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CULTURA

Anche il vino è custode dei “Luoghi della Memoria” per non dimenticare la storia italiana

Teatro dello sbarco degli americani in Sicilia, nel 1943, e dell’inizio della Liberazione dell’Italia, tra questi ora c’è anche Feudi del Pisciotto

“Quella guerra ci ha messo in faccia la nostra verità più dura: che la libertà non è mai gratuita, ma nasce dal sacrificio e dalla terra stessa che calpestiamo”: così scriveva Giuseppe Fenoglio nel suo “Il partigiano Johnny”, scritto tra il 1958 e il 1963 e pubblicato postumo nel 1968, voce limpida e struggente della Resistenza italiana nella Seconda Guerra Mondiale, ricordandoci che dietro ogni conquista si cela una fatica profonda, radicata nel territorio e nella memoria collettiva. Accanto a lui, sempre sullo sfondo delle Langhe, Roero e Monferrato (come WineNews ha raccontato molte volte), Cesare Pavese, poeta e narratore piemontese, nelle sue riflessioni sul Dopoguerra, sottolineava come la memoria non sia solo ricordo di dolore, ma anche fondamentale per ritrovare un’identità e costruire un futuro: “il passato non è mai morto, non è nemmeno passato”, scriveva, indicando come la storia personale e collettiva si intreccino profondamente con il territorio e la cultura. Proprio quella memoria che va custodita e trasmessa è il motivo per cui nascono i “Luoghi della Memoria”, simboli che conservano e testimoniano eventi, persone e momenti storici fondamentali per una comunità o una nazione, dedicati ad educare le nuove generazioni, mantenere viva l’identità culturale, stimolare la riflessione critica e la consapevolezza storica, evitando il ripetersi di errori e promuovendo riconciliazione e dialogo tra diverse comunità.
E se, tra gli esempi legati al mondo del vino italiano, si può citare anche la collina di Oslavia, “regno” della Ribolla Gialla (in cui abbiamo fatto un viaggio, recentemente), tra il Collio goriziano e sloveno, teatro della Prima Guerra Mondiale come ci ricorda l’Ossario, ma anche le parole di Ernest Hemingway, che in “Addio alle armi”, ambientato a Gorizia, cita anche il vino, di cui era grande appassionato, come simbolo di fraternità (come abbiamo raccontato sempre in un video), ora si inserisce con forza e significato anche Feudi del Pisciotto in Sicilia, antico feudo siciliano del Seicento, oggi tenuta vitivinicola, custode del Palmento più grande della parte orientale dell’isola, eletto ufficialmente, nei giorni scorsi in una cerimonia promossa dall’Associazione Lamba Doria sezione di Gela e dal Comune di Niscemi, “Luogo della Memoria” dello sbarco americano del 9 luglio 1943, nella vicina Gela, e dello scontro violentissimo che avvenne proprio nei suoi terreni tra paracadutisti e militari americani, tedeschi e italiani in ritirata, fondamentale tappa per la Liberazione dell’Italia.
Grazie all’impegno dell’Associazione, infatti, è stato possibile ricostruire la memoria di un episodio drammatico: due paracadutisti americani, in avanscoperta, atterrarono proprio nel cortile del baglio; dopo un iniziale malinteso dovuto al cognome della proprietaria, “Tedeschi”, fu concordato che le persone presenti avrebbero lasciato l’edificio prima dell’alba, in vista dello scontro; quel giorno, guidati dal Tenente Ferril, i paracadutisti americani affrontarono prima i nuclei italiani e poi, l’11 luglio, una colonna tedesca di 700 uomini, dando vita a un combattimento violento che culminò con la ritirata tedesca. “Sette anni fa - racconta Paolo Panerai, proprietario di Feudi del Pisciotto - ricevetti una lettera dall’Associazione dei paracadutisti americani: un veterano, ormai novantenne, aveva riconosciuto in alcune foto promozionali dei nostri vini, scattate all’interno del Palmento di Feudi del Pisciotto, i segni delle mitragliate sul muro. Quelle stesse mura che, nel luglio del 1943, avevano fatto da sfondo ai violenti scontri tra americani e tedeschi. Insieme alla lettera, ci inviarono anche una fotografia aerea”. Quell’immagine, con tutta probabilità, era stata scattata da Robert Capa, il celebre fotoreporter che si lanciò in Sicilia la notte dello sbarco alleato, il 9 luglio 1943, restando impigliato su un albero per un’intera notte. A lui si devono alcune delle più iconiche fotografie di quei giorni: oggi, una selezione di quelle immagini è esposta al Museo di Troina.
Alla cerimonia hanno preso parte delegazioni della base statunitense Nas Sigonella e delle Forze Armate Tedesche di stanza sempre a Sigonella: le loro bandiere, oggi, sventolano insieme sui vigneti di Sicilia.

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