Con 1,76 miliardi di euro di export 2023, nonostante un calo del -5,3% sul 2022, “il mercato americano rimane molto importante per il vino italiano. I ristoranti ed i negozi di vendita al dettaglio propongono vaste selezioni di etichette anche oltre le classiche regioni. E vediamo che le giovani generazioni sono molto interessate ai vini meno conosciuti, e crescendo manterranno queste abitudini. Rileviamo, però, un piccolo rallentamento nel consumo di vino, su cui tutti dobbiamo riflettere. Non si tratta solo di avvicinare i giovani al vino, ma anche di creare una connessione tra cibo e vino: noi tutti mangiamo più volte al giorno e possiamo trovare il momento giusto per un buon bicchiere di vino. Questo rappresenta il giusto approccio”. È la tendenza sottolineata, a tu per tu con WineNews, da Alison Napjus, Senior Editor & Tasting Director dell’influente rivista americana “Wine Spectator”, da Vinitaly 2024, che si è aperto, oggi, a Verona.
“Wine Spectator” che, come ormai da tradizione, ieri, ha firmato ancora una volta “OperaWine” 2024, prologo ufficiale di Vinitaly da ben 13 edizioni, alle Gallerie Mercatali, ed unico evento organizzato all’estero dalla rivista americana, con 131 produttori italiani selezionati con le loro iconiche etichette per rappresentare l’Italia, e celebrare la grande passione che c’è nel mondo per il vino italiano. “I nomi di “OperaWine” - spiega Alison Napjus - sono quelli che già conosciamo, e che sono molto importanti per le regioni che rappresentano. Quest’anno ci siamo concentrati sulla Sicilia: non ero stata molto spesso sull’isola negli ultimi 10-15 anni, ma ogni volta che ci vado imparo qualcosa di nuovo, percepisco una nuova energia e la voglia di collaborare, quindi tutti i vini presenti quest’anno a “OperaWine” erano fantastici, e la Sicilia si merita questo momento di gloria”.
“Penso che i vini italiani portino con sé altri valori che sono culturali, in termini di cibo e di bella vita - aggiunge la Senior Editor di “Wine Spectator” - per gli americani la connessione tra vino e cibo non è così evidente come lo è per gli italiani, e questa è una cosa che noto sempre di più, e un aspetto che promuoverò in futuro. I vini sono fantastici, le nostre degustazioni sono sempre alla cieca, ma la vera bellezza del vino italiano è quando lo abbini al piatto giusto: è una cosa fantastica”. Ma è arrivato anche il momento di raccontare di più anche i territori e le loro bellezze e non limitarsi solo a quello che c’è dentro la bottiglia: “certo. Le nostre recensioni si occupano di quello che c’è nel calice, ma nella rivista trovate anche una storia più ampia, portiamo i lettori nei luoghi, facciamo provare loro le sensazioni che noi abbiamo percepito in prima persona in Italia”, dice Napjus.
Del resto, Usa loves Italy, resta un mantra per il vino italiano, oggetto del desiderio verso il quale gli americani puntano il dito come il vecchio Zio Sam e il suo “I want you”. E questo fa degli Usa il mercato n. 1 per il vino italiano, ma, dopo decenni di crescita, i consumi di vino frenano anche negli States, tra tensioni geopolitiche, economia in difficoltà che spinge gli americani a risparmiare, con la premiumisation che non basta più a compensare il calo dei volumi, la concorrenza da parte di altre bevande alcoliche, e non, che fa rallentare il “destocking” agli importatori, e il salutismo diffuso tra i giovani più “moderati” della “Gen Z”, nella quale solo il 7% di chi ha l’età legale per bere alcolici è un “regular wine drinker”. Molti operatori e produttori, intervistati da WineNews, sperano in una ripartenza nel 2024, ma secondo le previsioni dell’Iwsr-International Wine & Spirits Research da qui al 2027 i consumi diminuiranno del -2% all’anno in volume, a valori stabili, soprattutto per i vini fermi che rappresentano l’85% del mercato americano, e con la crescita degli spumanti e degli altri vini che non riuscirà a compensare le cose. Per questo continuare a presidiare il mercato, è l’altro mantra dei produttori italiani e nel 2024, tra le occasioni per farlo, ci sarà anche
Vinitaly Usa, a Chicago il 20 e il 21 ottobre, la più grande fiera di sempre del vino italiano in America by Veronafiere e Ice. “Probabilmente lo sarà - dice la Senior Editor di “Wine Spectator” - ma non sono a conoscenza dei numeri precisi e ci sono anche altre grandi fiere. Aspettiamo e vedremo”.
Dopo ben 13 edizioni, invece, cosa c’è nel futuro di “OperaWine” come preview di Vinitaly, conclude Alison Napjus, che ha presenziato la degustazione con Jeffery Lindenmuth e Bruce Sanderson, rispettivamente, Executive Editor e Senior Editor & Tasting Director di “Wine Spectator”, “è difficile da dire, continueremo a selezionare vini italiani di alta qualità, e come sempre metteremo energie fresche e positive in questa iniziativa, insieme al prezioso team di Vinitaly, che ci aiuterà a selezionare nuove regioni e realtà da inserire in “OperaWine”. Ogni anno è un nuovo anno, vedremo cosa accadrà”.
Copyright © 2000/2024
Contatti: info@winenews.it
Seguici anche su Twitter: @WineNewsIt
Seguici anche su Facebook: @winenewsit
Questo articolo è tratto dall'archivio di WineNews - Tutti i diritti riservati - Copyright © 2000/2024