”, presentato in un convegno tenutosi durante la Fiera il 7 dicembre e diviso in quattro panel a tema: Il Futuro, Il Bosco, Le Fiere e Il Territorio. L’obiettivo è dare spazio e coinvolgere nella filiera i giovani “trifolao”, oltre a destagionalizzare la produzione, con un primo mercato estivo del tartufo nero previsto a giugno a Murisengo, in provincia di Alessandria. Fare rete e valorizzare la qualità: un impegno complessivo che mira a preservare non solo un prodotto di eccellenza, ma un intero patrimonio culturale e ambientale legato al territorio piemontese.
Perché, in ogni caso, il tartufo bianco d’Alba e la sua Fiera dedicata, con i suoi sapori e odori è sempre in grado di attirare da tutto il mondo buongustai e appassionati nonché addetti ai lavori stessi. Il dato più significativo dell’edizione appena conclusasi riguarda la provenienza dei visitatori: a varcare la soglia del Mercato mondiale - con un allestimento del tutto rinnovato - sono arrivati turisti da 70 Paesi nel mondo, sfiorando il 70% di partecipazione di stranieri alle esperienze proposte dalla Fiera, tra cui in particolare i cooking show che sono sempre andati sold out. Tra i Paesi che hanno fatto registrare presenze maggiori - oltre al turismo di prossimità europeo - il primato è stato degli Stati Uniti anche se sono giunti in Piemonte anche tanti viaggiatori da Corea del Sud e Giappone, oltre che da Hong Kong, Taiwan, Australia, Brasile e Sudafrica.
Il Castello di Grinzane Cavour, nelle Langhe Patrimonio Unesco, è stato protagonista dell’“Asta Mondiale del Tartufo Bianco d’Alba” n. 25, promossa dall’Enoteca Regionale Piemontese Cavour e nel corso della quale sono stati raccolti 395.500 euro, interamente destinati a progetti solidali in Italia e nel mondo, con il lotto finale - composto da due trifole gemelle da 905 grammi, cavate all’ombra della torre di Santo Stefano Roero - volato a Hong Kong e battuto a140.000 euro, dopo aver vinto la concorrenza delle altre sedi collegate di Singapore, Vienna, Francoforte e Bangkok.
Ma terminata la Fiera, non è ancora finita la raccolta: la cerca del tartufo bianco d’Alba andrà avanti fino al 31 gennaio 2025 e quindi c’è poco più di un mese di tempo ancora per cavare gli ultimi tuberi e completare le compravendite finali. Poi si comincerà a pensare alla prossima annata, sperando in un clima più favorevole e con l’attuazione delle misure di tutela per boschi e tartufaie previste. A beneficio di uno dei prodotti “re” della cucina italiana: una vera e propria eccellenza amata da chef stellati e vip, e, per semplificare, dai buongustai di tutto il mondo, affascinati dalle peculiarità di un tubero che nasce in una terra straordinaria come le Langhe, famosa per i suoi grandi Barolo e Barbaresco, ma anche per le bollicine di Alta Langa, Official Sparkling Wine, che hanno accompagnato nel calice, in un abbinamento perfetto, “sua maestà” il tartufo bianco d’Alba.

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