Arrivano i vini “simbiotici”, il progetto forse più importante che impegna l’Arcipelago Muratori, una delle realtà produttive più interessanti del Bel Paese, divisa tra Lombardia (Franciacorta), Toscana (Val di Cornia) e Campania (Ischia e Sannio). “I vini “simbiotici” - spiega Francesco Iacono direttore della produzione di Arcipelago Muratori - hanno un nome apparentemente criptico. La simbiosi è ciò che l’uomo dovrebbe fare l’uomo sulla terra. Tutto quello che facciamo deve essere il più possibile coerente con la natura, perché, appunto, dobbiamo mantenere questo rapporto simbiotico con quello che ci circonda, se vogliamo, prima di tutto, che duri nel tempo”. La presentazione, oggi, a Milano, il 4 aprile, a pochi giorni da Vinitaly, rassegna di riferimento del comparto vitivinicolo italiano (Verona, 7-10 aprile), con il “WineShow” di Luca Gardini, il sommelier tricolore più famoso al mondo.
Il loro segreto? Quello che non si vede, cioè il sottosuolo che nutre sostiene e sviluppa le viti e i suoi frutti. L’innovativa concezione produttiva di Arcipelago Muratori prevede un inoculo di batteri e funghi micorrizici (cioè, simbiotici con la pianta ospite) nel terreno che circonda le radici della vite. Questo trattamento di arricchimento del suolo, proprio nella zona radicale della pianta, porta tutta una serie di miglioramenti sia alla saluta della pianta stessa che alla sua capacità di restituire dei frutti qualitativamente superiori e, di conseguenza, meno o per nulla “bisognosi” di interventi enologici invasivi come l’aggiunta di anidride solforosa o di sostanze chiarificanti spesso fonti di allergie.
Si tratta, per adesso, di tre prodotti che formano la linea dei “simbiotici”: il Franciacorta Brut Villa Crespia senza solfiti, un Igt bianco 2011 senza solfiti prodotto a Oppida Aminea, nella dependance campana dei Muratori e un Igt a Base Sangiovese prodotto a Rubbia al Colle, dove si trova il centro sperimentale più importante per questo tipo di approccio agronomico assolutamente eco-friendly, supportato dal Cnr di Pisa.
Una scelta quella di puntare sui vini “simbiotici” dettata anche dalle assurde implicazioni legislative nate all’indomani dell’approvazione del regolamento Ue n. 203/2012 sul vino biologico, che ha tracciato una linea netta e insormontabile tra i vini prodotti sotto questo regime e quelli convenzionali, circoscrivendo al primo gruppo soltanto quelli che rispondono al regolamento e, paradossalmente, “tagliando” tutti quei prodotti e quei marchi che, pur essendo biologici di fatto, non rientrano nelle specifiche tecniche dalla legge, e impedendo ai produttori di fare riferimento a valori come la “naturalità” in etichetta per vini tecnicamente non “bio”. Una strada preclusa anche al progetto “Tutto Natura” di Arcipelago Muratori (il cui fondamento principale è la viticoltura “simbiotica”, per l’appunto), che ha messo comunque fin da subito al primo posto la sperimentazione ecosostenibile per oltre 40 ettari di vigneto distribuiti fra Suvereto, Franciacorta e Sannio, dove la parola d’ordine è sempre stata la riduzione e l’eliminazione non solo dei prodotti di sintesi ma anche di zolfo e rame.
Focus - Il segreto dei “vini simbiotici”
L’agronomia anche della vite si è occupata principalmente della pianta (fusto e foglia) considerando il suolo unicamente come un mero substrato nutrizionale. In realtà la pianta è un’unità funzionale, che ha il suo fondamento nel rapporto con il suolo e con gli organismi che in esso vivono. Qui vivono microorganismi, che vengono solitamente individuati nel “consorzio microbiologico” della rizosfera (cioè la porzione di suolo che circonda le radici delle piante, da cui assorbono i nutrienti essenziali e l’acqua necessaria per crescere. Presenti nella rizosfera oltre alle radici, ulteriori componenti biotiche quali ad esempio: microorganismi simbiotici, batteri benefici e patogeni, funghi micro e macroscopici). Grazie a questa moltitudine di agenti simbiotici (che vivono quindi in stretto legame con la pianta, la quale li mantiene in vita e alla quale apportano dei giovamenti), la vite ottiene maggiore resistenza agli stress idrici, maggiore capacità di produrre antiossidanti, maggiore resistenza agli attacchi dei patogeni. In questo senso, è dunque possibile ridefinire la vocazionalità di un terroir nell’interazione fra “suolo-clima-varietà-gestione”. Se, infatti, la zonazione, attraverso la comparazione tra i dati climatico-ambientali e quelli organolettico-qualitativi dei vini prodotti in un determinato luogo, ci aiuta ad intuire se un territorio è più o meno vocato per la viticoltura, ancora non riusciamo però a cogliere appieno il motivo per cui un determinato territorio sia vocato o perché lo sia in modo nettamente superiore ad un territorio geograficamente molto vicino, ma qualitativamente assai più scadente. Insomma, non possiamo raggiungere una piena comprensione di questa dinamica soltanto considerando i dati climatici, geologici, chimici e strutturali di un dato ambiente pedoclimatico. Nasce da qui l’idea di Francesco Iacono, enologo di Arcipelago Muratori, di approfondire operativamente il mondo microscopico della rizosfera per una completa comprensione della vocazionalità di un terroir e per produrre vini qualitativamente sempre più importanti e pienamente originali. La tecnica è molto semplice: si opera un inoculo di batteri e funghi micorrizici nel terreno che circonda le radici della vigna. Questo trattamento di arricchimento del suolo, proprio nella zona radicale della pianta, porta tutta una serie di miglioramenti sia alla saluta della pianta stessa che alla sua capacità di restituire dei frutti qualitativamente superiori.
L’uso e il potenziamento dei “consorzi microbiologici” (micorrize (particolare tipo di associazione simbiotica tra un fungo ed una pianta superiore, localizzata nell’apparato radicale e che si estende, alla rizosfera e nel terreno circostante) funghi e batteri che naturalmente costituiscono la rizosfera) determinano un equilibrio della vita microbiologica del terreno e un minore uso di sostanze esogene in viticoltura che, a sua volta, determina una maggiore espressione dell’ambiente e della naturalità. Ma anche l’arricchimento di sostanza organica per il terreno, l’aumento dell’estensione radicale delle viti fino, l’aumento dell’assorbimento radicale di macroelementi e microelementi presenti nel terreno (anche quelli non accessibili direttamente dall’apparato radicale delle piante stesse), la riduzione della necessità di concimazione minerale, la riduzione del dilavamento e quindi la diminuzione dell’inquinamento della falda acquifera, un maggiore sviluppo vegetativo, un aumento della tolleranza delle viti alla siccità, un aumento delle capacità immunitarie delle viti e l’uso di soli microrganismi per la difesa della vite e quindi assenza di qualsiasi composto chimico nel terreno.
Questo il know how che sta dietro i vini “simbiotici” prodotti dall’Arcipelago Muratori e che di fatto rappresenta un inedito modo di intendere una viticoltura e un’enologia “eco-friendly” a partire da quello che non si vede e cioè il sottosuolo che nutre sostiene e sviluppa le viti e i suoi frutti.
Focus - L’Arcipelago Muratori
L’Arcipelago Muratori, il progetto enologico dei Fratelli Muratori, rimanda già dal suo nome a quattro “isole” distinte, in ognuna delle quali viene prodotto il vino più in sintonia con il proprio terroir di appartenenza: spumante metodo classico in Franciacorta, a Villa Crespia, Rosso da Sangiovese e da taglio bordolese nella Maremma Toscana, a Suvereto nella Tenuta Rubbia al Colle, vini bianchi in Campania, nel Sannio Beneventano nella Tenuta Oppida Minea e nell’isola di Ischia nella Tenuta Giardini Arimei. L’Arcipelago Muratori nasce nel 1999 dalla decisione dei fratelli Muratori, imprenditori tessili, di diversificare la loro attività, investendo in agricoltura.
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