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FUTURO

Arriva la prima bottiglia di vino al mondo con “Bio Meg”, il Pet di seconda generazione

É un progetto di Argea, gruppo leader del settore vitivinicolo italiano, che punta anche sul vetro alleggerito (100 grammi in meno della media) 

Più della metà dell’impronta carbonica di una bottiglia di vino, il 53%, viene del packaging, ossia da quella parte di filiera che l’azienda vinicola non controlla: partendo da questa evidenza Argea, gruppo leader del settore vitivinicolo in Italia, ha deciso di dedicare Habitat - il convegno annuale sulla sostenibilità del settore - al packaging e alle sue molteplici implicazioni (ambientali, tecnologiche e sociali) presentando la prima bottiglia al mondo realizzata con “Bio Meg”, il Pet derivante esclusivamente da fonti vegetali di seconda generazione, ovvero da colture non destinate a produzioni alimentari. La bottiglia - che sarà presentata a “Vinitaly 2024” (come ha comunicato, a Winenews, il direttore marketing Argea, Enrico Gobino, ndr) - sarà la prima soluzione al mondo in Pet in ambito vitivinicolo e promette una riduzione del 40% delle emissioni di CO2 rispetto al tradizionale PET fossile.
 Ma Argea ha anche presentato “l’Albero della Vite”, una nuova bottiglia in vetro decorato per vini spumanti di qualità, alleggerita di 100 grammi rispetto alla media del settore, per un risparmio di 43 tonnellate di CO2 all’anno che contribuirà, nel 2024, a una riduzione delle emissioni equivalenti a quelle prodotte da 500 auto per percorrere 12 volte la distanza tra la terra e la luna.
Inoltre, Argea ha lanciato una sfida importante ai produttori di vetro, affinché possano supportare la sua ambizione di alleggerire ulteriormente il peso di una quota consistente della propria produzione di bottiglie, che nel 2025 potrebbe raggiungere i 44,5 milioni di unità, permettendo una riduzione di 3.420 tonnellate di vetro e tagliando in questo modo le emissioni di anidride carbonica, pari a quelle prodotte da 1.000 famiglie italiane in un anno.
“Affrontare un approccio sostenibile oggi, vuol dire creare filiere in grado di mitigare gli impatti del nostro agire dall’inizio alla fine della vita dei prodotti - ha affermato Michael Isnardi, Sustainability Director Argea - chi è a valle del processo produttivo non può, da solo, compensare le mancanze di chi è a monte, ma al contempo deve contribuire agli sforzi di tutta la sua filiera di fornitura perché possa portare avanti un percorso virtuoso”.
“Oggi abbiamo capito che la sostenibilità si costruisce a livello di sistema - commenta Massimo Romani, amministratore delegato Argea - lo scopo finale di tutti noi deve diventare la creazione di un ecosistema industriale che ponga al centro del proprio agire la responsabilità non solo delle singole aziende ma piuttosto delle aziende come parte di un patto di sostenibilità. Quindi - conclude Romani - voglio concludere questa edizione di Habitat lanciando un patto per la sostenibilità con i nostri partner-fornitori dove Argea si farà promotrice di un innovativo ecosistema industriale costruito sulla prospettiva di un futuro diverso, dove metteremo a fattor comune la cura del nostro habitat”.
Argea - da “Ar” come arte e “Gea” come terra -  è ad oggi il primo gruppo vitivinicolo privato del nostro Paese, nato dall’operazione condotta dal Fondo Clessidra mettendo insieme due storici marchi del vino italiano, Botter e Mondodelvino. Il gruppo - che, nel 2022, ha registrato un fatturato pari a 455 milioni di euro (+8%), anche grazie all’acquisizione dell’abruzzese Cantina Zaccagnini - esporta oltre il 90% della sua produzione in 85 Paesi, con una rete commerciale distribuita sia sui mercati tradizionali - Usa, Uk, Germania e Paesi scandinavi - sia emergenti, dalla Cina alla Corea del Sud.

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