Nel 2022, l’Italia si è confermata come primo produttore mondiale di vino, con 49,8 milioni di ettolitri, poco meno, stando ai dati dell’Oiv (Organizzazione Internazionale della Vite e del Vino), del 2021, quando la produzione arrivò a 50,2 milioni di ettolitri. Una sostanziale stabilità, che dalla vigna ritroviamo anche sui mercati, visto che nel 2022 le esportazioni di vino italiano, a volume, hanno raggiunto i 21,9 milioni di ettolitri (dati Istat), praticamente identici al 2021 (22 milioni di ettolitri). Ad ampliarsi è invece la forbice tra i consumi di vino interni del 2021 (24,2 milioni di ettolitri) e quelli del 2022 (23 milioni di ettolitri), che solo in parte spiegano la crescita esponenziale delle giacenze di vino presenti nelle cantine italiane, che al 30 aprile hanno raggiunto i 56,6 milioni di ettolitri, pari a 2,8 milioni di ettolitri in più di aprile 2022 (+5%), come rileva l’ultimo report “Cantina Italia”, pubblicato dal Ministero dell’Agricoltura.
Nelle aziende del Belpaese c’è più di un’annata ancora da vendere e, così, si rischia di arrivare alla prossima vendemmia, specie se dovesse essere, come le ultime, anticipata, senza lo spazio per accogliere i nuovi vini. Il tempo per ricorrere alla distillazione di emergenza stringe, ma la possibilità è stata ventilata da più parti nei giorni scorsi, seppure in maniera diversa. Unione Italiana Vini (Uiv), ad esempio, chiede che si finanzi con fondi regionali, dove ce n’è effettiva necessità, senza intaccare i fondi nazionali destinati a promozione ed investimenti (ne abbiamo scritto qui). Può essere la strada giusta, ma quali sono allora le denominazioni andate maggiormente in difficoltà in questi ultimi 12 mesi ? Come emerge dall’analisi WineNews, che ha messo a confronto il dato del Ministero dell’Agricoltura di aprile 2023 con quello di aprile 2022, crescono molto le giacenze del Prosecco Doc, passate dai 3,73 milioni di ettolitri di aprile 2022 a 4,92 milioni di ettolitri di aprile 2023 (+1,19 milioni di ettolitri).
In crescita, tra le grandi denominazione che concorrono maggiormente alle giacenze delle cantine italiane, anche il Salento Doc, con 1,69 milioni di ettolitri (+204.872 ettolitri), il Sicilia Igp, con 1,81 milioni di ettolitri (+143.788 ettolitri), la Doc Delle Venezie, con 1,49 milioni di ettolitri (+234.255 ettolitri), il Conegliano Valdobbiadene Prosecco Superiore, con 797.167 ettolitri (+124.660 ettolitri), il Chianti, con 1,24 milioni di ettolitri di vino in cantina (+89.514 ettolitri), l’Emilia Igp, con 724.233 ettolitri (+16.890 ettolitri) ed il Veronese Igp, con 620.721 (+25.369 ettolitri). Ci sono però anche denominazioni in controtendenza, a partire dal Puglia Igp, seconda denominazione per ettolitri detenuti negli stabilimenti del Belpaese, 2,64 milioni di ettolitri, 8.501 in meno di aprile 2022. Calano anche le giacenze del Veneto Igp, a 1,22 milioni di ettolitri (-47.415 ettolitri), quelle del Rubicone Igp, scese a 917.386 ettolitri (-64.538 ettolitri) e quelle del Chianti Classico, scese a 815.222 ettolitri (-13.054 ettolitri).
Detto delle 15 denominazioni che, insieme, rappresentano il 51,2% dei volumi di vino stoccati nelle cantine italiane, è interessante analizzare l’andamento di quelle che sono le denominazioni più rappresentative e prestigiose, specie sui mercati esteri. Detto dell’ottima performance del Chianti Classico, le scorte di Barolo, con 525.876 (+837 ettolitri), così come quelle di Bolgheri, con 105.376 ettolitri (+88 ettolitri), sono sostanzialmente stabili. Crescono sensibilmente, invece, gli stock di Amarone della Valpolicella, arrivati a 431.197 ettolitri (+27.604 ettolitri), Barbera d’Asti, a 417.686 ettolitri (+16.139 ettolitri), Maremma Toscana, a 171.026 ettolitri (+22.556 ettolitri), Etna, a 120.079 ettolitri (+13.504 ettolitri), e Morellino di Scansano, a 101.677 ettolitri (+10.662 ettolitri). Più contenute, infine, le crescite delle scorte di Franciacorta, a 570.201 ettolitri (+5.988 ettolitri), e di Brunello di Montalcino, a 420.829 ettolitri (+6.433 ettolitri).
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