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ANGELO GAJA RISPONDE A GIANNI ZONIN: “NON VA INVOCATA UNA RIDUZIONE DELL’IVA PER RILANCIARE IL MERCATO INTERNO. OCCORRONO INVECE INIZIATIVE IMPRENDITORIALI, CREATIVITA’, INTRAPRENDENZA, INVESTIMENTI PER LA QUALITA’…”

Italia
Angelo Gaja

Riceviamo e pubblichiamo un commento di Angelo Gaja, in merito alla lettera di Gianni Zonin al Presidente del Consiglio Silvio Berlusconi, che chiede la riduzione dell’Iva sul vino, dal 20 al 10%:
“Dice Zonin che il vino è alimento e lo equipara erroneamente a pane, olio, latte, frutta e verdura (che beneficiano di Iva al 4%), che sono sì, invece, alimenti indispensabili all’alimentazione. Forse alimento lo è ancora il vino prodotto per l’autoconsumo. Ma da almeno una ventina d’anni il vino che è in commercio non è più alimento: già Renato Ratti vent’anni fa lo dichiarava “bevanda edonistica”. Che ci piaccia o no il vino è bene voluttuario, e si configura sempre più ad un prodotto di lusso. Sicuramente sono vini di lusso i premium wines, per intenderci quelli che in Italia vendono a più di quattro euro per bottiglia (gli americani li distinguono in quattro categorie: popular-premium, premium veri e propri, super-premium ed extra-premium), ampia categoria di vini che giustificano un valore aggiunto più elevato vendendo assieme alla qualità anche il “territorio”, “l’immaginario”, la “doc”, “la storia”, “il prestigio” , “la rarità, “l’originalità del produttore” … Sui premium wines (e non sui vini da tavola) si gioca il futuro del vino italiano.
Non occorre e non va invocata una riduzione dell’Iva per rilanciare il mercato interno. Occorrono invece iniziative imprenditoriali, creatività, intraprendenza, investimenti per migliorare la qualità dei vini italiani, per dare loro maggiore credibilità, per dare loro maggiore introduzione su tutti i mercati e farli preferire ai vini australiani, americani, spagnoli, francesi … Come farlo ? I grandi produttori di vini da tavola di ieri debbono armarsi di umiltà e fare scuola (imparare) non soltanto da Antinori, da Banfi, da Frescobaldi, ma anche da Jermann, da Ca’ del Bosco, da Bellavista, da Fontodi, da Felsina, da Anselmi, da Maculan, da Caprai, da Ceretto, da Giacosa Bruno, dalla Cantina dei Produttori del Barbaresco, da Aldo Conterno, da Altare, da Voerzio, da Domenico Clerico, da Masi, da Dal Forno, da Valentini, da Masciarelli, da Tasca d’Almerita, da Planeta, e da mille altri ancora che da anni hanno già largamente contribuito a creare sia in Italia che all’estero la fiducia, la credibilità sui premium wines italiani: nessuno dei quali sembra disposto a sottoscrivere la richiesta avanzata da Gianni Zonin.
Ancora una osservazione. Una riduzione dell’Iva sul vino renderebbe il vino da tavola la bevanda più economica al fine dell’approvvigionamento di alcool: per chi volesse abusare, il vino da tavola offrirebbe l’alcool al prezzo più basso. Prevedibile l’opposizione più ferma dai molti nemici che il vino, purtroppo, ha in Italia.

Angelo Gaja

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